“DIO CI HA AIUTATI DUE VOLTE…”

By redazione Eco
Pubblicato il 2 Dicembre 2018

L’angoscia di avere ormai davanti spiccioli di vita…. Il pensiero ai propri cari, al figlio disabile… E poi il dolore e lo smarrimento per una storia senza risposta ai tanti perché che in quei momenti affollavano la mente. Il sentirsi annullati, impotenti… Sono passati poco più di due mesi ma nei coniugi Carlo Martelli e Niva Bazzan, al di là della buona volontà a dimenticare in fretta, restano i segni, fisici e dell’anima, di una triste e assurda vicenda che ha scosso l’intero paese.

Siamo a Lanciano, un comune abruzzese di 35 mila anime, in provincia di Chieti. Qui, alle porte di quello che è considerato il centro più importante della Val di Sangro, in una zona appartata, tra il verde della campagna e la maestosità degli ulivi sorge la loro villa, teatro, lo scorso 23 settembre, di una brutale rapina. Per alcune ore i coniugi sono restati in balia della violenza inaudita di una banda di malviventi, incappucciati e muniti di guanti, introdottasi nel cuore della notte. Botte, sangue, coltelli, minacce di morte, la mutilazione di un orecchio: uno scenario dal film thriller avendo come obiettivo la ricerca di una fantomatica cassaforte da svuotare…. Fantomatica perché i coniugi Martelli non ne hanno mai posseduta una, esisteva solo nell’immaginario dei rapinatori.

Insomma, una brutta storia che al momento ha visto finire in carcere 6 giovani romeni le cui responsabilità dovranno essere accertate dagli investigatori e dall’autorità giudiziaria. Dopo l’allarme lanciato all’alba del 23 settembre, Polizia e Carabinieri, attraverso un accurato e professionale lavoro di intelligence e una preziosa sinergia, in pochi giorni sono riusciti a risalire ai presunti autori.

Carlo Martelli, chirurgo cardiovascolare in pensione e fondatore della sezione di Lanciano dell’Anffas (Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale) e sua moglie, Niva Bazzan, originaria del Veneto ma da oltre trent’anni a Lanciano, mi aspettano nella loro abitazione. Con grande disponibilità e coraggio hanno acconsentito a “riaprire una brutta ferita” che però, pian piano, va rimarginandosi…

Dottor Martelli, due mesi e mezzo possono bastare per allontanare dalla memoria brutti pensieri…?

Credo di aver già dimenticato… È chiaro che nei momenti di solitudine, in particolare la notte essendo abituato a svegliarmi a una certa ora, la mente torna lì… Guardo fuori dalla finestra e mi sembra di vedere un’ombra, una luce…

La sera con quale pensiero si addormenta?

Forse, penso, anche questa notte è andata… Naturalmente non è che ci aspettiamo possa accadere nuovamente una cosa del genere…

Immagino che non sia piacevole ma vorrei che riavvolgesse ancora una volta il nastro dei suoi ricordi fermando le lancette alle tre del mattino dello scorso 23 settembre…

Premetto che i ricordi non sono così precisi, soprattutto quelli della prima fase, probabilmente perché sono svenuto sotto la violenza dei colpi ricevuti… Ricordo la luce di una torcia o di un cellulare che entrava nella porta… Da quel momento nella mia mente c’è un vuoto di memoria, ricordo solamente che mi sollevarono da terra, mi misero sul letto e mi legarono le caviglie e le mani dietro la schiena con delle fascette di nylon, quelle da elettricista… Erano strettissime, quasi mi segavano i polsi. A causa dei tanti pugni ero stordito, perdevo sangue, non ero lucido. Quando mi sono risvegliato ero convinto di sognare, ho impiegato del tempo prima di realizzare cosa stesse accadendo. Le prime parole che ho sentito sono state quelle di mia moglie quando l’hanno presa. Lei infatti dormiva in un’altra camera, vicino a quella di mio figlio… Da quel momento la domanda dei banditi è stata sempre la stessa: Dov’è la cassaforte? E giù minacce e botte…

Minacce di che tipo?

“Se non parli tagliamo l’orecchio a tua moglie. Anzi, la facciamo a pezzettini…”. Io non vedevo quasi più nulla, gli occhi erano completamente gonfi, davanti a me c’era la sagoma di una persona che parlava un discreto italiano. Ripetemmo loro più volte che in casa non c’era alcuna cassaforte e che invece avrebbero potuto prendere alcuni oggetti, tra cui un orologio, e quel poco di contante che avevamo. A un certo punto, però, sentii l’urlo di mia moglie e da una fessura del mio occhio gonfio vidi zampillare il sangue dal suo orecchio…

Cosa pensò in quei momenti?

