ELABORARE STORIE ESISTENZIALI
Gli esperti dicono che regalare un libro significa stimare chi lo riceve, soprattutto se tra le righe del testo si nasconde qualcosa di te e di lui. Fosse vero, come sostengono tra gli altri Andrea Camilleri ed Elisabetta Sgarbi, la mia piccola libreria che di tanto in tanto accoglie nuove edizioni mi garantirebbe che dagli amici sono tenuto in qualche considerazione. Devo tuttavia precisare che più spesso i miei cortesi lettori mi fanno arrivare set di penne, temendo forse che se esaurisco la scorta chiudo questa rubrica di asterischi, come paventa un affezionato lettore di lungo corso. Grazie amici, troppo buoni. Guardate che io comincio ad avere più bisogno di idee che di volumi e penne a sfera. L’ultimo omaggio è di una mia diletta nipote che alla penna di marca allega addirittura un artistico organizer: “Zio, ti può servire per organizzare i tuoi mille impegni”. Ma dai Antonietta, io ormai devo preoccuparmi di organizzare soprattutto il mio profilo interiore in attesa di comparire per fare i conti con qualcuno di fronte al quale è impossibile barare o mentire. Vabbe’ tiremm innanz’, come disse Amatore Sciesa avviandosi al patibolo. Ma già, i ragazzi di oggi lo studiano ancora questo famoso patriota? La 21enne Simona Tabasco, rivelazione del grande successo di Raiuno con È arrivata la felicità, buca il video nella parte dell’esuberante Nunzia ma rivela: “Per fare le fiction mi sono fatta cacciare da scuola”. Ammazza che alzata d’ingegno. Ma era proprio indispensabile? A proposito di scuola e cultura. Ho letto recentemente un libro leggero e rigoroso insieme, divertente e istruttivo, scritto da Andrea De Benedetti con il titolo “La situazione è grammatica”. Accenti violati, apostrofi oltraggiati, punteggiatura vilipesa, congiuntivi profanati, accenti messi a caso, participi passati inventati (splenduto? discernuto?). Ma la situazione non è drammatica, al massimo è appunto grammatica. Perché gli errori fanno parte del gioco. L’autore, linguista e giornalista freelance, spiega bonariamente perché li facciamo e perché è normale farli, ma anche come evitare di farli. Un libro da leggere prima ancora che da regalare. Peccato che l’abitudine alla lettura sia poco radicata nel nostro paese. Secondo gli ultimi dati, sei italiani su dieci non aprono nemmeno un volume all’anno. Leggo perfino di manager e professionisti che spesso li usano solo per arredare gli scaffali o pareggiare i tavoli traballanti. Neanche Snoopy, il bracchetto di Charlie Brown, il quale leggeva Guerra e pace (circa duemila pagine!) una parola al giorno: “Embè? non ho mica fretta io, eppoi mi piace riflettere su ciò che leggo”. Alla faccia. Ilaria Spada, la star del cinepanettone Vacanze ai Caraibi, tuttavia non va poi tanto male: “Quando ho un po’ di tempo per me, mi piace leggere. Io tendo all’inquietudine, mi sono fatta domande esistenziali sulla vita e sulla morte, fin da piccola. Vado in giro, osservo e prendo appunti sul mondo. Elaboro storie”. Chissà quali storie sortiranno dalla diuturna elaborazione. Si spera senza refusi e con tutti i congiuntivi a posto. pierinodieugenio@yahoo.it