ATTRAZIONE PER I FONDI COMUNI

economia & finanza
By Bruno Scarano
Pubblicato il 2 Luglio 2017

Da un recente studio di Assogestioni (Associazione del risparmio gestito), il 2016 ha visto crescere di 200.000 unità il numero di risparmiatori che investono nei fondi comuni italiani toccando quota 6,6 milioni. La ricerca mette in luce un trend positivo che prosegue dal 2013 e coincide con la ripresa della raccolta sui fondi domestici che negli ultimi quarantotto mesi hanno raccolto complessivamente 75 miliardi di euro.

La distribuzione del patrimonio conferma le evidenze registrate su tutto il periodo di analisi, ossia dal 2002. Infatti, il 10% dei sottoscrittori più ricchi detiene quasi la metà del patrimonio complessivo e metà dei sottoscrittori investe circa 15 mila euro che rappresenta il patrimonio medio. Il portafoglio d’investimento è, invece, pari a 31.631 euro.

L’analisi registra inoltre delle interessanti dinamiche sul piano delle caratteristiche anagrafiche. In particolare, prosegue il riequilibrio tra le proporzioni dei generi: le donne, a fine 2016, rappresentano il 46% dei sottoscrittori, colmando di 10 punti percentuali il gap iniziale del 2002 che superava di poco il 16%.

Analizzando, invece, la distribuzione geografica dei sottoscrittori si conferma che il 65% degli investitori risiede al Nord, il 18% nel Centro e il restante 17% nel Sud e nelle Isole. Il tasso di partecipazione, inteso come il rapporto tra il numero di sottoscrittori e la popolazione residente, si conferma più alto nelle regioni settentrionali con i picchi di Emilia-Romagna (17,5%), Lombardia (16,4%) e Piemonte (15,6%). Questi valori calano progressivamente andando verso Sud, dove i tassi di partecipazione sono ampiamente sotto la media nazionale dell’11%. Il dato la dice lunga sulla distribuzione della ricchezza che si concentra per lo più nel centro nord. (tab.n.1)

Interessante vedere l’età media anagrafica, a fine 2016 è di 59 anni. Dal 2002 la quota dei sottoscrittori di età compresa tra i 26 e i 35 anni è scesa dal 15% al 7%, quella degli investitori più anziani (oltre i 75 anni) è invece cresciuta passando dal 9% al 19% circa. Si mantengono più stabili le fasce intermedie.

Osservando la partecipazione al mercato dei fondi per fasce d’età si riscontrano alcuni segnali incoraggianti per le fasce più giovani della popolazione. Dal 2014, infatti, è in crescita il tasso di partecipazione per le due fasce di età fino ai 35 anni (minori di 26 anni; 26-35 anni), segno che in valore assoluto stanno leggermente aumentando i risparmiatori più giovani.

Nel corso dei quindici anni del periodo di analisi sono invece certamente cambiate le scelte d’investimento dei sottoscrittori di fondi italiani. Coloro che nel 2002 investivano prevalentemente (almeno il 70% del proprio portafoglio) in fondi azionari erano quasi il 25%; il loro peso è diminuito costantemente nel tempo e nel 2016 si registra il minimo storico del 7%. Più volatile l’investimento in fondi di liquidità: nel biennio 2008-2009 un sottoscrittore su cinque concentrava il proprio portafoglio su questa tipologia di fondi, oggi sono solo il 3%.

I fondi flessibili hanno registrato la dinamica di crescita più pronunciata e oggi rappresentano la scelta principale del 36% dei sottoscrittori, confermando per il secondo anno consecutivo il sorpasso sui fondi obbligazionari. Questi ultimi sono stati storicamente la categoria più gradita dai risparmiatori toccando punte superiore al 40%.

Per quanto riguarda la modalità di sottoscrizione dei fondi, il versamento unico (Pic) è scelto da quasi il 70% dei sottoscrittori, ma negli ultimi 10 anni è raddoppiata la percentuale di coloro che scelgono la via esclusiva dei piani di accumulo (Pac). Infatti, tra il 2006 e il 2016, questa forma di sottoscrizione è passata dal 9,6% al 19%. Rimane stabile il ruolo predominante del canale bancario nella distribuzione dei fondi italiani: 93% nel 2016.

scaranobruno7@gmail.com

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