ECCO COME TI LEGGO L’ANIMA…

“Analizzando attentamente l’insieme dei segni – osserva l’autrice dell’interessante libro le sfumature della scrittura – si possono svelare anche i segreti più nascosti della personalità. Per esempio si può capire in quale dei sette vizi capitali ci si sta imbattendo: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia o accidia?”
Lo sviluppo – poco tempo fa impensabile – che ha investito i mezzi e le tecniche di comunicazione ha assunto i connotati di una vera e propria rivoluzione. Ormai la posta elettronica, facebook, twitter, gli sms e quant’altro hanno annullato i limiti dello spazio e del tempo, accomunando milioni e milioni di persone. Nello stesso tempo, però, questa trasformazione ha dato alla luce anche una sorta di omologazione che, inevitabilmente, a sua volta ha causato l’inaridimento del linguaggio. Pensiamo, ad esempio, agli sms infarciti di tvb (ti voglio bene), ki (chi), 6 (sei) xro (però), grz (grazie), eccetera. Via gli orpelli, via ogni sfumatura di un sentimento o di un’emozione, via le vibrazioni che l’anima trasmette alla mano che riempie il foglio bianco… Una situazione che per certi versi ci ricorda quella raccontata dal celebre scrittore argentino Borges, dove i cartografi d’oriente furono incaricati dal re di realizzare una cartina il più possibile corrispondente all’impero. Dopo varie evoluzioni, sempre più precise e somiglianti all’originale, come prodotto ultimo fornirono una carta gigantesca con una raffigurazione del territorio in scala uno a uno. Precisissima ma nello stesso tempo inutilizzabile in quanto copriva fisicamente tutto il reame…

Bene, anzi male: tutto ciò, ovviamente con i dovuti distinguo, a mio avviso oggi  sta accadendo nel mondo della comunicazione dove il continuo e rapido processo evolutivo, perfetto come la mappa dei cartografi, ha messo però in crisi il tradizionale modo di relazionarsi evidenziando limiti pericolosi. Sono sempre più i ragazzi, ad esempio, che fanno una fatica pazzesca a scrivere a mano. C’è la stentatezza del gesto grafico mentre non ci sono più la serenità, la spensieratezza di una volta. Quando magari si aveva davanti solo un semplice foglio di carta e una penna… “Attrezzi” così cari alla nostra “ospite” di novembre, Candida Livatino, la grafologa più famosa d’Italia. Giornalista pubblicista e perito grafologo, è specializzata in diverse aree della grafologia, fra le quali l’analisi della scrittura e dei disegni dell’età evolutiva e la valutazione grafologica finalizzata alla selezione del personale. Attualmente collabora con i rotocalchi di informazione Mattino Cinque, Pomeriggio Cinque, Domenica Cinque e Quarto Grado e con i telegiornali del gruppo Mediaset. Cura inoltre rubriche su Vero, Confidenze, AZ Franchising e Business People. Vincitrice del Premio Barocco 2013, per Sperling & Kupfer ha pubblicato due volumi di successo, I segreti della scrittura e Le sfumature della scrittura (pp.175, euro 17,00), quest’ultimo da poco in libreria.

Candida Livatino, cugina del giovane magistrato siciliano Rosario Livatino, ucciso a 38 anni il 21 settembre del 1990 per mano di quattro sicari assoldati dalla Stidda agrigentina, l’organizzazione mafiosa in contrasto con Cosa nostra, attraverso lo studio della scrittura riesce a dare una forma all’anima. Professionista di grande sensibilità, spessore umano e intelligenza, come in un puzzle analizzando segni e sfumature mette ogni pezzo al proprio posto tirando fuori fedelmente, da poche righe di scritto, la personalità dell’interlocutore di turno. Nel suo ultimo libro l’autrice ci insegna i segreti per leggere le “tracce” lasciate dalla penna attraverso chiari esempi illustrati e profili di molti personaggi dello spettacolo. E nessuno riesce a nascondersi, compresi vizi e debolezze.

Andiamo allora a scoprire questo mondo intrigante mettendo sotto i riflettori un personaggio altrettanto affascinante e ricco di sorprese. Candida Livatino mi aspetta nella sua abitazione a Milano. Prima di immergersi nel suo lavoro quotidiano, interagendo in maniera speciale con quanti chiedono lumi al suo sapere, è pronta a rispondere ai nostri interrogativi.

