DOLCEZZA, PACE E GIOIA

Cari lettori, scrive il novizio Gabriele dell’Addolorata a un suo cugino il primo novembre 1856: “La mia vita passionista è una vita dolce, una vita di pace, una vita di contenti. Oh che dolce cosa servire Dio!”. Siamo agli inizi del suo cammino di religioso e possiamo pensare che l’entusiasmo giovanile abbia la meglio su una vita austera e non avara di penitenza, come era quella passionista nel 1856; eppure se leggiamo le lettere degli ultimi periodi della sua breve esistenza terrena, troviamo la conferma che egli davvero aveva trovato nella sequela di Cristo tutto quello che il suo cuore desiderava.

Cari amici di san Gabriele, iniziando il nuovo anno abbiamo ancora negli occhi lo sguardo tenero del Divin Bambino che, nella sua estrema fragilità ci dice: “Non temere, sono nato per te, per la tua gioia!” e abbiamo le testimonianze dei santi che ci dicono che è possibile, pur in mezzo a fatiche e sofferenze – a volte anche grandi – gustare il vero gaudio.

Dolcezza, pace e gioia: sono questi i tre doni ricordati nella lettera e che san Gabriele dice di provare. Consideriamoli più da vicino per comprendere quali grazie il Signore riserva anche per noi, pellegrini del nostro tempo.

San Gabriele ripete, in una sola riga di lettera, che la vita con Dio è dolce e che è dolce servire Dio. Lungi dal voler intendere uno sdolcinato sentimentalismo che dura ben poco e che presto lascia il posto ad un vuoto insopportabile, a me pare che qui il nostro santo indichi la dolcezza interiore che ha provato quando ha seguito veramente il Signore e ha dato un senso vero alla sua vita. Non è difficile vedere ai giorni nostri gente disorientata, magari appagata professionalmente dal successo, ma insoddisfatta della vita. Mi diceva recentemente un noto  imprenditore di grande successo: “Padre, io non so più chi sono! Corro da mattina a sera ma non sono contento. Tutto il mio successo professionale non mi basta”.

La vita dolce, ci dice san Gabriele, sgorga dal servizio di Dio, cioè dal Vangelo accolto e vissuto, dall’amore con cui si compie ogni azione, dalla purezza dello sguardo, dal sacrificio di sé quando si è disposti anche a soffrire per Dio e per i fratelli, dall’accogliere il dono della salvezza e lottare contro ogni forma di peccato. La vita dolce, non è “la dolce vita”, facendo eco al noto film di Fellini, ma la vita santa con Dio.

Con la dolcezza san Gabriele assicura che, chi segue Dio, ha la pace e la gioia: questi sono frutti dello Spirito Santo che abita nei nostri cuori. Non ho bisogno di spendere tante parole per dire il bisogno di pace e di gioia che c’è nel mondo, basta leggere un giornale e hai subito la sensazione che la maggioranza degli uomini del nostro tempo è arrabbiata e in lotta gli uni contro gli altri. Bene, la pace e la gioia può giungere a questa nostra umanità solo attraverso uomini e donne di pace; la gioia, poi non è il risultato di una vita senza difficoltà, bensì la conseguenza del dono di sé, come ha insegnato Paolo VI nella lettera Gaudete in Domino per l’anno santo del 1975: “In Dio tutto è gioia perché tutto è dono”. Buon cammino, dunque, e che la pace, la gioia e la dolcezza evangelica siano con voi!