“CON DIO PARLO TUTTI I GIORNI…”

intervista a Francesco Mondadori
By Gino Consorti
Pubblicato il 4 Settembre 2013

“SPESSO – AFFERMA IL GIOVANE EDITORE DI MOREMONDADORI – CI LAMENTIAMO PER QUELLO CHE NON VA SENZA RENDERCI CONTO, PERÒ, DI QUELLO CHE  QUOTIDIANAMENTE IL SIGNORE CI DONA… LA VICENDA GIUDIZIARIA DI SEGRATE? UN PECCATO CHE IN CERTE FAMIGLIE SI SIA ARRIVATI A COMBATTERE BATTAGLIE E A FARE DISCORSI A MIO AVVISO FUTILI. PER FORTUNA ALL’EPOCA ERO MOLTO PICCOLO…”

Portare un cognome come Mondadori non è cosa semplice. Tantome-no è una questione automatica il fatto che, grazie al cognome, in questo caso quello di una famiglia che ha fatto la storia dell’editoria, si nasca imparati… Ne sa qualcosa Francesco Mondadori, figlio di Leonardo, presidente della casa editrice fondata da suo nonno Arnoldo Mondadori, e Katherine Price, celebre ESPONENTE dell’interior design e amica di casa Kennedy. Il papà di Francesco, scomparso a 56 anni per un tumore al pancreas, tra le tante e prestigiose cariche ricoperte come quella di amministratore delegato di Retequattro, nel 1988 aveva fondato una propria casa editrice, la Leonardo Editore. Suo figlio Francesco però – e scopriremo nelle prossime righe il suo percorso – non aveva saltato per “censo” alcuna tappa formativa, svolgendo la cosiddetta gavetta così com’è giusto che sia per tutti.

Ma facciamo un passo indietro. Il giovane di casa Mondadori ha sempre sognato la libertà a tutto tondo. Dai diritti assegnati a ogni individuo dalla nostra costituzione fino alla possibilità di scegliersi il proprio destino senza alcun condizionamento. Ed è andata proprio così. Figlio del mondo nell’apprendere il “sapere” attraverso scuole e università al di qua e al di là dell’oceano, Francesco ha cercato la sua identità senza scorciatoie o situazioni di comodo. Giovane, affascinante, intelligente, brillante ma soprattutto trasparente nell’anima. I suoi occhi cerulei, infatti, fanno filtrare l’umiltà e la sincerità di un ragazzo  veramente speciale. Nonostante sin da bambino abbia respirato a pieni polmoni tra pile di libri e macchine tipografiche, ha sperimentato diversi sentieri di vita mettendosi sempre in gioco nonostante un cognome che comunque gli garantiva  una vita in discesa. Alla fine, però, dopo aver conseguito una laurea economica che poco si abbinava al suo pensiero artistico, si è reso conto che ciò che appagava pienamente la sua mente e soprattutto il suo cuore erano solo i libri. Ma, dettata dal suo carattere, ha scelto la via meno agevole. Anziché partire dall’alto sedendosi dietro una comoda scrivania dell’azienda di famiglia, ha voluto metterci faccia e cervello. Soprattutto il cervello investendo in un progetto innovativo ma nello stesso tempo anche audace. Realizzare, cioè, un prodotto in grado di competere con l’oggettistica presente nelle abitazioni. Un libro, in pratica, dalla lunga vita dove l’interesse di possederlo non muore con la lettura dell’ultima pagina. Con questo nobile e ambizioso obiettivo, dunque, ha dato vita a MoreMondadori, la casa editrice che magicamente mette insieme cultura e design. Un’idea editoriale che si trasforma, quando ovviamente è possibile, in pregiati complementi d’arredo.

Che altro dire di lui prima di metterlo sotto la nostra lente d’ingrandimento? Dopo tanti flirt accreditatigli in passato dagli esperti del gossip, oggi Francesco è superfidanzato. Anche se lei deve “dividerlo” con il suo cane. Un simpaticissimo bulldog inglese per il quale Francesco stravede e che per lui farebbe follie. Se lo porta dietro ovunque, anche in moto. Addirittura a causa della particolare costituzione fisica il suo fedele amico a quattro zampe non è in grado di viaggiare in aereo, di conseguenza il suo padrone ha rinunciato a far visita all’amata America, la sua seconda patria. E quando per lavoro non può proprio farne a meno lo lascia tra le mani sicure della sua dolce metà. Anche se in un paio di occasioni… No, gli ho promesso che non avrei raccontato questo aneddoto divertente…, quindi devo fermarmi qui. Anche perché è ora di ascoltarlo…

Partiamo con una domanda-identikit: chi è Francesco Mondadori?

