NON È PIÙ POSSIBILE NASCONDERE I PATRIMONI FINANZIARI

By Bruno Scarano
Pubblicato il 2 Settembre 2015

Con il termine del 30 giugno le banche e gli intermediari finanziari (Banco Posta, Sgr, Sim) hanno l’obbligo di comunicare all’anagrafe tributaria i dati sulla giacenza media di tutti i conti correnti riferita all’anno precedente. Le informazioni finiranno nel data base dell’Inps e saranno utilizzate direttamente per il calcolo dell’Isee.

Quindi grazie ai conti correnti il fisco può accedere ai dati per i controlli incrociati, e smascherare così i furbetti dell’Isee che beneficiavano di servizi sociali, producendo false autocertificazioni. Il contribuente che deciderà di presentare la domanda per avere l’attestazione del reddito familiare, per accedere alle prestazioni sociali agevolate o avere lo sconto sulle tasse universitarie, non dovrà quindi più autocertificare l’ammontare delle somme depositate in banca, poiché i dati saranno acquisti all’origine. Poi, partiranno i controlli sulle dichiarazioni del passato.

Un altro passo avanti per far emergere i dati reali e combattere l’evasione fiscale. Una buona mano l’ha data proprio la riforma dell’Isee, entrata in vigore lo scorso gennaio, che ha imposto l’obbligo di riportare anche la giacenza media dei depositi al momento della richiesta dell’attestazione del reddito, in modo da poter incrociare i dati dei richiedenti con i conti bancari. La giacenza media è l’importo delle somme a credito nel corso dell’anno sul conto corrente, suddivise in base al numero dei giorni. In pratica si ottiene sommando i “numeri creditori totali” riportati negli estratti conto in maniera da coprire tutto l’anno (ad esempio, se si ricevono estratti conto trimestrali, il primo estratto riporta i numeri creditori totali dal 1° gennaio al 31 marzo, il secondo dal 1° aprile al 30 giugno e così via) e poi dividere questo importo per 365 (i giorni).

Anche se fino a ieri era sufficiente calcolare da sé e indicare questo dato, la sua introduzione come deterrente contro i falsi poveri ha avuto successo, come emerge anche da uno studio della Cisl sui dati trimestrali del nuovo Isee presentati dal ministero del La-voro, che offrono una fotografia delle dichiarazioni decisamente molto diversa dal passato. Confrontando le dichiarazioni con quelle del 2014, infatti, la componente patrimoniale, ossia l’insieme di depositi e investimenti finanziari, risulta pesare in misura sicuramente maggiore rispetto al passato. Il suo peso effettivo nel calcolo dell’Isee è quasi raddoppiato, passando da meno di un settimo (13,6%) a più di un quinto (20,5%). Un dato questo che si accompagna a un vero e proprio “effetto emersione” di patrimoni mai dichiarati.

Sono sparite le dichiarazioni con depositi bancari a zero. Di fatto sono quasi sparite le dichiarazioni con patrimonio mobiliare nullo, crollate dal 73% del 2014 al 24% degli Isee rilasciati quest’anno. Si registra poi un aumento della media del patrimonio dichiarato pari a quasi il doppio nella fascia intermedia dei valori Isee. In sostanza risulta un’emersione rilevante di patrimonio mobiliare soprattutto per coloro che presentano Isee medio-alti. Sono in calo il numero delle dichiarazioni richieste. Peraltro, rileva ancora lo studio della Cisl, questa situazione è stata accompagnata anche da un calo delle richieste dell’Isee, nei primi tre mesi dell’anno, pari a circa il 15%. Il dato indicativo in questo caso risiede nel fatto che il calo sostanzialmente è localizzato in quattro regioni del meridione: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, ossia proprio dove in passato la presentazione delle dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) risultava in una certa misura eccessiva rispetto alla popolazione di riferimento. Questo porterebbe a pensare che almeno una parte di rinunce sia dovuta proprio al timore di essere stanati dal fisco per aver nascosto i conti in banca.

La stretta funziona, dunque, e con le nuove misure viene anzi rafforzata. Una volta acquisiti i dati della giacenza media dall’anagrafe tributaria, sarà di fatto impossibile approfittare delle prestazioni agevolate di-chiarando di essere nullatenente. Inoltre già nelle prossime settimane i dati non dichiarati in passato verranno evidenziati al momento della richiesta dell’Isee, con la possibilità di rettificare la Dsu. I controlli sul passato sa-ranno comunque effettuati anche nei confronti di chi ha presentato la richiesta dell’Isee negli anni passati.

In conformità a questa rivoluzione messa in campo dall’anagrafe tributaria, chi ha nascosto rapporti con gli intermediari finanziari in passato ha quindi di fronte a sé due possibilità: evitare di ripresentare in futuro la Dsu e rinunciare all’accesso a prestazioni o riduzioni d’imposta alle quali non ha diritto, oppure autodenunciarsi e sottoporsi ai controlli. In quest’ambito ovviamente non avrà nulla da temere chi non ha indicato i dati per semplice dimenticanza, giacché chi ha un conto corrente con giacenza limitata, non corre alcun rischio se non ha nascosto al fisco altri redditi.

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