Come nasce la sua passione per la grafologia?

Il tutto nasce circa vent’anni fa da una bellissima storia d’amore. L’amore per mio figlio che oggi ha 27 anni ma all’epoca era un ragazzino la cui scrittura faceva impazzire gli insegnanti…

Perché?

Scriveva talmente male che avevano difficoltà a leggere i suoi temi. Temevo allora che avesse qualche difficoltà, anche se i contenuti e la forma erano buoni. La grafia, però, era assolutamente illeggibile, sembrava l’arabo.

Quindi cosa ha fatto?

Mi sono rivolta a una scuola di grafologia per cercare di capirci meglio.

E cosa le hanno detto?

Matteo non aveva nessun problema particolare, scriveva così perché la sua mano rincorreva la mente. È tipico di chi ha tante cose da dire, la mente va oltre e la mano rincorre a fatica scrivendo in maniera quasi illeggibile. In quel momento, allora, mi sono innamorata della grafologia.

Ma anche da adulto la mano di suo figlio ha continuato a rincorrere il pensiero?

Non più, anche se, ironia della sorte, oggi scrive e parla in arabo meglio che in italiano…

Una volta sbocciato l’amore per la scrittura ha frequentato una scuola specializzata?

Sì, ho seguito l’intero ciclo di studi, tre di grafologia e due di specializzazione,  facendo diversi sacrifici.

Aveva già un’occupazione?

Prima lavoravo in un’azienda, poi invece ho fatto la mamma a tempo pieno. All’epoca mio figlio era piccolo e rimettersi in discussione a una certa età necessita di un po’ di coraggio… In cambio, però, ho ricevuto grandi soddisfazioni.

In famiglia come l’hanno presa?

Benissimo. Erano e sono orgogliosi della grande passione e dei numerosi sacrifici alla base di questo mio nuovo percorso. Andavo a scuola la sera e dovendo accudire un bambino piccolo non era facile conciliare le due cose. Però quando ami una cosa e avverti l’attrazione giusta riesci a superare ogni ostacolo. E io oggi mi sento gratificata.

La passione si è così tramutata in professione. Chi sono stati i suoi primi clienti?

Le mie amiche, anche se la persona a cui mi lega un affetto non mi trasmette particolari emozioni. Infatti nelle mie rubriche, dove non conosco neanche i volti dei miei interlocutori, interagisco esclusivamente con la scrittura provando delle sensazioni uniche. Se ad esempio una persona sta soffrendo le assicuro che anch’io soffro con lei… In quel momento entro nella sua anima…

È proprio vero, dunque, che la scrittura è la spia dell’anima…

Assolutamente sì. Come diceva padre Girolamo Moretti, il vero caposcuola della grafologia, la mano traccia il gesto ma è l’anima che esprime la forma… In occasione degli incontri per la presentazione dei miei libri, al termine analizzo qualche persona presente tra il pubblico. Ed è molto bello perché interagisco con loro provando delle sensazioni pazzesche.

Ad esempio?

Recentemente ho analizzato lo scritto di una persona e in lei ho avvertito una sofferenza pazzesca. Le ho detto alcune cose sulla sua vita che ovviamente non potevo sapere e lei di colpo si è messa a piangere. E così mi ha raccontato di aver subito una violenza da giovane…

In questi casi, però, non basta solo conoscere la scrittura di una persona…

In effetti per fare questo lavoro occorre anche una certa sensibilità. Mi ricordo che il primo giorno di scuola in classe eravamo 28, al quinto anno di grafologia, invece, restammo in 12… Per aiutarmi ho studiato anche psicologia, anche se poi la sensibilità si affina negli anni. Oggi, infatti, già guardando una persona ancor prima di analizzarle la scrittura mi accorgo del suo stato d’animo. Le faccio una confidenza, è una sorta di deformazione professionale… Mia sorella doveva sottoporsi a un intervento chirurgico e aveva la possibilità di farsi operare da sei medici. Abbiamo scelto il chirurgo dopo aver analizzato le varie scritture….

E l’operazione come è andata?

Molto bene.

Ma l’epoca che stiamo vivendo, quella di facebook, twitter, posta elettronica, sms e quant’altro, non le porta via il lavoro…?

