DI CASA ANCHE IN CANADA

By Lorenzo Mazzoccante
Pubblicato il 30 Settembre 2017

Quest’anno ho potuto celebrare la festa di San Gabriele in Canada, nella bella città di Montreal, nella regione del Quebec. Sono circa trecentomila i nostri connazionali che vivono in questa grande metropoli. La loro presenza risulta evidente già dai nomi delle parrocchie: San Vincenzo Strambi (passionista, vescovo di Macerata-Tolentino), Madonna della Difesa, Madonna di Pompei, solo per fare qualche nome. In tutte queste chiese ci sono numerosi santi delle varie regioni italiane, e di solito non manca una immagine di san Gabriele più o meno grande. Gabriele è molto venerato dagli italiani in Canada, al punto che qualcuno ha voluto edificare un piccolo santuario a lui dedicato che tra, le statue della Madonna dei Miracoli di Casalbordino (CH), di San Pio da Pietralcina, di Santa Lucia, della Madonna Addolorata e altri, ospita anche una grande statua di San Gabriele ed una copia dell’urna che si trova nel santuario abruzzese.

La festa di san Gabriele è organizzata dal comitato della parrocchia di Madonna di Pompei. Si tratta di una grande chiesa, moderna ma davvero bella e addirittura premiata per l’architettura. Entrando, oltre ad una piccola cappella da cui i fanciulli possono seguire la celebrazione all’ombra di San Domenico Savio e naturalmente di San Gabriele dell’Addolorata, quello che spicca è l’ampiezza dell’aula liturgica e la sua luminosità. Sui quattro lati della chiesa, le ampie vetrate colorate conferiscono luce e colore alla celebrazione. Quando sono arrivato, Gabriele era ancora nella cappella dei fanciulli, ma di lì a breve sarebbe stato spostato accanto all’altare.

Domenica 2 luglio si annuncia che la prossima domenica sarà celebrata la festa di san Gabriele e si invitano i fedeli a partecipare al triduo in preparazione.

Nei pochi giorni che precedono il triduo approfitto per visitare la città, e scopro un ambiente veramente multiculturale, oltre che multietnico, in cui l’integrazione non è una possibilità remota ma una condizione realizzata.

Una sera, ad uno dei numerosi campi da gioco, assisto ad una partita di calcio di squadre giovanili. Una cosa colpisce subito la mia attenzione: una squadra parlava arabo, l’altra spagnolo e si rivolgevano ad arbitro e guardalinee in inglese e francese. Uscendo con don Giovanni, un sacerdote calabrese in visita a Montreal, siamo rimasti poi ammirati da un gruppo di persone che attendevano insieme l’autobus: non per l’ordine però, ma perché le cinque persone appartenevano ad almeno quattro differenti etnie, prova di una convivenza ormai consolidata.

Intanto ogni giorno incontro persone della parrocchia della Madonna di Pompei che hanno piacere di ricordare la nostra terra e il nostro santo. Qualcuno mi chiede di che zona sono. Dico abruzzese, di Chieti, ma vivo al Santuario di San Gabriele, e subito qualcuno mi chiede: “Conosci quella o quell’altra persona? Se ti capita portagli i saluti”. Evidentemente parenti ed amici restano nel cuore nonostante il tempo. E allora domando: “Non hai mai voglia di tornare in Italia?”. A rispondermi è Maria Giovina, che tra l’altro cucina per la comunità religiosa che mi ospita: “Sono partita dall’Italia circa 60 anni fa per sposarmi con l’uomo che amavo: ho vissuto sempre qui e ci sto bene, pure se l’inverno è freddo”. “Ma tornare in Italia?” incalzo. Macché: la nostra amica è felice di non avere a che fare con la burocrazia italiana, vero deterrente al rientro di tanti: “Qui la legge è chiara -prosegue- mentre in Italia ci vuole tempo per avere una risposta e poi magari qualcuno la impugna e ti porta in coorte (in tribunale, ndr), e si ricomincia da capo”.

Carmine e Giovanna vivono in Canada da una vita. Lei lavora in un ospedale, lui è stato un imprenditore nel ramo della ristorazione e dice: “con la burocrazia italiana non avrei mai potuto realizzare nulla di simile”. “Tornerete in Italia?”. “Sì, ma solo in vacanza, dopo l’estate che è troppo calda”. Gli alpini italiani, invece, hanno formato una loro delegazione Canadese, e periodicamente vengono davanti al monumento ai caduti che è vicino la chiesa per onorare solennemente la memoria dei commilitoni.

Intanto i giorni passano ed arriva anche il tempo del triduo di san Gabriele. Ogni giorno si esamina un tratto della sua vita, e si scopre l’attualità del suo messaggio. Tanto basta per rimanere ammirati di un giovane che, come diceva padre Norberto “Ha lavorato col cuore”. Intanto, sempre più numerosi gli italiani affollano le celebrazioni in onore di san Gabriele e qualcuno domanda di averne immagini e reliquie. Il nostro giovane santo è nel cuore di tutti, non solo degli abruzzesi. E arriva il giorno della festa: il racconto di alcuni miracoli di cui ho avuto testimonianza diretta dai pellegrini che vengono al Santuario, muove il cuore dei presenti. La commozione è grande. Le immagini di san Gabriele vanno via copiose nelle varie lingue, specialmente italiano e francese. E più di qualcuno domanda di chiedere l’intercessione del santo per le proprie esigenze o quelle dei propri cari. Si spengono le luci. Si ritira la porta della Chiesa. Finisce la festa e piano piano si tornerà alla normalità. Io riprenderò l’aereo, loro resteranno a Montreal. Ma nel cuore di tutti rimarrà il ricordo di una bella esperienza resa possibile proprio da san Gabriele, e la speranza che anche in terra canadese, i devoti di san Gabriele, possano godere la sua vicinanza ed ottenere le grazie implorate.

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