Che non saremmo usciti vivi da quell’incubo. Anche perché non avevamo niente altro da offrirgli… Improvvisamente, però, dopo il taglio dell’orecchio, quella persona quasi si rabbonì…, convinto, forse, dalle nostre parole. In pratica seguì il mio consiglio…

Cioè?

Gli dissi di prendere i nostri bancomat e le carte di credito e di ritirare il denaro… Cosa che fece uscendo dal garage con l’auto di mia moglie…

Chi rimase con voi?

Uno restò dentro mentre qualcun altro continuò a rovistare in casa… Quello che ci sorvegliava sembrava il più “buono”, ci offrì dell’acqua ma io non potei bere perché non riuscivo neanche a ingoiare… In mano stringeva un coltello dalla lama strana. Dopo un po’ tornò il primo uomo dicendo di essere riuscito a prelevare qualcosa… Quindi di colpo uscirono dalla stanza, chiudendoci dentro.

Andarono via subito?

Era quello che credevo e mi auguravo, però poco dopo avvertii nuovamente dei passi in casa. Poi ancora dei rumori in garage. A quel punto pensai che fossero andati via…

Invece?

Di nuovo dei passi, qualcuno si avvicinò alla nostra porta girando la chiave nella serratura… Ecco, pensai, è tornato a ucciderci… D’altra parte, mi domandavo, si sono già macchiati di una serie di reati pesanti come sequestro di persona, violenza privata, lesioni gravi, rapina, eccetera, cosa ci guadagnano a tenere in vita dei testimoni…? Inoltre si sarebbero assicurati anche una fuga tranquilla visto che la domenica non passano a ritirare l’immondizia e la persona che ci aiuta della gestione di nostro figlio sarebbe arrivata solo alle dieci. Nessuno avrebbe potuto dare l’allarme prima di quell’ora… Sì, in quel momento ho pensato proprio che fosse finita…

Fortunatamente, però, il finale è stato diverso…

Fortunatamente… Dopo aver infilato la chiave nella serratura, infatti, l’uomo girò le mandate assicurandosi che la porta restasse aperta… Quindi andò via. Io e mia moglie immaginammo fosse la stessa persona che ci aveva offerto l’acqua… Per me quelli sono stati i momenti più brutti…

(Niva Bazzan)

Lei invece, signora, cosa ricorda dell’aggressione?

È una cosa che non potrò mai scordare. Quella mano che s’infila sotto le lenzuola e ti stringe la bocca fino a soffocarti… Ero in una sorta di dormiveglia, di lì a poco sarebbe suonata la sveglia, dovevo andare a Roma. Avevo accostato la porta, che solitamente, invece, lascio aperta per non svegliare mio figlio. In quei momenti non riuscivo a capire cosa stesse accadendo e soprattutto non riuscivo a respirare in quanto qualcuno con una mano mi “sigillò” con forza la bocca… Buttata a terra, fui legata con le mani dietro la schiena.. Solo successivamente, quando vidi mio marito pieno di sangue e con il volto tumefatto, presi coscienza della situazione. Erano venuti proprio con l’intenzione di farci del male, da parte nostra, infatti, non ci fu nessuna reazione o azione che giustificasse una simile violenza…

Fino al taglio dell’orecchio…

Avevo il nastro adesivo stretto sulla bocca, a un tratto avvertii il dolore di chi ti sta tirando i capelli e poi strappo della carne… Il dolore non fu forte, avevo parecchio sangue addosso ma non riuscivo a capire cosa effettivamente mi avessero fatto…

C’è stato un momento in cui anche lei ha temuto per la vita?

Sì, a un certo punto uno di quelli che era rimasto con noi ha iniziato a ispezionare il mio cellulare e a fare un po’ lo sbruffone…

Cioè?

Ricordo che gettò per terra alcune carte di mio marito, inoltre da un attaccapanni dell’ingresso prese alcuni vecchi cappelli di mia figlia posandoli sulla testa mia e di mio marito… Era in preda a un momento di euforia… In quel momento pensai al peggio… La camicia da notte che indossavo, stando seduta, arrivava a metà coscia. Chiesi allora di potermi alzare e abbassarla… Per un istante pensai al famoso film Arancia meccanica

In quelle ore interminabili ha trovato conforto nella preghiera?

Sì, certamente. Chiesi al Signore che tutto finisse lì… Soprattutto dopo il ritorno della persona uscito con le nostre carte di credito. Temevo, essendo andato a vuoto il loro piano, che avessero riversato contro di noi tutta la rabbia… Mio marito gli aveva detto prendere anche un computer portatile acquistato due giorni prima, abbiamo fatto di tutto per far capire loro che in casa non avevamo soldi e cassaforte. Anche con i numeri del Pin delle tre carte ebbi un altro aiuto dall’Alto…

In che senso?

Mi ricordai i codici segreti senza alcuna esitazione, cosa che non mi era mai capitato prima… Lui aveva puntato il coltello alla gola minacciandomi: “Lo sai bene cosa ti aspetta se i numeri non sono giusti…”. Li ripetei due volte mentre li scriveva…

Come ha vissuto la grande attenzione mediatica e la vicinanza delle persone?