Un ragazzo ormai non più giovanissimo che cerca di trovare la sua strada nel mondo. E grazie al cielo credo di esserci riuscito ritagliandomi un piccolo spazio nell’editoria.

Bello sforzo, potrebbe obiettare qualcuno, con quel cognome che ti ritrovi…

Invece ti posso assicurare che non è per niente una cosa automatica, nel modo più assoluto. E poi ho avuto la fortuna di non ricevere mai l’imposizione da parte dei miei genitori, sia di mio padre che era direttamente interessato, sia di mia madre. Quindi fino a vent’anni ho fatto tutt’altro, cercavo altrove la mia strada, avevo diverse passioni.

Poi cosa è accaduto?

Un bel giorno ho scoperto che la passione più grande ce l’avevo sotto casa. In pratica ho girato il mondo per capire, alla fine, che ciò che mi piaceva fare era proprio lì, a due passi…

A proposito di passi, facciamone uno indietro e parliamo del tuo percorso scolastico…

Prima ho studiato a Parigi presso la  American University, poi quando mio padre si è ammalato sono tornato in Italia a concludere il mio ciclo di studi alla Bocconi di Milano, anche se non era quello che volevo visto che ho una mentalità poco “economica”. Successivamente ho vissuto a Parigi, Los Angeles, New York e Dubai prima di piantare nuovamente la tenda in Italia.

Nel frattempo in America, tanto per ammazzare il tempo, hai conseguito un master…

Una sorta di laurea breve di un anno in Music Business. La musica, infatti è l’altra mia passione. Ma visto che non sono in grado di cantare essendo stonato come pochi ho deciso di stare dietro, dall’altra parte del palcoscenico…

Restando alle tue passioni, veramente quella per i libri non ti è stata “lasciata in eredità”?

No, come ti dicevo grazie al buon senso dei miei genitori non ho mai visto il mio cognome come una cosa vincolante.

Quindi se ti fossi chiamato ad esempio Francesco Rossi avresti avuto lo stesso percorso?

Probabilmente sì, la mia passione per i libri sarebbe comunque uscita.

Che età avevi quando è morto tuo padre?

Diciannove anni.

Che ricordi ti porti dentro?

Ricordi bellissimi, avevamo un legame particolare, facevamo tutto insieme, vivevano le stesse passioni a iniziare dal Milan, la nostra squadra del cuore. Trascorrevamo insieme tutte le vacanze e i momenti di svago. Era sempre disponibile con tutti.

Cosa ti manca di più di lui?

Sicuramente il contatto, il non averlo vicino e il non sentire più la sua voce.

Se potessi rivederlo per un’ultima volta cosa gli chiederesti?

Probabilmente qualche dritta per il lavoro… Gli chiederei un parere su quanto sto facendo.

Credi apprezzerebbe MoreMondadori?

Se oggi potesse vedermi credo che sarebbe contento e forse anche fiero di ciò che sto facendo. Nello stesso tempo, però, da bravo imprenditore sicuramente si mostrerebbe severo ed esigente. Non sarebbe per niente “tenero” nei giudizi visto che amava fare le cose sempre nel modo migliore.

A distanza di anni che lettura dai alla conversione di tuo padre raccontata nel famoso libro-intervista Conversione, una storia personale di Vittorio Messori?

È stata una cosa molto particolare anche se lui è sempre stato un cattolico credente e a livello editoriale è stato molto vicino al mondo cattolico pubblicando diversi libri su Giovanni Paolo II. Però, come capita a tanti, a iniziare da me, è stato molto meno praticante… Con il passare degli anni e con l’arrivo di quel brutto male ha vissuto un processo che lo ha portato ad avvicinarsi incredibilmente alla fede, vivendo da cristiano esemplare. Credo che il libro pubblicato con Messori rappresenti l’apice del suo percorso interiore. In pratica ha reso pubblico il suo travaglio conclusosi con la conquista della luce. Adesso, a distanza di anni, rileggendo quel libro capisco che è stata una scelta molto coraggiosa, soprattutto in quell’epoca piena di eccessi e di contraddizioni. Per lui deve essere stato veramente scioccante e nello stesso tempo coraggioso renderla pubblica.