Ammetto che tutto questo mi duole… I ragazzi d’oggi non sanno più scrivere in corsivo, lo fanno in stampatello. Sono tutti omologati, hanno l’iPad, i telefonini di ultima generazione, scrivono al computer, insomma fanno tutti lo stesso movimento. Io non faccio altro che raccomandare loro di tornare a scrivere lettere d’amore. Un “ti amo” scritto per e-mail ti fa piacere ma scritto a mano è tutta un’altra cosa… Oggi il postino ci recapita solo lettere di pagamento, quando ero ragazza, invece, aspettavo con ansia il suo arrivo per leggere le lettere del mio fidanzato…

Come perito grafologo si è occupata di diversi casi di cronaca nera, qual è quello che ha trovato professionalmente più interessante?

Ovviamente non è compito mio trovare il colpevole, però studiando la scrittura dei vari soggetti si può rilevare, ad esempio, un disturbo della personalità. Fra i tanti casi mi ha colpito molto la scrittura di Michele Misseri.

Perché?

Aveva dei segni grafologici molto particolari, ad esempio il tremolio che in grafologia si chiama stentato e sta a significare una persona facilmente influenzabile, sempre in tensione e con molta rabbia dentro. Poi c’è un altro segno particolare: si chiama riccio della mitomania ed è quel prolungamento della lettera e che va in alto. Sta a significare una persona che evade con la fantasia raccontando anche fatti non veri. Ho analizzato anche le scritture di Amanda Knox, Sabrina Misseri, Salvatore Parolisi ed Erika De Nardo, quest’ultima prima e dopo l’omicidio della mamma e del fratellino.

Nella scrittura di Salvatore Parolisi, invece, cosa ha notato di particolare?

Lui fa la lettera t in modo particolare, a forma di laccio.

E grafologicamente che significato ha?

Dietro quel segno potrebbe esserci una persona fondamentalmente aggressiva, che ha tanta rabbia dentro ma che deve però mostrarsi perfetto all’esterno. Se qualcuno però va a scoprire le sue debolezze può avere scatti di aggressività. Più di tanto, però, non posso dire. Anche perché tutti noi abbiamo due binari, quello buono e quello più aggressivo, non siamo mica dei robot…

Ma la grafologia può essere considerata uno strumento di validità scientifica?

Si tratta di una scienza umana. Ovvia-mente non è la matematica, di conseguenza c’è un margine di errore.

Per segni grafologici cosa s’intende?

Sono quei piccoli segni dettati dal nostro inconscio che potrebbero essere, ad esempio, i ricci di Misseri, con la spina della a allungata in alto. Tutto questo nelle perizie è molto importante in quanto ci fa scoprire la personalità della persona che inconsciamente, appunto, riporta quei segni nella scrittura.

È possibile che d’un tratto una persona modifichi la propria scrittura?

Ti sembra di cambiare scrittura in verità chi lo fa sta attraversando un momento particolare della sua vita e di conseguenza la sua scrittura evidenzia alcuni segni dettati dall’inconscio. Superato il problema, infatti, quei segni scompaiono.

Ci fa un esempio pratico?

Ho analizzato la scrittura di Aldo Moro in varie fasi: quando era presidente del consiglio, durante la prigionia dopo il rapimento ad opera delle Brigate rosse e quattro giorni prima della sua uccisione. I segni cardine, ovviamente, c’erano in tutte le lettere ma nell’ultima, quella scritta prima di essere ucciso, si notava evidente la discendente…

Cioè?

Lo scritto andava verso il basso.

E cosa significa?

Una debolezza fisica, che non hai la forza d’urto. E poi c’era il tremolio di tensione. Tutti quei segni grafologici messi insieme, dunque, ti danno perfettamente lo stato di chi scrive. In quel caso era lo stato d’animo di uno che sapeva di dover morire.

Quindi il nostro stato d’animo influisce anche la scrittura…

Esattamente. Le faccio un’altra confessione: alcune mattine mi autoanalizzo… E se vedo che nel mio scritto compaiono segni particolari immediatamente m’impongo di cambiare umore…

Dopo il successo del suo libro I segreti della scrittura recentemente ha pubblicato l’interessante volume Le sfumature della scrittura. Nello specifico cosa tratta?

