DISPERATI PER IL CAPRICCIO DI NOSTRO FIGLIO…

By Luciano Temperilli
Pubblicato il 31 Dicembre 2014

Salve, non sono più così giovane per questa rubrica però lo è mio figlio, la fonte della mia preoccupazione e di quella di mia moglie. Lui ha 34 anni ed è uno stimato professionista. Da un po’ di tempo frequenta una ragazza-madre la cui bambina, di appena 16 mesi, non è stata riconosciuta dal padre naturale. Lei ha 22 anni, non lavora e vive in una casa in affitto. Recentemente a me e a mia moglie, che nel corso di questa relazione abbiamo sempre cercato di fargli aprire gli occhi, ha confessato che vorrebbe sposarla! A noi è caduto il mondo addosso… Quanti e quali problemi troveranno nel loro cammino? Quella povera bambina, sino ad oggi non riconosciuta dal vero padre, potrà nel tempo diventare oggetto di crudeli ricatti e meschinità? Non solo, l’amore di nostro figlio è un sentimento autentico oppure nasconde una compassione che potrebbe un giorno svanire e mandare all’aria il rapporto? Giuro che non ne facciamo una questione di appartenenza sociale, a preoccuparci sono i tanti possibili e gravi problemi che potrebbero presentarsi. In questa vicenda, infatti, ci sono tanti contro e nessun pro. Noi non vogliamo affatto sottrarre del tutto nostro figlio alle responsabilità e alle difficoltà che la vita riserva inevitabilmente a ognuno di noi, ma far finta di nulla ci sembra veramente troppo. È vero, è adulto e ha tutto per discernere il bene dal male, ma sia io che mia moglie non lo vediamo sereno nella valutazione di questo suo “capriccio”. Noi preghiamo ogni giorno il Signore, siamo veramente disperati… Aldo e Giovanna

Quando si fa una scelta si sfida il futuro perché non sappiamo se avremo un futuro e nemmeno che tipo di futuro avremo. Possiamo auguracelo bello e soddisfacente. Cosa che facciamo, ritualmente e anche con convinzione e affetto, quando uno si sposa o comunque raggiunge una meta che sembra essere una porta aperta sull’avvenire: laurea, primo giorno di lavoro, eccetera. Sono auguri, dicevo, rituali e anche un po’ scaramantici per difenderci dall’ansia del domani perché, appunto, non siamo padroni del domani e, inoltre, vediamo tanti fallimenti e tante mete abortite intorno a noi. Non per nulla viviamo un’epoca in cui non si vuole, e a volte non si può, decidere per sempre ma solo finché va: dal matrimonio al lavoro. Questa precarietà crea ansia certamente, soprattutto, e qui vi comprendo, nei genitori che non solo vorrebbero il meglio per i propri figli ma vorrebbero evitare loro le sofferenze dell’esistenza. Però la vita non funziona così. L’educazione trasmette conoscenze ma non esperienza: questa si racconta ma ognuno la fa per conto proprio. Anche l’esperienza dell’innamoramento è personale. Certamente la “compassione” è un sentimento simile ma solo chi lo prova deve saper discernere se accompagna e accresce l’amore o lo sostituisce in modo improprio. Il compito dei genitori può, e qualche volta deve, essere di suggerimento e di accompagnamento ma non di sostituzione. La decisone, alla fine comunque spetta all’interessato, cioè vostro figlio, e la sua decisione, una volta presa, va non solo rispettata ma accettata in profondità, cioè accompagnata e sostenuta con affetto e partecipazione. E questo perché per un figlio veder i genitori contrari alla propria scelta esistenziale costituisce un’amarezza che costituirà un’ombra permanente nella sua vita. Quando si ama, si ama la libertà dell’altro e, solo sapendosi amato comunque, la relazione non solo si rafforza ma può avere tempi di maturazione, di ricupero e di perdono. In fondo questo rimane il segreto di un futuro meno angoscioso in cui l’altro, reciprocamente, rimane casa che accoglie. La preghiera che fate dovrebbe assicuravi proprio questo: “abitate” nel cuore di Dio e Dio nel vostro cuore. Questa è la certezza che Qualcuno sempre ci ama, ci aspetta e ci accoglie. Non è Dio nostro “Padre” e nostra “Madre”? Oltre a queste considerazioni mi preme dirvi che a un uomo di 34 anni e stimato professionista, come dite, bisognerà riconoscergli la capacità e la responsabilità di affrontare situazioni complesse come quella descritta. Si può consigliare certo, ma poi conviene fare un passo indietro rispettando e accompagnando la sua scelta. La paura del futuro non dovrebbe rendere infelice il momento presente e l’ amore e compassione di oggi potrebbero essere la consolazione e la forza di un domani felice. Almeno come augurio e come preghiera.

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