All’epoca avevi notato qualche cambiamento nel suo vivere quotidiano?

Lo vedevo frequentare assiduamente la chiesa, tutte le domeniche partecipava alla messa e aveva un comportamento ancor più rispettoso e altruista. Una volta riabbracciata la fede l’ho visto molto più sereno, con l’anima in pace.

Come ha affrontato la malattia?

Sapeva che sarebbe stata una sfida difficile ma, fedele al suo carattere, credeva di vincere anche quella battaglia. Non pensava assolutamente di uscirne sconfitto. Sapeva di doverci convivere ma non di soccombere.

Come nasce MoreMondadori?

Prima di “mettere al mondo” questa piccola casa editrice lavoravo alla Leonardo International, la casa editrice di mio padre dove ho svolto tutta la mia gavetta. Lì, però, c’erano soci con idee più o meno diverse. Siccome in tutte le cose che faccio ci metto l’anima e il corpo, alla fine ho preferito avere la mia indipendenza di pensiero. Quindi, dopo una lunga riflessione, ho deciso di andare via seguendo un’altra strada. Indubbiamente non far parte più della Leonardo Mondadori mi ha procurato non pochi dolori, lì sono cresciuto e ho imparato il “mestiere”. Oggi, però, a due anni di distanza, posso dire di essere felice: ogni mattina vado al lavoro in un ufficio dove ad attendermi c’è la mia indipendenza… E, compatibilmente con il tempo, posso fare le cose che mi piacciono di più. Giornalmente mi confronto con la realtà della vita e del lavoro e, grazie anche ad alcuni errori, riesco a crescere.

Parlaci allora di questa tua “creatura”. Sbaglio se dico che è un qualcosa in più di una classica casa editrice?

Non so se è così ma è quello che mi auguro. Noi ci poniamo come casa editrice di libri fotografici e illustrati. In più, ed è un mio pallino, puntiamo a far sì che il libro possa competere, ovviamente quando è possibile, con l’oggettistica casalinga. Quindi le nostre creazioni, i nostri volumi sono fatti per essere degli oggetti prima ancora che dei libri. Questo è il focus che ci differenzia dalle altre case editrici. Ovviamente abbiamo anche una linea più tradizionale ed è quella che nasce dalla collaborazione con la comunità di Sant’Egidio. Una forza incredibile che produce tante cose. Anche se noi rappresentiamo una piccola parte della “filiera” siamo contentissimi di pubblicare i loro lavori.

Ma il mercato come risponde?

Te lo dirò nel 2014, quando avremo messo in commercio alcune nostre idee…

Tipo?

Tra le prossime uscite ci sarà l’edizione limitata di I Love Mary, il bellissimo volume fotografico di Sergio Ramazzotti che propone numerose e inaspettate immagini della Madonna raccolte nei luoghi più sperduti e impensabili del pianeta.

In cosa consiste l’edizione limitata?

È un contenitore realizzato a mano, in plexiglass e acciaio, che rappresenta, senza voler essere blasfemi, una sorta di piccolo tabernacolo al cui interno è conservato il libro. Sarà venduto in diverse colorazioni e modalità.

Insomma un libro da leggere ma anche da ammirare…

Esattamente. Il nostro obiettivo è quello di inserire i nostri “prodotti” nell’elenco virtuale di un potenziale acquirente in cerca di qualcosa di bello e particolare che arredi la propria casa. A me, ad esempio, basterebbe che tra le eventuali opzioni di acquisto, tra un quadro e una stampa finisse anche quella di un libro di MoreMondadori…

Altre novità in cantiere?

A Natale pubblicheremo un libro realizzato insieme a un giovane fotografo siciliano, Salvo Sportato, che è andato a fotografare tutte le miniere di zolfo abbandonate in Sicilia. È un volume sorprendente che racconta una sorta di piccola Chernobyl siciliana… Ovviamente il nucleare non c’entra nulla, il paragone con la città ucraina è dato da posti che sembrano siano stati abbandonati da un giorno all’altro. Ci sono, ad esempio, i giornali dell’epoca ancora aperti oppure le scarpe dei minatori… Il tutto incorniciato da colori incredibili. È un qualcosa di veramente affascinante.