Piccoli gesti dettati dal nostro inconscio. Spiego, in pratica, come riconoscere i tratti salienti di ogni indole esaminando i segni grafologici. Nella prima parte del libro, attraverso la pressione sul foglio, il calibro, i ricci e gli allunghi della scrittura aiuto a capire in quale dei sette vizi capitali ci si sta imbattendo… Successivamente tratto l’affinità di coppia dove il detto più giusto è che i poli opposti si attraggono. E non, invece, chi si somiglia si piglia….

Dalla scrittura, dunque, è possibile scoprire se uno mente?

Sì, attraverso i segni è possibile intuire chi abbiamo davanti. Ad esempio, è possibile anche scoprire una certa affinità di coppia. Il fedele, ad esempio, ha una scrittura senza ricci, lineare, molto semplice e fluida. L’in-fedele, invece, di solito ha un segno che si chiama l’apertura degli occhielli…

Cioè?

Alcune lettere non sono chiuse nella parte alta. Io lo definisco un abbraccio incompleto, di conseguenza l’autore denota una mancanza di affetto. È una persona che ha sempre bisogno di conferme affettive e quindi, se mancano, se le va a cercare… Ovviamente tutto ciò è una spia.

Di chi scrive, invece, con caratteri minuscoli e quasi illeggibili cosa si può dire?

Se si tratta di una scrittura proprio minuscola significa che la persona è molto riservata, chiusa, che fa fatica ad esternare i propri sentimenti. È una persona di grande intuito e sensibilità. Chi invece utilizza un calibro molto grande nella scrittura è una persona che vuole farsi notare, non vuole di certo passare inosservata.

È importante anche il margine?

Certamente. Tenga presente che il foglio rappresenta l’ambiente, la parte sinistra del foglio raffigura il passato, in particolare la figura materna. La parte destra, invece, il futuro. Quindi in quel breve cammino chi scrive ripercorre tutte le fasi della vita. Se uno, dunque, si stacca dal margine sinistro vuol dire che si separa dal passato, da una famiglia che forse è stata troppo protettiva; se invece la scrittura si attacca proprio al margine sinistro vuol dire che la persona è legatissima alla famiglia. Una di quelle, ad esempio, che per ogni piccola cosa chiama e chiede consiglio alla mamma … Se poi la scrittura tende molto verso destra l’autore è uno che si butta nel futuro senza paura.

Invece chi utilizza lo stampatello con caratteri normali e a volte neanche tanto leggibili cosa nasconde…?

È la scrittura di chi non vuole esporsi, quella di una persona riservata.

Chi invece non riesce a leggere la propria scrittura è un caso preoccupante…?

Si tratta di una persona che non si riconosce, non c’è piena serenità dentro di sé. Magari perché ha subito dei traumi o qualcos’altro.

Gli animali feroci e gli insetti, spesso ricorrenti nei disegni e nei sogni dei bambini, che significato hanno?

Sono delle paure inconsce legate magari a un’infanzia poco felice. Ad esempio, la paura di essere abbandonati, quella di un bambino  che una volta portato all’asilo teme che i genitori non tornino a riprenderlo.

Non mi prenda per uno che ne approfitta per avere una consulenza gratuita…, ma dietro i puntini di sospensione cosa si cela?

È un modo di scaricare l’ansia. In questo caso, però, sono in grado di scoprire un soggetto ansioso anche attraverso una e-mail o un sms.

Ci racconta un caso della modifica umore-scrittura?

Una ragazza è venuta per farsi analizzare. Era depressa e piangeva a causa dell’andata via del suo fidanzato dopo 10 anni di convivenza. Nel suo scritto, dunque, era presente la discendente. La confortai dicendole di guardare avanti e di superare il brutto colpo subito avendo la massima fiducia nel futuro. Dopo due mesi è tornata ed era tutta felice e pimpante. Il suo scritto – ovviamente le persone da analizzare le faccio scrivere in un foglio bianco senza righe e margini altrimenti sarebbe inutile – era tornato a stabilizzarsi sul rigo di base, segno di un recupero del suo stato d’animo. Anzi, la scrittura era ascendente, tendeva verso l’alto quindi dimostrava ottimismo. Dopo la prova mi confidò che aveva trovato un nuovo fidanzato con cui viveva un rapporto sereno. E l’umore era tornato stabile.

