UN SENTIMENTO INDISPENSABILE

intervista a Paolo Crepet
By Gino Consorti
Pubblicato il 2 Luglio 2018

“L’amicizia – osserva il famoso psichiatra, sociologo e scrittore di successo – è sempre seria, anche tra bambini. Non esiste un’età in cui può essere definita più o meno stupida. inoltre non fa sconti E restituisce tutto ciò che si è seminato”

La prima idea nacque una mattina dell’estate del 1958, a Puerto Pinasco, in Paraguay. Durante un momento di pausa in ospedale, nella mente del medico chirurgo Ramon Artemio Bracho, si fece spazio questo pensiero insistente: Che strano, l’amicizia non ha il suo giorno… Il tempo di maturare l’idea attraverso la fondazione di un ente, la World Friendship Crusade per la promozione dell’amicizia e la fratellanza tra tutti gli esseri umani, ed ecco la data del 30 luglio cerchiata in rosso sul calendario paraguaiano. Quel giorno si festeggia l’amicizia. Per trasportare fuori dai confini sudamericani questa sorta di inno all’amicizia, però, bisogna aspettare quarantatré anni, precisamente il 27 aprile 2011, data in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite pone il sigillo dell’ufficialità alla giornata internazionale dell’amicizia. Da quel giorno, dunque, il 30 luglio i popoli del pianeta omaggiano il sentimento dell’amicizia. Ad eccezione di alcuni paesi, come ad esempio l’India, il Nepal e il Bangladesh, che posticipano la giornata alla prima domenica di agosto.

Questa la breve cronistoria della nascita di un evento dove, ovviamente, l’autenticità dell’amicizia non conosce recinti, tantomeno può essere legata a un giorno o a un periodo dell’anno. Par-liamo di un’amicizia vera, quella difficile da costruire e da vivere quotidianamente, quella che indica una realtà complessa e sfumata, ma che nello stesso tempo non ci chiede cose straordinarie. Bastano cose normali, ma fatte con amore. Proprio come ci ha insegnato Gesù, l’amico per eccellenza, il modello più alto dell’amico. Sempre disponibile con tutti, senza riserve o tornaconti. Uno che ha amato fino alla fine, anche quando aveva capito che tale scelta lo avrebbe portato alla morte.

Nel tempo, sull’amicizia si sono spese tante parole, formulate definizioni, scritti libri. La società, oggi, con i suoi ritmi sempre più frenetici e i suoi rapidi mutamenti, soprattutto tecnologici, ha indubbiamente cambiato la gerarchia valoriale. L’amico, però, è sempre lì, pronto a ricordarci che l’individualismo sterilizza la solidarietà e allo stesso tempo rende più deboli.

Su questo tema così complesso quanto importante qualche anno fa Paolo Crepet, apprezzato e famoso psichiatra, psicologo e scrittore ha pubblicato un interessante volume, Elogio dell’amicizia (Einaudi, pp. 131, euro 10,50). Ricordo che tra le tante riflessioni e sottolineature di questo grande “dottore dell’anima” mi aveva colpito, in particolare, una similitudine. L’amicizia, osservava Crepet in quello scritto, è come una meravigliosa pianta grassa. Quasi completamente autonoma, ha bisogno di poca acqua e di poche cure, vive in una solitudine nella quale si organizza da sé l’esistenza, non vuole essere abbandonata ma nemmeno ossessionata dal suo curatore… Caspita, ma qui cambia tutto… La valutazione della solitudine, dunque, non può essere pregiudizialmente negativa. Addirittura, secondo la sua analisi, può temprare il senso dell’amicizia rendendolo ancora più unico e non replicabile. Chi meglio di lui, allora, può condurci alla scoperta del vero significato dell’amicizia e delle sue tante declinazioni? Tra il professore e L’Eco, poi, c’è un’antica conoscenza… Il nostro contatto, quindi, è positivo.

Professore Crepet, a che età l’amicizia diventa una cosa seria?

L’amicizia è sempre seria, anche tra bambini. Non esiste un’età in cui può essere definita più o meno stupida. È sempre una cosa importante in tutte le fasi della vita.

Ma come bisogna comportarsi se nostro figlio non ha amici?

Non è così fondamentale, dipende anche dal carattere di nostro figlio. Ci sono infatti bambini più ritrosi ed altri, invece, più audaci. Non ne farei assolutamente un dramma, non ho mai considerato la solitudine come un problema, anzi, la ritengo una risorsa fondamentale. La vita mi ha insegnato a diffidare di chi non riesce a passare con sé stesso nemmeno un minuto della propria quotidianità.

