FIGLI DI UNA SCIMMIA O DI DIO?

By Luciano Temperilli
Pubblicato il 4 Febbraio 2018

Salve mi chiamo Cinzia e ho 20 anni. Non sorrida padre, ma pur essendo cresciuta in una famiglia cattolica e praticante tra scienza e fede non so chi scegliere… Ovviamente mi riferisco alla creazione del mondo. Proveniamo dalla scimmia oppure ci ha creati Dio? Ho cercato di documentarmi ma sinceramente anziché trovare chiarezza mi sono confuse le idee… Durante una confessione ho esposto il mio dubbio al sacerdote il quale, in maniera sbrigativa, mi ha detto che la scienza cambia versione una volta al mese e che il mondo porta la firma di Dio. Io, però, non so davvero a chi credere, anche perche in tanti altri campi fede e scienza sono spesso divergenti…

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Quel buon prete un po’ di ragione ce l’ha. Ce l’ha tutte quelle volte in cui l’ultima scoperta o l’ultima ipotesi vengono presentate come materia di fede. Come non credi alla scienza? Più che credere mi aspetto che la scienza mi spieghi il mondo in modo “razionale”. E il mondo, si sa, è un a continua scoperta perché ogni tassello acquisito apre nuovi orizzonti. Affascinante!

E poi, scusami, se veniamo direttamente dal fango primordiale della genesi oppure da un primate in evoluzione cosa cambia? Torniamo alla storia dell’uovo e della gallina: chi è venuto prima? Ciò non toglie l’atto creativo di Dio. Toglie, se vogliamo, quella fede che prende i racconti della creazione come racconti scientifici o storici. Non è così. Sono racconti che dicono all’uomo razionale che c’è una volontà creatrice all’origine. E l’uomo, già nel racconto della genesi, comincia ad essere “scienziato” perché distingue e organizza il creato: uomini, animali, piante eccetera. Cioè nel caos del mondo l’uomo organizza, distingue, usa la ragione per dare un senso al mondo che lo circonda.

Quando la religione e/o la scienza presumono di spiegare “tutto” l’uomo bisognerebbe ricordare che c’è ancora tanto da capire e da imparare sia sull’uno che sull’altro fronte ed è un guaio quando uno pensa di assorbire ambedue gli aspetti. In fondo, come la vedo io, la scienza ci prova a dire come sono successe le cose, come si sono evolute, trasformate. Ma non sa dirci il “perché”. Perché ci sia la vita e, soprattutto, qual è il senso della vita. È una domanda, quella del senso, che l’uomo si pone da sempre e non è giusto, in un discorso serio, sfuggire alla risposta. È più corretto dire che non lo so, non lo sappiamo, che c’è il mistero. Ecco per quanto vogliamo spiegare la vita ci appare un mistero. E fermarsi un po’di fronte al mistero della vita sarebbe una cosa umile e vera per tutti.

Che ci sia questa contrapposizione poi tra fede e scienza, o tra scienziati e credenti, credo che assomigli più ad una impressione che alla verità. Forse dipende perché, a scienziati particolarmente schierati sull’ateismo, viene dato ampio spazio sui media. È, in fondo, sempre suggestivo prendere il posto di Dio e farne volentieri a meno. Mentre se uno scienziato parla di Dio lo si guarda con sospetto come a un credulone qualsiasi. Ma pare che sia una fake perché la maggior parte degli scienziati siano anche credenti o, almeno, rimangono umili di fronte al mistero.

Allora credo in Dio perché apre orizzonti di senso e vivo con la scienza perché mi aiuta semplicemente a capire me, il mio corpo e la mia mente, e il mondo che mi circonda, dall’atomo alle galassie. E se, in tutto questo, cerco un senso mi sto avvicinando a Dio. Se poi credo in Dio, nel mistero che mi circonda intravvederò una stella che mi guida a scoprire la meraviglia più grande, un Dio che diventa “l’Emmanuele”, il Dio con noi. Allora la vita cambia perché sia aprono altri percorsi e altri orizzonti che vanno oltre tanti interrogativi. La vita diventa allora un cammino di speranza e una pienezza da raggiungere.

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