ESTATE ROVENTE ANCHE IN POLITICA
Non mi sembra eccessivo dire che le asprezze climatiche di questa estate in Europa siano accentuate per gli italiani dalle incombenze politiche, sociali e istituzionali che si compiranno a fine stagione con le elezioni politiche. La loro natura – e le potenziali conseguenze (di breve, medio e lungo termine) – richiederanno particolari valutazioni che faremo a tempo debito. In questa nota, pertanto, mi è sembrato utile richiamare un fatto particolare, di grande rilievo nella vita sociale, e nelle prospettive future dell’Italia; non sempre tenuto in debito conto nelle posizioni dei partiti, dei sindacati e dei gruppi sociali Ma in questa occasione invece proposto in molti documenti politici con particolare ricchezza di dati qualificanti: i problemi dei giovani. Sui quali pertanto, sia pure in sintesi estrema, mi pare utile soffermarsi, considerandone soprattutto alcuni elementi essenziali degli stessi, richiamati in analisi e proposte di documenti elettorali.
Il primo elemento è che i giovani ritengono che le loro aspirazioni e attese non debbano essere considerate solo quali promesse elettorali che verranno penalizzate per i sacrifici richiesti per realizzarle. E auspicano invece la proposta di impegni che abbiano al centro la capacità operativa dei giovani. Il dare concretezza a questo indirizzo comporta innanzitutto realizzare interventi strutturali e organici di crescita dell’occupazione. Con sostegno a tal fine anche delle aziende, a cominciare da forme di defiscalizzazione delle assunzioni.
Altri interventi di un programma organico di sviluppo dedicato ai giovani sarebbe un aumento adeguato – eventualmente collegato anche alle condizioni territoriali – delle retribuzioni minime per l’apprendistato, praticantato e contratti a tempo indeterminato. Trattamento quest’ultimo che dovrebbe anche comportare adeguati vantaggi fiscali per le imprese. Una concreta e incisiva politica per i giovani impone, dunque, al paese di investire, soprattutto per la loro formazione, professionale e culturale, perché ogni giovane possa sviluppare e affinare i propri talenti naturali a vantaggio delle sue aspettative e di quelle della società. Dunque la formazione qualificata deve essere un diritto per tutti i giovani, a prescinder dalla loro condizione economica.