Tra i tanti vip esaminati, chi dal punto di vista grafologico l’ha più colpita?

La firma di Christian De Sica.

Perché, la firma cosa ci svela?

Spesso la firma è diversa dal testo in quanto noi vogliamo presentarci all’altro con la firma, quindi è abbellita con svolazzi di rigore. In pratica rappresenta l’io sociale. Se la firma è uguale al testo significa che la persona sia nella vita privata che in quella sociale è sempre la stessa.

E quella di De Sica cosa aveva di particolare?

Nel momento in cui ha firmato ha scritto un Christian che nessuno legge… Poi ha fatto una freccia affiancata dal cognome De Sica. È come dire: io sono Christian ma sono il figlio del grande Vittorio De Sica. È un modo di idealizzare la figura paterna.

Nel suo ultimo libro ha analizzato anche la scrittura di papa Francesco. Che ritratto ci ha ricavato?

Quello di una persona umile, sensibile, generosa dotata di grande intuito e anche di un senso critico verso se stesso. E poi ha i segni del grande comunicatore che ama stare con la gente.

La firma di Barack Obama, invece, cosa ci svela?

È interessante perché lega il cognome al nome, un po’ come faccio io.

E cosa significa?

Un forte legame con la figura paterna. Inoltre ci sono le lettere molto grandi, in particolare le iniziali. La B mostra un po’ di egocentrismo che può starci in un presidente degli Stati Uniti, mentre la O di Obama, quella del cognome paterno, testimonia un rapporto conflittuale con il padre. Come se volesse dire tu mi hai abbandonato da bambino, non mi hai dato amore, non mi hai fatto le coccole, io però vorrei ancora averti con me, abbracciarti. E nonostante tutto sono diventato per ben due volte presidente degli Stati Uniti.

Tra un uomo e una donna qual è la differenza di scrittura?

Direi che ormai non ce ne sono più. La donna si è “mascolinizzata”, oggi abbiamo tante donne nei posti di comando, manager, in politica, eccetera. Quindi anche la scrittura, nel tempo, è cambiata. Una volta, poi, c’era la bella scrittura, la cosiddetta calligrafia. Nell’ottocento, ad esempio, le scritture erano tutte inclinate a destra in quanto si andava a scuola di scrittura. In quel caso non traspare nulla di quello che sei in realtà. Era una sorta di timbro.

A proposito del passato, quale scrittura l’ha più colpita dei personaggi storici?

Tra le tante ho analizzato quelle di tre grandi musicisti come Beethoven, Verdi e Wagner. È stato bellissimo entrare nell’anima di tre straordinari interpreti con caratteristiche ovviamente diverse. Qualcuno ora potrebbe sorridere ma le confesso che nell’analizzare le scritture ho avvertito delle melodie incredibili…

Ma è automatico il cambio di scrittura nel corso della crescita di una persona?

Sì, anche se i segni cardini rimangono. Ad esempio quando da bambini c’è una conflittualità con la mamma compare il segno rovesciato. Cioè la scrittura è inclinata verso sinistra, rappresenta la figura materna con la quale c’è conflittualità.

Nel libro dedica un capitolo alla grafologia collegata alla selezione del personale. Che ne pensa di quella che può essere definita una nuova frontiera dove il reclutamento di personale lavorativo prevede anche lo studio della grafia del candidato?

La trovo assolutamente interessante, anche se è una cosa molto più comune all’estero, in Francia addirittura è la prima cosa che chiedono le aziende… Bastano poche righe e una firma per verificarne l’attitudine lavorativa, il temperamento, la forza di volontà. Già dal modo in cui la persona occupa lo spazio bianco si può valutare come si relaziona con gli altri. Mi auguro che grazie anche al contributo dei miei libri in Italia possa crescere la sensibilizzazione nei confronti di quella che lei chiama “nuova frontiera”.

Ha un aneddoto in merito alla selezione con la scrittura?

Per assumere un direttore vendite su una selezione di 5 o 6 candidati, mi è stato chiesto di analizzare la scrittura più idonea a ricoprire quel ruolo. Al termine i risultati sono stati più che confortanti visto che il prescelto si è dimostrato all’altezza. Anche lo studio della firma è importante nella selezione del personale. Ad esempio più è… Ma non mi faccia dire tutto altrimenti nessuno acquisterà il libro…