Sulla “guerra di Segrate”, così come i media nei lunghi anni di cronaca hanno etichettato la storia degli eredi di Arnoldo Mondadori, quale pensiero hai maturato?

In totale onestà ti dico che per fortuna all’epoca ero molto piccolo… Sono dinamiche che oggi, alla luce dei fatti, sono più facili da giudicare. È un peccato che in certe famiglie si sia arrivati a combattere “battaglie” e a fare discorsi a mio avviso futili. Non doveva accadere. La vita, comunque, va avanti. Per fortuna…

Quindi nessun rancore?

Negli anni, naturalmente, mi sono fatto un’opinione ma detto questo rispetto pienamente quello che è stato fatto. Anche perché certe cose le conosco e le vivo dall’interno, quindi so benissimo come sono andate realmente. Ovviamente un po’ di malinconia per quella storia c’è.

Prima accennavi alla tua fede un po’ “ballerina”… Ti va di parlarne?

Certamente. Diciamo che ho avuto anch’io degli alti e bassi.

Ora la freccia dove punta?

Direi nel mezzo… Da piccolo avevo una tata che mi educava ad avere un rapporto molto diverso da quello che, ad esempio, ti insegnano a scuola.

Perché cosa insegnano a scuola?

A dire la tua preghiera quotidiana e quindi a metterti al sicuro per il resto della giornata…

Visti i tempi che viviamo sarebbe già un qualcosa…

Sicuramente, ma sia la tata che mia madre, che è protestante, mi hanno insegnato a rapportarmi in modo diverso con Dio.

E cioè?

Attraverso un dialogo continuo. Ecco, allora, che spesso mi ritrovo a dialogare con lui in tante situazioni.

Ad esempio?

Recentemente è capitato di trovarmi in un posto magnifico e in pace con me stesso: bene, in quel momento ho avvertito la necessità di ringraziare il Signore per quanto stavo vivendo… Spesso, infatti, noi ci lamentiamo per quello che non va senza renderci conto, però, di quello che quotidianamente  egli ci dona. Di ciò che ci circonda e delle fortune che riceviamo ogni giorno che apriamo gli occhi…

Non spetta a me giudicare, ma forse l’asticella che misura il tuo rapporto con la fede andrebbe spostata un po’ più verso l’alto…

Non saprei cosa dire… Sicuramente, invece, so di aver sempre avuto paura degli automatismi, di conseguenza il fatto di pregare in maniera quasi automatica non riempiva il vuoto che avevo dentro. Certamente qualcuno potrebbe accusarmi di aver scelto una “scorciatoia” comoda tenendo  fuori dai miei “doveri” di cristiano tutta una serie di comportamenti “istituzionali”, come ad esempio partecipare regolarmente alla messa oppure frequentare la parrocchia. Forse potrebbe esserci anche un fondamento di verità, ma questo è il mio modo di vivere oggi il rapporto con Dio. Lo faccio dialogandoci e interpellando costantemente la mia coscienza. Inoltre faccio di tutto per avere sempre un comportamento rispettoso e corretto nei confronti del prossimo.

È vero che tra le figure della chiesa che più di altre ti hanno scosso nell’intimo c’è quella di papa Wojtyla?

Assolutamente sì. È stata una vera e propria folgorazione. Ho avuto la fortuna di conoscerlo quando avevo circa 12 anni. Immagina di essere un ragazzino che in un weekend viene “costretto” dalla famiglia ad andare, da Milano a Roma, a vedere il papa… Un “imprevisto” che manda all’aria tutti i tuoi programmi domenicali, a iniziare dalla partita allo stadio della tua squadra del cuore…

Invece quel viaggio ne valse la pena…

Proprio così. Mi ricordo l’impatto che ebbi nel vedere questa persona… A un bambino della mia età poteva dire poco o niente. Invece rimasi praticamente paralizzato nel vederlo. Ancora oggi non riesco a spiegare bene la sensazione che provai. Avvertii forte, però, la percezione di trovarmi dinanzi a un qualcosa di magico, di superiore. Un personaggio affascinante e carismatico. Per catturare così profondamente l’attenzione di un ragazzo della mia età quell’uomo doveva per forza avere qualcosa di speciale. E tutto il suo lungo pontificato, infatti, lo ha dimostrato.