Sta dicendo che la solitudine non può essere definita un’assenza di compagnia…

Esattamente. La solitudine favorisce il pensiero e il senso di responsabilità: siamo tutti soli quando dobbiamo assumere una decisione difficile. L’amicizia non conosce necessariamente parole, ma più spesso silenzi. Naturalmente bisogna saper distinguere la solitudine sociale e quindi l’essere soli da quella emotiva, cioè il sentirsi soli. Solo in quest’ultimo caso, infatti, l’amicizia diventa un unguento necessario a lenire il dolore esistenziale.

A proposito di dolore, come insegnare ai figli a relativizzare le amicizie, a non soffrirne troppo?

Essendo l’amicizia una cosa seria è logico che quando finisce debba essere un motivo di rammarico. Parliamo di un sentimento molto importante, quindi se finisce è giusto si rimanga male… Non credo, dunque, che un genitore debba annacquare un sentimento di un figlio, anche se il tradimento in amicizia ferisce sempre in maniera profonda.

Dunque cosa è meglio fare o non fare nel rapporto genitori e amicizie dei figli?

Credo che i genitori debbano occuparsi molto poco delle amicizie dei figli. Bisogna avere il coraggio di credere nei propri figli. Ovviamente poi dipende dalle fasi della vita, ci sono amicizie diverse… Non credo comunque che un genitore debba entrare in questo discorso.

Ma l’inimicizia può contenere elementi positivi di riflessione?

Certamente. Comprendere le ragioni di un’inimicizia è infatti un esercizio molto utile, da consigliare a un giovane…

Perché?

Basterebbe che quel ragazzo o quella ragazza provassero a chiedersi: Perché quel tale ispira tanta ostilità? Perché quell’altro rapporto è scivolato nell’opposto dell’amicizia? Aiuterebbe a comprendere meglio le ragioni per cui un legame diviene più stretto e indispensabile, e quelle che invece lo portano a un’irreversibile rottura.

E sull’amicizia tra genitori e figli qual è l’indicazione da seguire?

Non dico che il rapporto di amicizia può essere dannoso nell’ambiente famigliare, ma troppo spesso nell’educazione dei figli si è cercato di utilizzare quel sentimento come strumento per appianare le differenze e stabilire ruoli e responsabilità.

Cioè?

Il “buonismo” genitoriale, che ha ravvisato nell’amicizia l’obiettivo verso cui orientare la bussola dell’impegno educativo, comporta un evidente vantaggio. Se un padre o una madre diventano i migliori amici dei figli, ottengono un risultato immediato: non devono faticare, tutto diventa più semplice in quanto viene meno la necessità di difendere e di inventarsi ogni giorno i propri meriti educativi.

Però…?

L’educazione non deve assomigliare a un compito burocratico, ma a una forma d’arte che implichi l’attingere quotidiano alla creatività, l’inventare costantemente qualcosa per sbalordire i figli pur mantenendo i piedi ben saldi sul ponte di comando.

Nessuno deve amare un’altra persona al punto di dimenticare se stessa. Capita anche questo nell’amicizia?

L’amore e l’amicizia sono due cose diverse. L’amore ha bisogno di autostima quindi è chiaro chi non ama se stesso non può amare un altro… Questo è abbastanza evidente. Dall’altra parte credo che l’amicizia non sia basata necessariamente sull’autostima. Sono su due piani diversi. Inoltre mentre in amore la contrapposizione a volte è temuta, in amicizia è parte rafforzante della relazione.

Un amore può trasformarsi in amicizia?

Io non ci ho mai creduto, so però che è possibile. Quando un amore sta finendo, è difficile credere che esso possa tramutarsi in un sentimento ancora più grande e più complesso da gestire. Del resto la regola non può essere dettata dal rancore, dalla voglia di vendicarsi, dal farsi del male. Tutto ciò fa parte di atteggiamenti, assai frequenti, estremamente immaturi, connotati da un alto grado di irresponsabilità, specie se l’amore finito ha messo al mondo dei figli…

Nell’era di Facebook dove con un semplice clic si stringono o si cancellano amicizie virtuali, quanto è complicato tessere legami reali?

Facebook ha le sue regole quindi se una persona decide di accettarle poi non può lamentarsi…

A quale regola in particolare si riferisce?

Ti metto in comunicazione con il mondo però è un gioco superficiale e non è detto che quello che ti appare in realtà sia così… Il problema non è Facebook ma chi crede in Facebook…

In questo caso, allora, un’occhiata in più da parte dei genitori non sarebbe sbagliata…

Dipende dall’età dei figli. Intanto iniziamo a non trascorrere troppo tempo in compagnia della tecnologia… Sopra una certa età credo che i genitori non debbano mettere becco…

L’era dei social network, però, ha indubbiamente facilitato l’amicizia…

Nel bene o nel male ci sono grandi opportunità. Penso ad esempio a una persona in difficoltà che magari vive in una zona isolata, credo che tutto sommato Internet possa essere uno strumento importante. Naturalmente un’amicizia la si può trovare in più luoghi, ad esempio a una festa, in un bar, a scuola, al lavoro e perché no anche su Internet.

