VALORE DEI QUATTRO VANGELI

cinquant'anni di concilio
By Carlo Ghidelli
Pubblicato il 4 Novembre 2015

Per l’anno corrente ho pensato di continuare la lettura di quest’altro documento del concilio Vaticano II.

È parere di molti teologi che questa

costituzione, che ha avuto una lunga e sofferta elaborazione, costituisce

il documento più bello del concilio.

Papa Francesco parla poco del concilio, è vero. Ma egli sta dimostrando, giorno dopo giorno, che il Vaticano II è un

evento da vivere e da applicare alla vita della chiesa ed è su questa linea che egli ci invita a camminare. Il confronto

diretto con gli insegnamenti conciliari

ci porterà alla consapevolezza di quanto siamo ancora distanti dal vivere la

lettera e lo spirito di quel concilio,

dal quale dipende il presente e dipenderà

il futuro della chiesa.

Non c’è alcun dubbio che nel complesso dei libri biblici i quattro vangeli occupino un posto privilegiato. Essi, infatti, trasmettono e ci fanno conoscere la vicenda terrena di Gesù di Nazareth, il Messia atteso e il Salvatore dell’umanità. Per questo al n.19 della Dei Verbum si legge: “La santa madre chiesa ha ritenuto e ritiene con fermezza e costanza massima, che i quattro suindicati vangeli, di cui afferma senza esitazione la storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò e insegnò per la loro salvezza eterna”.

1. Gesù all’origine dei vangeli

 Sappiamo che tra la morte di Gesù e la scrittura del primo vangelo sono passati quasi trent’anni. Cosa avvenne in quel non breve periodo di tempo? Gli apostoli e i discepoli di Gesù hanno coltivato la memoria del maestro, hanno celebrato l’eucaristia rinnovando il suo gesto consacratorio, hanno iniziato a raccogliere i primi racconti di quello che Gesù aveva detto e fatto.

Così è iniziato quel lungo cammino, che durerà almeno quarant’anni e sfocerà alla fine nei vangeli come li conosciamo noi. Ora se il cammino è  stato lungo, se molti hanno messo mano in questa impresa (vedi Luca 1,1), rimane certo che all’origine dei racconti evangelici ci sta la figura storica di quel Gesù di Nazareth che, nella pienezza dei tempi, dopo aver vissuto trent’anni nel nascondimento della casa di Nazareth, ha svolto il suo ministero pubblico nei villaggi e sulle strade della Palestina.

Questo intendono dire i padri conciliari quando parlano di storicità; non è un concetto statico, questo, ma dinamico, che consente di dare valore all’apporto dei singoli autori e alle comunità nella quali vivevano.

 

2. La mediazione degli apostoli

 “Gli apostoli poi, dopo l’ascensione del Signore, trasmisero ai loro ascoltatori ciò che egli aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza di cui essi, ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo e illuminati dalla luce dello Spirito di verità, godevano”.

Possiamo fare un paio di rilievi. Anzitutto un dato di fatto: gli apostoli si sono fatti carico di trasmettere il frutto della loro esperienza diretta con Gesù: è questo il succo della loro predicazione che poi si è sedimentata, in vario modo e in tempi diversi, nei quattro vangeli.

Il secondo rilevo è relativo al fatto che gli apostoli poterono trasmettere ciò che hanno scritto in virtù di quella luce che non ebbero prima della Pasqua, ma fu donata loro in pienezza solo con la Pentecoste. Più volte, soprattutto nel vangelo di Giovanni, veniamo infornati che “allora i discepoli non compresero”. Solo quando Gesù fu risorto, allora compresero ciò che era accaduto o ciò che Gesù aveva detto (vedi Giovanni 2, 21).

 

3. Apporto degli autori sacri

“E gli autori sacri scrissero i quattro vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte tramandate a voce o già per iscritto, redigendo una sintesi delle altre e spiegandole con riguardo alla situazione delle chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere”.

Anche a questo proposito possiamo fare un paio di rilievi: il primo è relativo al lavoro di redazione al quale si sono sobbarcati gli apostoli. Scegliere, ordinare, redigere e spiegare sono verbi che implicano un lavoro attento e meticoloso: esattamente ciò che hanno fatto gli autori sacri personalmente o per mezzo di qualche collaboratore.

Il secondo rilievo è relativo alla situazione delle varie chiese nelle quali e/o per le quali ogni singolo autore scrisse le sue memorie. Infatti dietro l’evangelista Matteo ci sta una comunità giudeo-cristiana; Marco invece scrive da Roma e interpreta la predicazione di Pietro; Luca scrive per una comunità proveniente dal paganesimo. Ognuno di loro ha dovuto adattare il suo scritto alle necessità spirituali della comunità per la quale scriveva.

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