ECCO LA SPACE ECONOMY

Sembra tutt’oggi fantascienza ma pian piano, già ora, comincia a prendere una forma reale. La space economy è la catena di sistema che, partendo dalla ricerca, sviluppo e realizzazione delle infrastrutture spaziali arriva fino alla generazione di prodotti e servizi innovativi (servizi di telecomunicazioni, di navigazione e posizionamento, di monitoraggio ambientale, previsioni meteo, eccetera). Se pensiamo che già nel 1967 fu fondato in Abruzzo il centro spaziale del Fucino (Telespazio), si può intuire facilmente che tutto sommato lo spazio non è lontano. Anche senza accorgercene, di fatto, lo utilizziamo tutti i giorni: quando usiamo il gps del navigatore o delle app per raggiungere un certo luogo, quando ci facciamo una foto con lo smartphone dotato di sensori, quando mangiamo del cibo confezionato (le macchine di impacchettamento utilizzano una tecnologia che arriva dallo spazio), quando montiamo sulle nostre auto o nelle nostre case impianti satellitari come antifurti o antenne. L’Italia, d’altronde, vanta una lunga tradizione nelle attività spaziali: siamo state tra le prime nazioni al mondo a lanciare e operare in orbita satelliti, rientriamo tra i paesi fondatori dell’Agenzia Spaziale Europea, di cui oggi siamo il terzo finanziatore e siamo la sesta potenza a livello mondiale nel settore spaziale. Siamo uno dei paesi più avanzati per quanto riguarda la ricerca scientifica e tecnologica nel comparto aerospaziale, potendo contare su di una filiera industriale completa.

Il mondo dello spazio è un po’ come internet. Inizialmente la Rete era un’infrastruttura gestita dai governi per scopi militari, di gestione pubblica, con poche attività di carattere commerciale. Quando sono scesi in campo gli operatori commerciali con la possibilità per tutti di utilizzare internet, ogni cosa è cambiata, compresi i mercati. Nello spazio sta succedendo la stessa cosa: è sempre stato visto e controllato dai governi, le missioni spaziali sono state controllate da Nasa ed Esa, cioè enti di emanazione governativa. Il cambiamento è arrivato con l’ingresso nel mercato dei soggetti commerciali, coinciso con il perfezionamento dei satelliti. Negli anni sono stati costruiti piccoli, micro e nano satelliti: pesano da un chilo, a dieci o a cento chili e, assicurano lo stesso risultato di satelliti molto più grandi, vengono inviati nello spazio costellazioni di piccoli satelliti, legati tra loro da algoritmi e sistemi di comunicazione.

I costi di produzione, manutenzione e lancio sono notevolmente ridotti: questo permette l’ingresso sul mercato di diversi attori commerciali e non, comprese le startup, che hanno portato, e porteranno sempre di più, alla crescita della space economy. Sono tante le attività che si possono fare con i dati di derivazione spaziale: tutela di beni artistici e parchi archeologici, agricoltura  (oggi compagnie di assicurazione assicurano il rischio degli agricoltori collegato a eventi atmosferici, in particolar modo alle grandinate), coltura ittica e pesci allevati in mare (monitoraggio dello stato dell’acqua, la qualità della stessa e la prevenzione di rischi derivanti da alghe, meduse o inquinamento che possono danneggiare l’industria del pesce), industria mineraria spaziale (nello spazio ci sono sostanze che sulla Terra scarseggiano o mancano), oceanografia, meteorologia, sicurezza e così via.

Tante buone cose, insomma, ed il futuro è già alle porte e alla portata di tutti.

L'ECO di San Gabriele
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