UN’ITALIA ALTRUISTA

prende piede anche da noi il volontariato sensibile
By Marta Rossi
Pubblicato il 4 Settembre 2013

L’obiettivo è promuovere e supportare la nascita di associazioni senza fini di lucro che aiutino le persone a mettersi a disposizione degli altri, ognuno secondo le proprie possibilità Si chiama volontariato flessibile ed è nato negli Stati Uniti: in Italia è arrivato nel 2010, grazie alla volontà di Odile Robotti di importare un nuovo modo di mettersi a disposizione degli altri. È nata così MilanoAltruista, capofila ora di altre città, tra le quali Roma, dove il volontariato flessibile è una realtà alla quale molti fanno ricorso. “Si può fare volontariato anche senza prendere un impegno fisso, si può decidere quando e dove – spiega Odile Robotti, presidente di MilanoAltruista -. Il modello è quello di HandsOn”. HandsOn Network è il maggior network di volontariato degli Usa dove opera da oltre 30 anni in 250 città americane ed è diffuso in 16 paesi dove collabora con oltre 70mila associazioni no profit.

In Italia ci sono 52mila associazioni di volontariato che impiegano oltre 3,4 milioni di persone (dati Cnv, Centro nazionale di volontariato) le cui prestazioni incidono sul 4% del Pil: c’è però un mondo sconosciuto, fatto da persone che vorrebbero impegnarsi  anche in piccoli e utilissimi gesti ma che non hanno la possibilità di offrire una costanza nel tempo nelle associazioni di volontariato od onlus già strutturate.

Dopo aver visto il funzionamento di HandsOn, Odile Robotti ha chiesto aiuto a qualche amico e ha provato a replicare il modello statunitense in Italia. In pochi anni non solo la rete delle città si è allargata, ma le iscrizioni ai siti per poter partecipare al calendario di attività sono triplicate: “Con il tempo i contatti sono diventati una valanga: 1500 iscritti a Milano e 4500 a Roma, solo per fare un esempio”. Con Milano e Roma c’è TriesteAltruista e IrpiniaAltruista nata attorno alla zona di Avellino, a dimostrazione che l’interesse non arriva solo dalle grandi città ma anche dai centri più piccoli. “Ovviamente – prosegue – arrivano richieste da molte città continuamente. Avevo dato una mano a Odile per avviare MilanoAltruista e a ottobre del 2011 ho replicato quell’esperienza anche nella mia città, Roma”. Mauro Cipparone è il presidente dell’associazione presente nella capitale. “Siamo partiti in quattro, oggi registriamo 4500 iscritti al sito e nel 2012 abbiamo erogato 600 ore/uomo di volontariato in cinquanta diverse associazioni”. La risposta della città eterna è stata “assolutamente entusiasta, senza avere a disposizione alcun budget di comunicazione. Fin da subito è iniziato il passaparola e ogni mese le iscrizioni al sito aumentano di 300, 400 persone: in Italia ogni associazione fatica a trovarne 3-4 per cui il nostro è stato un grande successo”. La chiave, come per Milano, è la flessibilità: molti vorrebbero impegnarsi ma trovare un ritaglio nella settimana costante nel tempo non è facile. Entrambi i presidenti, infatti, raccontano di una difficoltà iniziale nel contatto con le onlus e le associazioni: “Quelle che hanno avuto il coraggio di seguirci –  spiega Odile Robotti – si trovano benissimo. Abbiamo intercettato uno spreco di volontari potenziali e gli abbiamo indicato una strada”. Alcune strade sono sbarrate, come l’assistenza sanitaria ai malati terminali oppure il sostegno alle vittime di abusi. Ma sono tanti gli ambiti nei quali muoversi: la socializzazione con i disabili, il servizio alle mense dei poveri o i piccoli lavori di manutenzione. “Arrivano nelle associazioni senza alcuno screening iniziale – aggiunge Mauro Cipparone – in posti dove le associazioni sono abituate a seguire uno schema preciso, come si trattasse di un colloquio di lavoro. Nel mondo del volontariato in Italia – prosegue – solo il 2,5% della popolazione svolge un’attività di volontariato fissa in modo professionale con 50 ore all’anno a testa, poiché si tratta per lo più di anziani in pensione. C’è quindi il 97% che non fa nulla: noi andiamo a pescare in questa percentuale, cercando di spostarne qualcuno nel 2,5%. Da quando abbiamo iniziato, almeno un centinaio di persone ha deciso, dopo un periodo di volontariato saltuario, di impegnarsi in modo costante e diventare volontario effettivo”.

Per mettere in rete le città e tutti i volontari, dopo le prime esperienze è nata la rete ItaliaAltruista: “Noi abbiamo iniziato questa discussione in Italia – aggiunge Odile Robotti – e speriamo che tanti vogliano seguirci. Per questo abbiamo pensato di creare una rete che unisse le esperienze”. In pratica, vuol dire promuovere e supportare la nascita di associazioni senza fini di lucro che aiutino le persone a fare volontariato ognuno secondo le proprie possibilità seguendo un modello di volontariato flessibile come quello appunto sviluppato che da HandsOn Network. Questo significa dare l’opportunità di fare volontariato anche a chi ha poco tempo e non riesce a garantire continuità.

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