Immagino, allora, che anche papa Francesco si sia già guadagnato la tua simpatia…

In lui nutro le stesse speranze che avevo in Giovanni Paolo II. Spero con tutto il cuore che possa veramente riportare il mondo della chiesa a ciò che a mio avviso, dovrebbe essere.

A cosa ti riferisci?

Al fatto che ultimamente ci siano state delle degenerazioni. L’essere umano, si sa, è debole e siccome anche la chiesa è composta di persone è inevitabile che accadano certe cose. Papa Francesco, però, sta facendo un bel lavoro, speriamo continui così.

Oltrepassiamo il Tevere… Dammi un voto, da uno a dieci, alla nostra classe politica…

Per la fiducia gli darei uno. E considera che sono uno che ripone molta fiducia nel prossimo… Senza voler inimicarmi una larga fetta di politici dico che è un grosso dispiacere vedere, oggi, come nel nostro paese la politica rappresenti un fenomeno unico rispetto al resto del mondo. Essendo mia madre americana sono per metà a stelle e strisce e di conseguenza tocco con mano dei contrasti incredibili rispetto alla nostra classe politica.

Tipo?

In America o anche in Inghilterra, tanto per fare qualche esempio, ci sono politici che si dimettono solo perché casomai acquistano un panino che è costato di più del budget previsto… Se ciò lo paragoni a quello che accade in Italia ti rendi conto che viviamo proprio in un altro mondo. Sarebbe bello che anche noi, allora, ci soffermassimo a discutere sul costo elevato di un panino…

Ma a tuo avviso queste differenze cosa producono?

Un grosso dispiacere e un grande vuoto. La politica, infatti, è parte integrante del nostro tessuto e se non gira nel verso giusto anche il resto del paese va a rotoli.

Come se ne esce allora?

La vedo dura. Fin quando questi signori non si renderanno conto di tutto ciò resteremo un paese con almeno una marcia in meno rispetto agli altri. E poi c’è un aspetto che mi fa molto arrabbiare…

Cosa?

Noi passiamo il tempo a battere i pugni lamentandoci di quello che non va, però al momento di cambiare le cose nessuno fa niente per mettere in piedi una protesta civile ed efficace. Seguitiamo a prendere bastonate da tutte le parti, ci lamentiamo ma non facciamo nulla per cambiare le cose. È vero che purtroppo abbiamo una classe politica allucinante, ma noi non facciamo nulla di concreto per almeno tentare di farle cambiare direzione…

Cos’è una sorta di chiamata alle armi?

Per carità, quello che auspico è una rivoluzione culturale e di pensiero.

Partendo da cosa?

Dai giovani, coloro che devono prendersi il futuro. Ci sono dei ragazzi, ad esempio, che al di là del Mediterraneo recentemente si sono resi artefici di rivoluzioni incredibili… A me ha dato tanta forza vederli, ragazzi che vivevano sotto regime, uno status assai peggio del nostro. Eppure sono scesi in piazza sfidando i proiettili per portare a casa un loro credo… Sia chiaro, non chiedo certamente di scendere in piazza impugnando le armi e sfidare le pallottole, ma se ce l’hanno fatta loro noi cosa aspettiamo? Le cose, infatti, non le cambi lamentandoti, hai bisogno di azioni per farlo.

Tu cosa cambieresti nel sistema Italia?

Sotto certi punti di vista siamo un paese spettacolare, purtroppo, però, spesso ce ne dimentichiamo… Ecco, vorrei che ci rendessimo conto dell’immenso patrimonio che abbiamo per sfruttarlo nel modo migliore. Inoltre, in generale, auspicherei un po’ più di buon senso.

Che idea hai della crisi economica che stiamo vivendo?

Stiamo pagando i tanti eccessi del passato. La soluzione? Io, nel mio piccolo, ci sto provando lavorando e buttando il cuore oltre l’ostacolo.

