DUE MILIONI DI GIOVANI E UN PROGETTO EDUCATIVO

By Angelo Paoluzi
Pubblicato il 3 Settembre 2013

Nella memoria di molti fra i meno giovani probabilmente risuona ancora qualche nota di “Azzurro”, una delle più conosciute canzoni di esordio di Adriano Celentano, ambientata in un oratorio salesiano. E sulle labbra dei nostri ragazzi oggi non è raro ascoltare “Oratorium”, una dolcemente ironica composizione del gruppo Elio e le storie tese. Né si può dimenticare da dove proviene una cantautrice di successo come Laura Pausini. E c’è un’altra tradizione che coinvolge il calcio italiano, con campioni che si sono formati in particolare sui campetti salesiani e oratoriani, dall’attuale ct Cesare Prandelli ai fratelli Baresi, a Giacinto Facchetti, Demetrio Albertini, Francesco Toldo e altri.

Tutto ciò è collegato a una realtà – mai venuta meno – che in uno spicchio dell’estate, da metà giugno a tutto luglio, vede ormai impegnati oltre due milioni di bambini e di adolescenti, sotto la guida di trecentomila educatori, spesso giovani, nei cosiddetti Grest (Gruppo estivo o Gruppo estate), Estra (Estate ragazzi), Cre (Centro ricreativo estivo) e simili. Una costante presenza, quella degli oratori parrocchiali, alla quale nel 2001 si è riconosciuta per legge una “funzione sociale ed educativa”, con sostegno economico.

Questi centri sono più che raddoppiati dal 1970 a oggi: oltre 6500 strutture che non costituiscono parcheggi post-scolastici ma forniscono altrettanti percorsi formativi, appunto come appendici estive degli oratori permanenti che esistono all’interno delle parrocchie. E la loro importanza è stata sottolineata dalla Conferenza episcopale italiana che ha pubblicato, nel febbraio di quest’anno, una nota pastorale dal titolo Il laboratorio dei talenti, apprezzando il ruolo culturale e mettendo in luce il ricco lavoro pedagogico, che potrà ispirare ulteriori progetti educativi (anche nel quadro della nuova evangelizzazione).

Ciascuna iniziativa locale parte dalla preparazione degli animatori, che seguono un corso propedeutico in quanto dovranno spesso affrontare situazioni diversificate. Dal punto di vista sociale, per esempio, o nei casi di servizio ai disabili, o ancora in uno sforzo di integrazione culturale (non tutti i partecipanti vengono da famiglie praticanti). Senza contare le circostanze, che si stanno moltiplicando, di un possibile rapporto ecumenico con fanciulli di altre religioni.

Gli oratori classici sono ancora quelli che si riferiscono a san Filippo Neri, ai salesiani di don Bosco, ai canossiani, ai murialdini, agli oblati di san Giuseppe, all’opera don Orione, ai vari rami dei francescani. Con apporti non indifferenti, però, degli scout (i cui “campi estivi” proliferano in tutto il paese), dell’Azione cattolica, dei movimenti ecclesiali. Non senza suscitare qualche astioso commento laicista, di una parte cioè incapace di attrezzarsi in servizio. Non bisogna dimenticare del resto che anche il fascismo tentò di eliminare la pratica degli oratori, i quali riuscirono a sopravvivere agendo con prudenza nel contesto parrocchiale ma senza mai rinunciare ai principi dell’educazione cattolica.

Il bilancio di quest’anno si rifà alle cifre che abbiamo dato in principio e che si riferiscono a organizzazioni solidamente impiantate, come il Foi (Forum degli oratori italiani) di cui è presidente don Marco Mori, e ad altre strutture in ambito locale, fra le quali sono da segnalare la Odielle (Oratori diocesi lombarde) e Fom (Fondazione oratori milanesi), che  hanno dietro le spalle una lunga e ricca esperienza. Contribuiscono al successo di iniziative comuni, dal primo incontro nazionale, l’anno scorso, alla Festa degli oratori estivi romani, quest’anno, a Valmontone, alla quale hanno partecipato oltre quattromila ragazzi, nel segno di una capacità di attrazione nel vuoto di altre iniziative pubbliche e private.

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