Quali sono le differenze di genere nella scelta di utilizzare i social network?

Le ragazze, ma anche le donne non più giovani, tendono a utilizzarli per nuove amicizie, spinte spesso dall’esigenza di elaborare il “lutto” di un rapporto “reale” finito. I ragazzi, invece, li utilizzano per cercare l’amicizia come preambolo di qualcosa che abbia il sapore della conquista, dell’avventura a sfondo – più o meno esplicitamente – sessuale. Dunque, l’amicizia come introduzione al sesso.

Per entrambi i sessi, però, la dipendenza è dietro l’angolo…

Proprio così. L’utilizzo dei social approda non di rado a un uso compulsivo, che porta a sua volta a una sorta di dipendenza. All’inizio si tende a farne un uso quando si ha tempo da perdere, ma poi vi si resta accalappiati a ogni ora della giornata, complice la diffusione di strumenti tecnologici che possono stare nelle tasche e nelle borse. Tablet e smartphone, infatti, seguono i proprietari ovunque permettendo una fruizione continua…

Quale lettura dare a tutto ciò?

All’origine si cela una profonda insoddisfazione. Non vi si trova il gusto per relazioni reali: troppa competizione, troppa frustrazione. Sempre più spesso mi capita di incontrare persone imbarazzate all’idea di avere una conversazione, forse perché temono di non saperla condurre o gestire. Meglio in virtuale, allora, che si adatta più facilmente alle aspettative che la vita continuamente travisa e annacqua.

Come guarire dall’autosufficienza, cioè riconoscere di essere “fatto di terra” e quindi con tutti i limiti e le fragilità dell’uomo?

Chi dice che non ha bisogno dell’altro è un cretino, un idiota totale… L’amicizia è un sentimento straordinario che non porta ad avere paura dell’altro. Due amici possono discutere anche animatamente, persino dividersi, ma poi saranno più uniti di prima.

Cosa impedisce oggi agli abitanti del pianeta terra di riconoscere la chiamata alla fraternità?

Non credo che questo discorso possa valere per tutti gli abitanti del pianeta… Penso che ciò valga soprattutto per i paesi più ricchi che sono anche quelli più egoisti… Cosa teme di più il guerrafondaio? L’amicizia tra i popoli, tra la gente, tra i leader, tra le persone. Chi costruisce guerre, chi arma le genti e perfino i bambini vuole che l’odio perduri, e con esso la cultura della diffidenza, della prevaricazione, dell’arroganza.

Nel suo libro L’elogio dell’amicizia pone l’attenzione nel vincolo emotivo che unisce e divide. Nella vita dell’essere umano cos’è l’essenziale?

Credo che l’essenziale sia ciò che ami, amare è ciò che ami o che possiedi. Non è dentro di noi ma tra di noi. L’amicizia è necessità, mai convenienza. Esigenza dettata dall’intelligenza emotiva. Che significato potrebbe avere mai la vita se fosse soltanto un gioco con la propria ombra?

È possibile trovare “sconti” nell’amicizia?

L’amicizia non fa sconti, è un sentimento onesto: restituisce tutto ciò che si è seminato. È giusto così: l’amicizia è un lavoro serio, necessità di continuità, dedizione, manutenzione attenta, come accade per tutte le cose rare e preziose.

Amicizia e amore: quale ritiene sia il sentimento più nobile?

Sono alla pari… Non credo ci possa essere una vera vita senza l’amore e senza amicizie. Sono entrambe indispensabili.

Avere pochi amici è positivo o negativo?

Normalmente gli amici non sono molti. Se uno ne ha tanti vuol dire che è molto superficiale…

Quali sono a suo avviso i fondamentali dell’amicizia?

La lealtà e la sincerità.

Cicerone, per bocca di Lelio, nell’opera De amicitia, sostiene che “niente affascina e attira qualcosa a sé quanto la somiglianza affascina e attira gli uomini all’amicizia”. Anche per lei la diversità può essere un ostacolo all’amicizia?

No. È chiaro che le amicizie hanno una radice comune che magari partono da un’affinità comune. Le amicizie più vecchie nascono dai luoghi dove tu sei cresciuto, dunque lì c’è un’identità. Poi però nella vita si fanno amicizie diverse. Anzi, si devono poter fare amicizie diverse. Un conto sono le amicizie più antiche che iniziano molto presto nella vita, un conto sono tutte le altre.

Chiudiamo con Madre Teresa di Calcutta. La santa albanese ripeteva che per incontrare la strada della felicità occorre trovare il tempo di essere amico. Nell’odierna società qual è l’ostacolo maggiore da superare?

È chiaro che chi non sopporta la sincerità e le critiche inevitabilmente non sopporta neanche l’amicizia. Per quanto concerne poi il tempo, ne abbiamo tanto a disposizione, lo si trova tranquillamente…

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