Tanti giovani, però, il lavoro non ce l’hanno…

Lo so ed è un dramma a cui bisogna porre immediatamente rimedio con interventi concreti e risolutivi. E comunque dico che bisogna avere tanta fiducia nonostante le cose oggi non vadano nel verso giusto.

Dalla tua esperienza privilegiata di “studente del mondo” credi che oggi la nostra scuola sia competitiva?

In Italia senza dubbio abbiamo delle eccellenze incredibili, il problema è il dopo. Tu puoi avere anche delle ottime università ma se un nostro laureato si trova senza opportunità di lavoro cosa te ne fai? Quanti esempi ci sono di giovani laureati che da noi ricevono al massimo qualche stage gratuito mentre, non appena mettono il naso fuori  ricevono contratti remunerativi e grande considerazione? Noi siamo incredibilmente bravi a non valorizzarli…

Ritieni che oggi in Italia il sistema cultura funzioni?

Sarebbe carino se ci svegliassimo un po’… Io metto la cultura al pari del turismo. Il nostro paese, ovunque guardiamo, sprizza cultura da tutte le parti. Faccio un paragone con l’America, che è una nazione incredibilmente più giovane dell’Italia ma che al contrario nostro riesce a valorizzare le cose in modo pazzesco. Pensa, ad esempio, cosa accadrebbe se un americano avesse in mano Pompei… Noi, invece, come ci comportiamo con una simile meraviglia? La facciamo cadere a pezzi e nel frattempo consentiamo a tanti di rubare alcune opere d’arte… Oppure vogliamo parlare del Colosseo? Ma può essere mai possibile che quello che è il nostro biglietto da visita per ciò che riguarda la cultura e la storia debba vedere un privato che, di tasca propria, investa 25 milioni di euro per ristrutturarlo? E meno male che ci sono persone del genere…

Quali sono le passioni di Francesco Mondadori?

L’hip hop e lo sport. Per quanto riguarda la musica tutto nasce da un incontro avuto anni fa con Clave Deves, che nel mondo della musica americana è considerato un guru. È un vecchio amico di famiglia. L’ho conosciuto da piccolo e dopo aver ascoltato quella musica così strana me ne sono innamorato pazzamente. Mi ricordo bene l’episodio: mise su una canzone di Notorius G e fu un colpo di fulmine. Da quel giorno seguo concerti, ascolto canzoni e studio tutto quello che c’è intorno a questo mondo.

E poi c’è il Milan, una parola che sinceramente fatico a pronunciare e a scrivere…

Immagino bene…, ho notato i braccialetti nerazzurri che porti al polso… Per dieci anni, dopo la scomparsa di mio padre, ho fatto parte del consiglio di amministrazione, certamente non per meriti personali ma per l’amicizia che legava la mia famiglia a quella di Silvio Berlusconi. T’immagini un ragazzo di 19 anni che entra nella sala delle coppe del Milan…? A pensarci mi tremano ancora le gambe.

Sinceramente, pur sforzandomi, non riesco proprio a immaginarlo… Scherzo, ovviamente (bugia!). Visto che sei stato tu a fare il nome di Silvio Berlusconi non posso allora non chiederti un parere sulle sue recenti vicende giudiziarie…

Hai con te una scorta di microcassette per registrare…?

Purtroppo no, però oltre al registratore tradizionale ho anche quello digitale con una memoria molto capiente… Il problema è il treno di ritorno che non mi aspetta… Sarebbe meglio, allora, una risposta in pillole, anche se l’argomento, giustamente, meriterebbe ben altro spazio…

La situazione, a mio avviso, credo sia troppo viziata da entrambe le parti. Purtroppo certi atteggiamenti di una buona fetta della classe politica, compreso Berlusconi, sono lì sotto gli occhi di tutti. È altrettanto vero, però, che quando c’è di mezzo Berlusconi la giustizia si muove con tempi e modi particolari… Vorrei che questo trattamento, allora, venisse riservato a tutti i cittadini… Dico questo per esperienza personale, visto che per responsabilità non mie mi sono trovato impelagato in vicende giudiziarie allucinanti. Ho toccato con mano il sistema giustizia e prima di raggiungere la sentenza definitiva ho visto scorrere davanti a me lunghi anni che mi sono costati denaro, stress e perdita di tempo. È grave e pericoloso, dunque, applicare due pesi e due misure… Ovviamente cerco di andare al di là della vicenda di Berlusconi.

