DIO SI PRENDE CURA E AMA TUTTI

By Michele Seccia
Pubblicato il 1 Maggio 2013

Dopo aver parlato della creazione dell’essere umano co-me uomo e donna, è naturale che sorgano domande sulla omosessualità, argomento di attualità a proposito della rivendicazione dei diritti della persona. Anche YouCat (65 e 415) pone con chiarezza e serenità la questione. “La chiesa crede che l’omosessualità non corrisponda all’ordine della creazione; in essa sono iscritti il bisogno di completamento e l’attrazione reciproca fra uomo e donna, in modo che si possa donare la vita a dei figli. Per questo la chiesa non può approvare pratiche omosessuali; deve tuttavia prestare attenzione e rispetto a tutti gli uomini e donne indipendentemente dal loro orientamento sessuale, poiché Dio si prende cura ed ama tutti gli uomini”. Così YouCat 65 precisa e motiva la posizione della chiesa per due ragioni fondamentali: per la natura stessa derivante dalla creazione; per il fatto che non c’è uomo sulla terra che non derivi dall’unione di una madre e un padre. Che l’attrazione verso un partner dello stesso sesso impedisca la realizzazione del desiderio di paternità e/o maternità e sia vissuta con sofferenza, è comprensibile e va rispettata. D’altra parte, va chiarito che “la chiesa accoglie senza riserve le persone che hanno inclinazioni omosessuali e rifiuta ogni forma di discriminazione; al tempo stesso tuttavia, afferma che tutte le forme di rapporti omosessuali non corrispondono all’ordine della creazione”, così come leggiamo in YouCat 415.

Ecco perché, pur riconoscendo il potere legislativo che spetta a ogni stato di emanare leggi al fine di tutelare diritti e doveri di cittadini che compiono scelte particolari (ad esempio una convivenza stabile), non è condivisibile equiparare le convivenze, siano esse di persone omosessuali o eterosessuali, alla famiglia sancita dal matrimonio (sacramentale o civile). La confusione dei termini e il prevalere dei diritti soggettivi sui doveri, nonché sui diritti dei figli (ad un padre ed una madre!) rischiano di portare a una involuzione antropologica e sociale. Le recenti manifestazioni verificatesi in Francia per contestare leggi che mettono sullo stesso piano libere o stabili convivenze alla famiglia sono eloquenti espressioni del sentire comune non solo dei credenti ma anche di tantissimi non credenti.

Intanto, caro amico che stai seguendo i miei commenti al catechismo dei giovani, ti propongo un ulteriore approfondimento di questo tema, così delicato, ma anche di grande attualità. Difatti la problematica affrontata, comunemente accettata, oggi viene spesso contestata, a causa di una visione antropologica (modo di concepire la vita umana) che, avendo come punto di partenza la rivendicazione di diritti soggettivi e facendosi forte delle nuove possibilità offerte dalle biotecnologie riproduttive, mette in secondo piano la dignità e l’identità dell’essere concepito. Così assume maggiore risalto il diritto di ogni essere umano a definire il proprio orientamento sessuale. In tal caso non si ammette nemmeno ciò che l’evidenza biologica fa risaltare agli occhi: cioè la predisposizione maschile o femminile presente sin dai primi stadi della formazione dell’embrione. Infatti, con la teoria del gender si tende a sostenere che il sesso non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale per il quale si decide autonomamente, senza il supporto della società. È il trionfo dell’individualismo, con la conseguenza di trasformare l’eccezione in regola. Certamente il discorso è molto articolato e merita più spazio di questo breve articolo. Ma, proprio per la finalità di questi miei brevi interventi, ti invito a riflettere ancora su quanto affermato da Benedetto XVI il 21 dicembre 2012 a questo proposito: “La profonda erroneità di questa teoria (del gender) e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. In tal caso, infatti, l’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Esiste solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura. Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se però non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste più nemmeno la famiglia come realtà stabilita della comunicazione. La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti di se stesso”.

Mi auguro di averti offerto qualche motivo di ulteriore approfondimento che aiuti a orientarti bene in un contesto culturale di grande confusione.                 misec@tiscali.it

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