LA MIA DUBAI È LA FAMIGLIA

la storia di Marco Cardelli
By Gino Consorti
Pubblicato il 11 Gennaio 2017

Il ventiduenne teramano, apprezzato chef nella frontiera del lusso e del business tra emiri e sceicchi, ha scelto di far ritorno nella pizzeria dei genitori rinunciando a soldi e notorietà. Ha capito quali cose lo rendono veramente felice. In pratica il suo sguardo, nonostante la giovane età e i luccichii di un mondo fatato come quello di Dubai, contempla una dimensione diversa da quella del mondo della materialità e dell’immediatezza di cui oggi, purtroppo, la nostra società è più che mai impregnata. Questa è la storia del ventiduenne Marco Cardelli che dopo due anni trascorsi come apprezzato Chef bakery ed Executive chef nella città dove tutto è possibile, persino sciare con 40 gradi…, ha scelto di ascoltare il suo cuore. D’un tratto, dunque, ha messo in valigia abiti e sogni facendo ritorno nell’azienda di famiglia, la famosa pizzeria-gourmet Don Franchino, a Castelnuovo Vomano, in provincia di Teramo. Come nelle fiabe a lieto fine ha vinto l’amore, quello per la sua famiglia e per la sua terra. Un sentimento che rappresenta il fondamento di ogni rapporto, sia esso affettivo o di lavoro.

Chiamato a soli vent’anni a Dubai dallo chef pluristellato Heinz Beck proprietario tra l’altro di vari e prestigiosi ristoranti nel mondo, oltre a dirigere l’area pizzeria presso il locale Taste of Italy all’interno della galleria Mall, Marco Cardelli ha brillantemente gestito anche una “scuola di formazione” avviando alla professione una nutrita schiera di coetanei. “Senza dubbio un’esperienza professionale particolarmente importante, anche se non è stata per niente semplice. La mia vita, infatti, è cambiata totalmente e in modo sorprendente. Come in un film – racconta Marco appena rientrato in Italia – sono passato dalla realtà di un piccolo paese a quella di una metropoli moderna interamente figlia dell’ingegneria e del lusso. In fretta ho dovuto imparare l’inglese, vista la clientela internazionale, e contestualmente organizzarmi e organizzare il mio team. Una conoscenza altamente formativa che ha permesso di approfondire e perfezionare le mie competenze e di sperimentarne delle nuove come la pasticceria e la panificazione”.

Il suo percorso di studio e approfondimento, pratico e teorico, dopo un anno si è arricchito, come dicevamo, di un nuovo step che lo ha visto Executive chef di una grande azienda proprietaria di sei ristoranti a Dubai e di tanti altri nel mondo. Un ruolo di assoluto privilegio e responsabilità che lo ha portato a relazionarsi, con successo, con una clientela esigente, tra cui emiri e sceicchi. “Un’altra straordinaria tappa formativa – continua il racconto di Marco Cardelli – essendomi dovuto occupare di eventi importanti che avevano come scenari ville faraoniche e location da mille e una notte. Ho conosciuto molte persone con storie, religioni e culture diverse, insomma è stata una formazione nel senso più ampio che possa intendersi”.

Poi, però, un giorno nel suo cuore è scattato qualcosa. Nonostante fosse circondato dallo sfarzo estremo e lusingato da un reddito significativo…, ha capito che niente aveva più valore della sua famiglia, dei suoi affetti lasciati in Italia. A iniziare dal papà Franco, dalla madre Gabriela, dal fratello maggiore Maurizio e dalla sorella Maria. “Non è stato facile vivere lontano da loro – confessa il giovane e talentuoso Executive chef teramano – soprattutto stando in un paese così distante e diverso dal nostro. E poi ad aspettarmi dall’altra parte del mondo c’era l’attività di famiglia dove, giovanissimo, ho iniziato a muovere i primi passi sotto lo sguardo attento e, perché no, giustamente severo di mio padre”. Come dargli torto? La pizzeria Don Franchino, infatti, messa in piedi da suo padre Franco Cardelli, rappresenta un’incredibile fucina dove si fondono mirabilmente studio, ricerca, sperimentazione, abbinamenti, sapori, ingredienti di altissima qualità e tanta, tanta professionalità. Insomma un’eccellenza che varca anche i confini regionali e dove la pizza diventa uno strumento per far propria la poesia della vita…

Ovviamente Marco torna nel “laboratorio” di famiglia con nuove idee e progetti. “Dopo aver scoperto i vari usi delle farine e le tecniche della panificazione ho deciso di percorrere anche la via del pane biologico integrale. Il tutto con ingredienti a chilometri zero, a iniziare ovviamente dal lievito madre firmato Don Franchino. Grazie all’uso della pasta acida, infatti, il prodotto subisce una fermentazione lattica con la conseguente produzione di batteri che rimettono in moto rapidamente l’intestino aiutandolo ad assorbire altre sostanze nutritive come minerali e vitamine del gruppo B. Il pane artigianale integrale, inoltre, grazie alle fibre contenute – il doppio rispetto al pane di tipo 00 – ha un basso indice glicemico e offre un senso di sazietà prolungato”.

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