Le responsabilità, però, nel caso della condanna di Berlusconi, secondo i giudici sarebbero più che evidenti… Altro discorso, credo condiviso dalla totalità degli italiani, è l’auspicio di una giustizia rapida per tutti…

Bene, ripartiamo allora da zero, ma come esempio o come spunto non possiamo prendere la vicenda di Berlusconi, un caso come dicevo prima viziato da entrambe le parti. È giusto che la giustizia sia rapida per tutti, però dev’essere così veramente… Per non parlare poi di certe notizie che dovrebbero essere riservate e che invece, guarda caso, con un tempismo sorprendente compaiono su determinati giornali…

E dei grillini che ne pensi?

Non ho nessun problema a dire che ho votato per loro e che nello stesso tempo, però, sono rimasto un po’ deluso dal loro successivo atteggiamento. Anche se per la verità, conoscendoli e conoscendo come funziona il sistema, sono più deluso dal fatto che abbiano iniziato a fare il gioco della vecchia politica.

Cioè?

Dovevano spingere di più contro il sistema e non invece, ad esempio, puntare solo sugli scontrini. Comunque se ci si ricorda del “fuori tutti” ribadito più volte da Grillo in campagna elettorale non ci si può sorprendere del successivo atteggiamento di chiusura a ogni tipo di alleanza…

Ma non ritieni che non avendo avuto i numeri per governare da solo l’unica strada era quella di un’alleanza “a tempo” in modo da portare a casa alcuni punti prioritari per poi ridare la parola agli elettori?

Forse, però non me la sento di prendermela con queste persone, come invece sta facendo oggi la gran parte dei media. In fin dei conti loro sono entrati da pochi mesi in parlamento mentre la gran parte dei nostri politici sui banchi del parlamento ha visto cambiare il colore dei capelli… Sono lì da trent’anni e oggi dicono che la colpa è di Grillo…

Secondo te sarebbe più auspicabile Barbara Berlusconi alla presidenza del Milan o sua sorella Marina alla guida del Pdl?

Sono due cose diverse. Sia per Marina che per la politica auspicherei che non scendesse in campo, proprio per i discorsi che facevo prima. E poi sinceramente non penso che sia una sua volontà, credo che altri stiano cercando di tirarla dentro. Per quanto riguarda Barbara e il Milan, invece, se la sua passione è confermata come sembra, glielo auguro sperando in altri successi.

Tu l’avresti confermato Allegri?

Tutta la vita. È un sergente di ferro che ha fatto solo il bene del Milan, anche se stravedo per Seedorf e mi auguro che un giorno possa allenare il Milan. È un uomo straordinario.

Quale libro ti porteresti su un’isola deserta?

La scelta sarebbe facilissima, l’inferno di Dante. È stato il primo libro di cui mi sono innamorato da bambino. Leggendolo ho capito veramente cosa è in grado di darti un libro. Proprio in questo periodo lo sto ripassando…

C’è una cosa che non rifaresti nella tua vita?

Rimanere in Italia dopo aver ultimato, in una scuola inglese, una sorta di equivalente delle scuole medie. All’epoca un’università di Los Angeles aveva accettato la mia domanda ma rifiutai. Avevo 17 anni, sarei dovuto andare dall’altra parte del mondo lasciando tutte le certezze che avevo qui. Alla fine ho fatto il mammone rinunciandovi. Senza dubbio è il più grande rimpianto che ho.

E la cosa di cui vai più fiero?

Forse il modo positivo con cui cerco di affrontare la vita. Sono uno di quelli che pensa che se non si è invidiosi e si agisce correttamente con tutti, anche quando le cose vanno male, prima o poi quel comportamento ti ripagherà.

Il difetto a cui stai lavorando con più dedizione…?

Certe volte vorrei tutto e subito. Ma mi sto impegnando parecchio, quantomeno a smussarlo…

In conclusione, il tuo primo pensiero la mattina a chi va?

In tutta onestà a questo mio ufficio, a questplexiglase mura che mi hanno completamente assorbito la vita. Le preoccupazioni sono tante, quindi la mattina, appena mi sveglio, penso a loro e a come affrontare la giornata.

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