CREDO la vita eterna

By Michele Seccia
Pubblicato il 30 Settembre 2015

Le ultime verità di fede che affermiamo nel Credo ci portano a guardare oltre questa vita terrena: la risurrezione dei morti e la vita eterna. Sentire parlare di eternità ci lascia sempre un po’ perplessi, disorientati: è difficile immaginare come ci possa essere una realtà al di fuori del tempo e dello spazio. Eppure, a pensarci bene, ci sono esperienze che, pur vissute nella concretezza del tempo e dello spazio, ci danno la sensazione che il tempo non conta e nemmeno lo spazio entro il quale si vive: quando siamo innamorati vogliamo che questa condizione non abbia mai fine.

Cosa è la vita eterna? È la nostra relazione con Dio che ha inizio con il battesimo e non avrà fine (YC 156). Il catechismo dei giovani per aiutarci a comprendere meglio questa verità ci ricorda alcuni brani molto importanti di san Giovanni, che nella sua prima lettera ci dà la definizione “Dio è amore” (1Gv 4,16); e di san Paolo. Quest’ultimo, scrivendo ai Corinzi ribadisce che “l’amore non avrà mai fine” (1Cor 13,8). Dio è eterno, poiché è amore, e l’amore è eterno poiché è divino. Quando noi siamo nell’amore entriamo nel presente senza fine di Dio.

Caro amico/a, ciò che hai appena letto, non è un gioco di parole! Tanto meno un discorso sentimentale! Sono le parole della fede che ci orientano nella comprensione di ciò che sfugge ancora alla nostra esperienza. Per questo san Paolo nella stessa lettera ai Corinzi aggiunge: “Adesso vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia” (1Cor 13,12).

Con la morte giunge per ogni persona il momento della verità e ciascuno di noi sarà giudicato da Dio. Sin da piccoli abbiamo sentito parlare del paradiso, del purgatorio e dell’inferno come di tre luoghi che indicano la vita eterna; e la Divina Commedia di Dante, che tutti abbiamo studiato o, almeno imparato a leggere, cominciando a formarci delle idee sulla vita dopo la morte. Ebbene, più che pensare a quelle immagini e situazioni dei personaggi danteschi, scopriamo che il riferimento essenziale del giudizio è proprio l’amore.

Il cielo è l’attimo senza fine dell’amore di Dio. Nulla più ci separa dall’amore di Dio che la nostra anima ama e che ha cercato per una vita intera. Insieme con gli angeli e i santi possiamo rallegrarci per sempre di Dio e con Dio. Poter guardare Dio faccia a faccia è come un infinito attimo d’amore. (YC 158). Chi osserva lo sguardo d’amore di una coppia, chi vede un bambino attaccato al seno di sua madre, come se volesse conservare per sempre ogni sorriso, riesce a farsi un’idea del cielo.

Il purgatorio, che viene spesso presentato come un luogo, è in realtà una condizione. È in purgatorio chi muore nella grazia di Dio ma ha ancora bisogno di purificazione prima di poter vedere Dio faccia a faccia (YC 159). Dio guarda sempre la creatura con affetto e misericordia. Ce lo ha ricordato recentemente papa Francesco, annunciando il Giubileo straordinario della misericordia, perché Dio non è mai stanco di perdonare, mentre (purtroppo) è l’uomo che si stanca o rifiuta di chiedere perdono. Spesso per orgoglio o per autosufficienza o superbia, mentre quando si abbandona all’amore misericordioso del Padre, si ritrova nell’originaria condizione di figlio e, quindi, rimane accanto al Padre, nell’incontro straordinario che ci viene raccontato nella parabola del Padre e dei due figli che ci racconta Luca nel suo vangelo al capitolo 15. Così avverrà alla fine della nostra esistenza. Il Signore ci lascerà anche il tempo della nostra riflessione, perché non verrà meno la libertà di scelta, di accettare e abbandonarsi all’amore del Padre.

E l’inferno, allora, cos’è? (YC 161) è la condizione dell’eterna lontananza da Dio, assenza assoluta di amore, o incapacità di amore, diceva Dostoevskij. In altre parole, il consapevole e volontario rifiuto dell’amore del Padre misericordioso e clemente, colmo di tenerezza. Anche in questo caso Dio rispetta la libertà della creatura sino a lasciarci rifiutare, nonostante egli continui ad amare e perdonare. Come ha insegnato Gesù Cristo dall’alto della croce.

CARO AMICO/A, mi auguro che queste brevi riflessioni ti aiutino a comprendere la bellezza dell’amore divino. Ti auguro di cuore di sperimentare questa verità mentre ti propongo di venire al santuario per guardare con attenzione il dipinto raffigurante san Gabriele morente e con un aspetto estasiato va incontro al Signore tendendo le braccia verso la Vergine Santa.                                     misec@tiscali.it

 

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