DOPPIAMENTE SVANTAGGIATI

UN MINORE SU TRE A RISCHIO DI ESCLUSIONE SOCIALE
By Marta Rossi
Pubblicato il 11 Gennaio 2017

Secondo l’ultimo rapporto di Save the Children, in Italia, oltre 1 milione di bambini vive in povertà assoluta. Ancora pochi servizi per l’infanzia e insufficiente la qualità dell’offerta educativa, con conseguenze sull’acquisizione delle competenze soprattutto nelle fasce più disagiate

A anni, un adolescente su quattro non supera il livello minimo di competenze in matematica, mentre uno su cinque quelle di lettura. La povertà educativa in Italia va di pari passo con quella economica, intrecciandosi in un vortice che inghiotte generazioni intere, di padre in figlio. Infatti, Secondo l’ultimo rapporto di Save the Children, più di 1 milione di bambini in Italia vive in povertà assoluta e le regioni dove questo tasso è più alto, sono quelle che offrono meno servizi educativi all’infanzia.

Lo scorso ottobre è diventato operativo il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, nato da un accordo tra il governo e le fondazioni di origine bancaria che per i primi due bandi ha a disposizione 115 milioni di euro destinati a progetti socio-educativi per bambini e adolescenti, stanziati nella legge di Stabilità del 2016. A gestire il fondo sarà l’impresa sociale Con i Bambini per l’assegnazione delle risorse tramite bandi. Le scelte di indirizzo strategico sono definite da un apposito comitato di indirizzo composto da quattro rappresentanti del governo, quattro delle fondazioni, quattro del terzo settore, due esperti nominati dall’Isfol e dall’Eife – Istituto Einaudi per l’economia e la finanza. I due bandi – in uscita tra gennaio e febbraio 2017 – sono dedicati alla prima infanzia (0-6 anni) e all’adolescenza (11-17).

“Quello della povertà educativa è un tema che ci interpella come salesiani, consacrati e laici – ha detto don Giovanni D’Andrea, presidente di Salesiani per il Sociale -. Grazie ad una diffusa presenza delle nostre opere su tutto il territorio italiano, riteniamo di poter offrire una nostra interpretazione di povertà educativa che oggi possiede una pluridimensionalità: non solo economica, culturale e sociale ma anche affettiva/relazionale, morale e spirituale. Crediamo che grazie al confronto aperto con altri enti e istituzioni possiamo ulteriormente crescere per regalare un futuro migliore ai giovani, soprattutto i più poveri”.

“Il fondo – ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini durante la tavola rotonda Povertà educativa minorile: riflessioni ed esperienze dei Salesiani di Don Bosco per continuare a progettare cammini di speranza organizzata da Salesiani per il Sociale Federazione Scs/Cnos – nasce per colmare la madre di tutte le forme di disuguaglianze del nostro paese, ovvero quelle dei minori. È un fondo sperimentale perché non vogliamo solo finanziare dei progetti ma anche valutare con metodi statistici che impatto avrà nel nostro paese. Se si analizzano i dati Ocse raccolti attraverso i test scolastici ci accorgiamo come un indicatore importante era chiedere quanti libri avessero a casa i bambini. Allora è necessario capire qual è la leva che più di altre darà un maggior rafforzamento culturale al nostro paese. Mi auguro che da questi due primi bandi riceveremo molti progetti che daranno ali a questi sogni”.

“Il mio compito è quello di verificare che da parte degli operatori concreti siano posti in essere tutti quanti gli sforzi volti a innalzare il livello di tutela dei bambini e dei ragazzi. L’educazione non può essere ridotta solo al concetto di istruzione perché riguarda anche tutta una serie di relazioni (affettive, culturali, ricreative eccetera). In questo senso l’esperienza virtuosa degli oratori salesiani può rappresentare una guida per tutti noi. È necessario rompere quel circolo vizioso della povertà educativa affinché le prossime generazioni non lo ereditino. Esistono poi tanti bambini arrivati in Italia da paesi lontani o nati nel nostro paese ma ancora in una situazione ibrida. A questi bambini e ragazzi dovremmo dare maggiori sicurezze e certezze”.

Alla tavola rotonda ha partecipato anche Stefano Tassinari del Forum del terzo settore e coordinatore della consulta welfare. “Oltre che incentivare progetti è importante ritornare sul tema di quegli ostacoli che realmente poi non permettono a molti ragazzi e ragazze di formarsi. Abbiamo sì necessità di rimettere al centro la questione dei diritti senza dimenticarci, però, delle opportunità e occasioni per rendere accessibili a tutti questi diritti. È quello che noi chiamiamo welfare sociale. L’Italia ha bisogno di servizi concretizzabili ovunque da nord a sud. Vent’anni fa non avremmo mai parlato di povertà ma di disagio. La povertà (sia economica che educativa) è figlia di un passaggio di secolo in cui anche una famiglia di ceto normale ha attraversato una crisi. L’educazione è una parola da riscoprire da parte di tutti, è un tema strategico per il progresso”.

Durante la tavola rotonda sono state presentate due esperienze. La prima è stata quella della cooperativa Momo che a Cuneo coinvolge bambini e ragazzi in percorsi interculturali per far riscoprire loro il senso di comunità e cittadinanza. “A Cuneo – spiega Gianluca, uno dei volontari – convivono diverse culture e quello che ci sforziamo di mettere in pratica ogni giorno è il far sperimentare a questi bambini e ragazzi il senso di comunità e cittadinanza. Soprattutto con le seconde generazioni che spesso si sentono in un mondo grigio e che invece a Casa Donatello ritrovano quello spazio dove non percepirsi discriminati”.

La seconda esperienza è quella di Foggia, nel quartiere Candelaro dove la microcriminalità viene contrastata con attività ludico-ricreative all’interno dell’oratorio salesiano. “Foggia – spiega Massimo – è una città bella e con tante possibilità però è anche una delle più complesse e difficili. Il potere criminale agisce indisturbato e lo sforzo del nostro oratorio salesiano è proprio quello di educare anche di fronte agli urti della vita. Il doposcuola non è soltanto istruzione ma anche soprattutto creatività così da farlo vivere ai ragazzi come laboratorio e come gioco”.

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