DRAMMA A GENOVA

By Nicola Guiso
Pubblicato il 23 Settembre 2018

Fatti luttuosi e vicende felici mettono spesso in risalto tratti dei caratteri costitutivi di componenti essenziali  di una comunità. Il fatto luttuoso del crollo a Genova del ponte Morandi ha confermato la professionalità, il coraggio, la dedizione al bene comune dei vigili del fuoco, delle forze dell’ordine, dei membri della protezione civile, del personale degli ospedali e degli altri servizi pubblici, dei tecnici impegnati a fare fronte a nuovi pericoli creati dal disastro; e dei tanti cittadini che si sono messi a disposizione delle autorità per facilitare gli interventi in soccorso delle persone coinvolte dal crollo del ponte. Queste virtù evidenziate dalle comunità genovese e ligure ma anche da quella nazionale hanno ben meritato il ringraziamento del capo dello stato, del presidente del Consiglio, di quello della regione Liguria e del sindaco di Genova; e il richiamo, doloroso ma fiducioso nei disegni e nella misericordia di Dio, dell’arcivescovo di Genova, il cardinale Bagnasco, anche a nome di papa Francesco.

Come in tutte le vicende dolorose, il crollo del ponte ha però evidenziato anche  difetti in parti importanti della comunità, alcuni dei quali è bene ricordare. Non fosse altro sperando che farlo  stimoli l’impegno a superarli. Il primo è lo sconcertante silenzio dei Benetton, al vertice della società Atlantia-Autostrade, da cui dipendeva l’esercizio del ponte. Silenzio rotto solo giorni dopo dall’amministratore delegato della società, con l’offerta di 500 milioni di euro di  indennizzi, e di far ricostruire il ponte in otto mesi. Impegni considerati largamente insufficienti dal presidente del Consiglio.  Il secondo, è l’assenza di un  richiamo, sia pure generico, sui contenuti delle parti “secretate” nel capitolato relativo al passaggio dallo stato ai privati della società Atlantia da parte dei presidenti del Consiglio che si sono succeduti dal 1996 ad oggi. Contenuti che, a giudizio di autorevoli esperti riguarderebbero proprio gli obblighi della società concessionaria (quella dei Benetton) sui   controlli relativi alla integrità ed efficienza dei manufatti autostradali, del genere del ponte Morandi. Il terzo è la sensazione  che  alcuni  autorevoli esponenti della maggioranza e delle opposizioni si impegnino più a sfruttare in chiave di consenso il dolore e l’indignazione   per le vittime del crollo del ponte Morandi. Anziché  sollecitare il massimo di unità morale e di impegno civile della nazione per fare fronte ai giganteschi problemi che i fatti di Genova faranno pesare, per molto tempo, sul primo porto d’Italia, e su  nodi stradali e ferroviari vitali per i nostri scambi con l’estero. Problemi che, inoltre, stanno sottolineando l’urgenza di pianificare interventi vasti, complessi e costosi per adeguare il sistema autostradale italiano – il più lungo, moderno ed efficiente d’Europa quando venne costruito, dallo stato, tra il 1954 e il 1962 – alle nuove pressanti esigenze economiche e sociali, italiane ed europee.

Richiamare questo fatto non significa trascurare la ricerca di tutte le responsabilità politiche, tecniche e finanziarie del crollo di Genova e comminare le giuste sanzioni a responsabilità accertate. Significa invece partire da tale ricerca, ma sviluppando anche un grande  impegno per favorire l’’azione di tutte le componenti vitali della società al fine di fare fronte alle esigenze ricordate. Per realizzare questo obiettivo sarà di particolare interesse il modo con cui verrà affrontato e risolto dai partiti, dal governo e dal Parlamento il ruolo che dovrà avere “la mano pubblica” nel futuro delle società impegnate nelle autostrade, espresso dall’alternativa: loro ritorno allo stato, oppure messa a punto di nuovi modelli di cooperazione tra stato e privati?

Resta da segnalare che mentre andiamo in stampa il quadro politico-istituzionale appare in crescente tensione, anche con l’Europa, per la vicenda degli immigrati sulla nave militare Diciotti. Mentre maggioranza, opposizione, imprenditori e sindacati guardano con preoccupazione a un Prodotto interno lordo inferiore, in questo e nel prossimo anno, alle previsioni; e agli sviluppi di situazioni quali quelle dell’Ilva di Taranto e dell’Alitalia.

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