La Scala salita da Gesù

By Lorenzo Mazzoccante
Pubblicato il 23 Aprile 2019

Solo fino a Pentecoste. Per meno di due mesi la Scala Santa, secondo la tradizione la scala del pretorio di Ponzio Pilato che Gesù stesso avrebbe calcato in occasione del processo romano, si presenterà ai visitatori in una condizione inedita: spogliata dei pannelli in legno di noce con cui Sisto V, nel 1723, la fece coprire per difenderla dalla consunzione che l’ascesa di migliaia di pellegrini le hanno procurato nel corso dei secoli.

Secondo Guido Cornini, delegato scientifico dei Musei Vaticani, la venuta della Scala Santa a Roma sarebbe legata a racconti leggendari. Uno di questi ne attribuirebbe la venuta alla madre dell’Imperatore Costantino, la stessa a cui è attribuito il ritrovamento della reliquia della Santa Croce. Un altro racconto vuole invece che la Scala Santa sia giunta a Roma in seguito alla distruzione di Gerusalemme ai tempi dell’Imperatore Tito.

A partire dal 1242, i documenti si riferiscono alla Scala Santa chiamandola Scala Pilati. Questo nome, però, potrebbe fare riferimento tanto alla persona del console romano, quanto alla sua funzione: a seconda della interpretazione sarebbe quindi la Scala di Pilato o una scala pretoriale, in tutto simile a quella salita da Gesù durante il processo che lo avrebbe condannato alla Croce.

Ciò che importa, però, non è tanto attestarne l’autenticità storica, compito difficile anche agli studiosi più esperti, quanto la fede che ha animato i cristiani che per secoli l’hanno salita in ginocchio.

I lavori iniziati quindici mesi fa, infatti, prevedevano solo di restaurare i pannelli lignei che la rivestivano. Al momento della rimozione della copertura, però, agli occhi dei restauratori si è presentato uno spettacolo straordinario: storia e fede si erano sedimentati nella forma dei numerosi foglietti con preghiere e suppliche dei pellegrini, deposte tra le fessure durante la loro ascesa verso il Sacta Santorum.

Ma c’è di più. I marmi, effettivamente orientali, sono segnati da solchi profondi anche 15 centimetri che, secondo una ricostruzione del coordinatore dei restauri Paolo Vialini, sarebbero stati prodotti più che alle ginocchia, dai piedi dei pellegrini e dalla spinta esercitata all’atto di salire verso il gradino successivo.

Tanti i tesori scoperti lungo i ventotto gradini della scala Pilati. Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, ha posto l’accento sul ritrovamento di tre croci medievali, due in bronzo e una in porfido. Una di queste croci sarebbe collocata sull’undicesimo gradino, quello su cui Gesù sarebbe caduto battendo il ginocchio lasciando una traccia di sangue oggi protetta da una grata.

Il santuario della Scala Santa, nato come santuario della Passione, è affidato ai passionisti da papa Pio IX nel 1853. Tornato ad un rinnovato splendore per i lavori che a partire dal 2012 hanno portato al restauro anche degli affreschi sistini, si prepara a ricevere una nuova ondata di pellegrini. La scala santa, priva della copertura lignea, potrà essere salita in ginocchio indossando appositi salvascarpe fino al prossimo 9 giugno. Poi sarà nuovamente coperta per custodire ancora questo straordinario tesoro di fede e di devozione.

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