vera e falsa ricchezza

briciole di sapienza
By Carlo Ghidelli
Pubblicato il 2 Febbraio 2013

I GUADAGNI DELL’EMPIO SERVONO QUASI SEMPRE AD ALIMENTARE I VIZI, MENTRE IL SALARIO DEL GIUSTO, OTTENUTO CON IL SUDORE DELLA FRONTE, RIDONDA A BENEFICIO DELLA VITA SUA E DEI SUOI CARI

Spesso le apparenze ingannano. Questo proverbio popolare lo si può applicare anche all’ambito della vera e falsa ricchezza. Non è difficile cogliere la millanteria di certe persone che vogliono apparire più ricche di quello che sono in realtà; ancor più quella di chi vuole apparire più saggio di quello che è. A costui sarebbe opportuno ricordare quanto si legge in Proverbi 17,28: “Anche lo stolto, se tace passa per saggio / e per intelligente se tiene chiuse le labbra”. Intorno a questa tematica la sapienza biblica ci offre alcuni consigli assai preziosi che, in una società come quella in cui viviamo, hanno molto da insegnare, solo che si abbia un minimo di intelligenza per fermarsi a riflettere e a prendere sagge decisioni.

FALSI RICCHI E FALSI POVERI

“C’è chi fa il ricco e non ha nulla / c’è chi fa il povero e possiede molti beni” (Pro 13,7). In questo proverbio avverto non solo realismo ma anche ironia. È desolante, infatti, lo spettacolo al quale assistiamo talvolta. Il ricco che spudoratamente fa sfoggio delle ricchezze che possiede fa rabbia e talvolta suscita crisi di fede, come si legge nel salmo: “Per poco non inciampavano i miei piedi / vedendo la prosperità dei malvagi” (Sal 73,2). Ma chi pretende di fare il ricco mentre è povero in canna fa addirittura compassione. Questi individui assomigliano a palloni gonfiati dei quali ben presto si coglie l’inconsistenza e la vanità. Sem-brano voler toccare il cielo col dito, mentre sono incapaci di gestire la loro vita sulla terra. Altrettanto triste è il caso di chi gioca a fare il povero mentre è titolare di molti beni mobili e immobili. Vive da pezzente, si comporta da tirchio con gli amici, lascia mancare il necessario in famiglia: sono questi i brutti scherzi che gioca l’avarizia, la quale spesso e volentieri è buona sorella della miseria.

VIZIO E VIRTÙ

“Il salario del giusto serve per la vita / il guadagno dell’empio è per i vizi” (Pro 10,16). Questo proverbio orienta la nostra riflessione verso altri lidi. Infatti esso illumina situazioni di vita dalle quali emerge non solo il rapporto tra salario e guadagno, ma anche quello tra vita e vizi. Per condividere la verità di questo proverbio però è necessario giudicare le cose con gli occhi delle fede, cioè dalla parte di Dio. Necessita un cambiamento di mentalità, occorre entrare in una logica diversa che il mondo non ti può dare, ma può venire solo dalla luce che si sprigiona dalla parola di Dio: la logica che ti fa rifuggire da ogni genere di vizi e ti fa desiderare non una vita qualunque, ma la vita vera. Non mi pare sia difficile oggi constatare come i guadagni dell’empio servono quasi sempre ad alimentare i vizi, mentre il salario del giusto, ottenuto con il sudore della fronte, ridonda a beneficio della vita sua e dei suoi cari.

GUAI A VOI RICCHI

Dopo aver pronunciato una beatitudine apposita per i poveri Gesù, secondo l’evangelista Luca, ha rivolto una minaccia speciale ai ricchi: “Guai a voi, che siete ricchi / perché avete già la vostra consolazione” (Lc 6,24). Nel contesto del terzo vangelo, questa minaccia assume una importanza speciale. Infatti è proprio Luca a insistere sui pericoli della ricchezza, a mettere in guardia dalla miopia spirituale nella quale cade l’avaro, a indicare il modo sicuro per liberarsi da tutti questi mali e arricchirsi davanti a Dio: “Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano. Un tesoro inesauribile nei cieli perché dove è il vostro tesoro là sarà anche il vostro cuore” (12,21.33-34). Chiaramente Gesù intende non solo mettere in guardia dai pericoli annessi alle ricchezze, soprattutto se mal acquisite, ma anche indicare ai suoi discepoli la via che porta dalla schiavitù alla libertà: la libertà dei figli di Dio, la libertà dei veri discepoli di Gesù, la libertà dei figli del regno.

 

UNA CRISI DI FEDE

Per poco non inciampavano i miei piedi,

per un nulla vacillavano i miei passi,

perché ho invidiato i prepotenti,

vedendo la prosperità dei malvagi.

Invano dunque ho conservato puro il mio cuore

e ho lavato nell’innocenza le mie mani,

perché sono colpito tutto il giorno, e la mia pena si rinnova ogni mattina. Riflettevo per comprendere, ma fu arduo agli occhi miei, finché non entrai nel santuario di Dio e compresi qual è la loro fine (Salmo 73,1ss)

 

PENSIERO DI SAN GREGORIO MAGNO

Nessuna contrarietà ci distolga dalla gioia della festa interiore. Perché se qualcuno desidera raggiungere la meta stabilita, nessuna asperità del cammino varrà a trattenerlo. Nessuna prosperità ci seduca con le sue lusinghe, perché sciocco è quel viaggiatore che durante il suo percorso si ferma a guardare i bei prati e dimentica di andare là dove aveva intenzione di arrivare.

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