LA SORGENTE DELLA LITURGIA

By Michele Seccia
Pubblicato il 31 Gennaio 2016

La sorgente profonda della liturgia è Dio che, come scrive l’apostolo Giovanni, è amore, eterna comunione tra Padre, Figlio e Spirito Santo. In ogni celebrazione liturgica siamo invitati a partecipare alla festa dell’amore trinitario: la gioia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (YC 170). Basta pensare al saluto iniziale: dal breve ed incisivo Il Signore sia con voi sino al saluto che ricorda proprio la Trinità: La grazia del Signore nostro Gesù, l’amore di Dio Padre, la comunione dello Spirito Santo, siano con tutti voi! Insomma un invito chiaro ad entrare nella gioia che Dio vuole donarci.

Cari giovani, amici e amiche di san Gabriele, sono parole che riportano alla memoria il salmo con cui iniziava la messa prima del concilio Vaticano II. Al celebrante che diceva: “Salirò all’altare del Signore”, il chierichetto rispondeva “del Signore che fa lieta la mia giovinezza”. Quanto il catechismo cerca di spiegare con un linguaggio chiaro per voi oggi, ridesta il ricordo del tempo in cui servivo la messa da fanciullo (oltre cinquant’anni fa), ravvivando in me la gioia di ogni celebrazione liturgica! E mi spiego meglio, tenendo presente quanto scritto in YouCat. Ogni qualvolta ci rechiamo in chiesa per partecipare ad una celebrazione liturgica dovremmo porre attenzione a tutto ciò che ci coinvolge in questa “festa speciale” scandita da tanti segni dei quali spesso non cogliamo il vero significato o per l’abitudine che diviene superficialità o perché magari non ci abbiamo mai pensato! Vi faccio un esempio. Pensiamo alla creazione e all’importanza dei doni della terra come il pane e il vino, l’olio, la luce, l’incenso, oppure ai colori o alla musica: non ci suggeriscono l’immagine di un Padre che ci ha creato, ci ama e vuole fare festa con noi?

Le celebrazioni sono feste del Figlio che ci ha redenti: per questo cantiamo con gioia la nostra liberazione, respiriamo profondamente nell’ascolto della parola, ci fortifichiamo nutrendoci dei doni eucaristici. Dalle sacre riunioni (convocazioni, celebrazioni) riceviamo una ricchezza sovrabbondante di consolazione, di conoscenza, di coraggio, di forza e di benedizione perché sono feste dello Spirito Santo che abita in noi. Chi partecipa consapevolmente alla liturgia entra davvero in una nuova dimensione nell’esperienza della fede! Temo che, a qualche mio lettore, quanto ho scritto possa sembrare esagerato. Ma spero nell’infondatezza dei miei timori e invito te, che stai leggendo, a chiederti se hai mai pensato a ciò che ti ho appena suggerito con l’aiuto dei testi del catechismo dei giovani.

Non si tratta di suscitare emozioni o particolari sensazioni: è la fede che si alimenta, cresce, si approfondisce. Infatti, se proviamo a chiederci qual è l’essenziale di ogni liturgia? (YC 171). La risposta è chiara nella sua semplicità: ogni liturgia è in primo luogo comunione con Gesù Cristo. Difatti, ogni celebrazione, e non solo quella eucaristica, è una piccola festa pasquale, nel senso che Gesù festeggia con noi e apre il passaggio dalla morte alla vita.

La più grande ed importante celebrazione del mondo e di tutta la storia avvenne quella sera in cui Gesù celebrò l’ultima cena con i suoi apostoli, nel cenacolo, prima della sua morte. Secondo la tradizione ebraica i discepoli erano convinti di commemorare la liberazione del popolo dalla schiavitù dell’Egitto. Gesù intese celebrare la liberazione di tutta l’umanità dalla potenza della morte. Se il sangue dell’agnello intinto sugli stipiti delle porte delle loro case, salvò gli ebrei dalla morte, il sangue e la risurrezione di Gesù Cristo, agnello immolato, preannunziato dal profeta Isaia, salvano l’umanità intera dal peccato e dalla morte. La passione-morte e la risurrezione di Gesù costituiscono la prova che si può morire e ottenere la vita al tempo stesso: è questo il contenuto di ogni celebrazione cristiana. Infatti Gesù è il vero Agnello pasquale che ha liberato l’uomo dai lacci della morte e del peccato.

È Gesù stesso che ha paragonato la propria morte e risurrezione alla liberazione di Israele dalla schiavitù dall’Egitto. In questo senso si parla di mistero pasquale per fare riferimento all’azione redentrice della passione-morte-risurrezione di Cristo.

Approfondiremo questo in seguito parlando dei sacramenti. Ma prima di lasciarvi, cari amici, vi chiedo: sforzatevi di essere attenti durante le celebrazioni. Comunità, parole, gesti, segni materiali e luminosi, canto e silenzio, posizione del corpo in piedi o seduti o in ginocchio… tutto ha un significato e un valore: lo scopriremmo se non ci lasciassimo sopraffare dall’abitudine che decade verso la monotonia offuscando l’originalità e la bellezza della verità.                      misec@tiscali.it

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