Per noi è stato importante ricevere l’attenzione di chi voleva conoscere i fatti e comunicarci la loro solidarietà. Le forze dell’ordine, i giornalisti, i famigliari, gli amici… Raccontare l’accaduto per noi è stata una sorta di liberazione, abbiamo scaricato con le parole la tensione e la paura accumulate. Non ci siamo tenuti nulla dentro…

(Carlo Martelli)

Anche lei ha fatto ricorso al buon Dio per allontanare i cattivi pensieri…?

In quei momenti non pensai a nulla, speravo solo che finisse al più presto… Ripeto, ero convintissimo che ci avrebbero uccisi quindi pensavo solo quando sarebbe accaduto… L’unico pensiero fu per mio figlio, poi però quando ci dissero che sapevano della sua situazione un po’ mi tranquillizzai. La carrozzella era fuori la sua camera, però rovistarono anche lì…

(Niva Bazzan)

Vedendo che entravano nella sua stanza, li pregai di non fargli del male in quanto non avrebbe potuto dire nulla… Poi a uno di loro chiesi il perché di tutta quella violenza. Avvertivo, infatti, una sorta di dispiacere, anche per come si stavano rovinando l’esistenza… “Potremmo essere i tuoi genitori – gli dissi con tono pacato – perché tutta questa cattiveria?”.

Quale fu la risposta?

Guardandomi con due grossi occhi neri, sgranati, che ricorderò per tutta la vita, con tono rancoroso mi urlò in faccia: “Ma che ne sai tu dove sono i miei genitori…”.

Le indagini a che punto sono?

Comunicazioni ufficiali e definitive non ne abbiamo. Sappiamo che sono finiti in carcere sei persone, di cui uno in Romania ma estradato recentemente. Naturalmente vige ancora il segreto istruttorio quindi noi siamo fermi a quanto letto sui giornali. Stanno ancora lavorando, ci hanno fatto riconoscere alcuni reperti ma le indagini non sono ancora chiuse. Tre di loro, comunque, hanno confessato, sono quelli più giovani, i due fratelli e il cugino. I primi a essere arrestati.

Li avete mai incontrati?

(Carlo Martelli)

No, assolutamente. Io non vorrei proprio vederli… Se potessero evitarmelo per me sarebbe un gran sollievo…

(Niva Bazzan)

Io invece vorrei chiedergli che bisogno c’era di tagliarmi un orecchio…

Giornali e televisioni hanno parlato del taglio del lobo…

No, hanno proprio tagliato l’orecchio… Guardi cosa mi hanno fatto… (un taglio netto verticale). Se proprio volevano dare un segno di forza poteva bastare un pezzettino… La mutilazione, infatti, mi sta causando non pochi problemi. Ho fatto già alcune visite, ora dovrò recarmi in un centro specializzato. Per mettere a posto le cose dovrò subire diversi interventi chirurgici. Per recuperare un padiglione auricolare decente, infatti, prima devono prelevare la cartilagine dalle mie costole, poi fare un impianto sottopelle e successivamente devono modellarlo. Quindi, dopo tre mesi, un ultimo intervento.

Attualmente ha problemi di udito?

A dire la verità avevo già qualche difficoltà, adesso però la situazione è di gran lunga peggiorata…

Subito dopo l’aggressione lei dichiarò che avrebbe perdonato gli aggressori. A distanza di alcuni mesi è rimasta della stessa idea?

Avevo detto questo perché dentro di me non c’era rabbia o risentimento. E anche oggi, vivendo nuovamente quei momenti, l’ho fatto con animo sereno, senza rancore. Per me non è cambiato nulla. Naturalmente il perdono non spetta a me concederlo ma al buon Dio, per chi ovviamente crede… Non ho vendette da inseguire…

In questi casi subentra anche una sorta di autodifesa. Vivere nell’odio, infatti, significa rovinarsi la felicità…

Proprio così, vivere senza rancore vuol dire acquisire una pace interiore che ti fa stare bene. A differenza della rabbia e dell’odio che invece ti consumano giorno dopo giorno… Da subito ho avvertito questa cosa dentro di me. Ripeto, il perdono spetta ad altri, io provo tristezza per come si sono rovinati la vita… Sicuramente dovranno pagare per ciò che hanno fatto, ma nello stesso tempo mi auguro che il carcere li aiuti a riscattarsi.

(Carlo Martelli)

Io, invece, credo che una parte di loro sia preda della cattiveria e della violenza, difficilmente quindi riusciranno a cambiare. Può darsi e spero che qualcuno, ad esempio quello che ci ha offerto l’acqua e aperto la porta, si sia fatto coinvolgere ingenuamente in una storia presentata in maniera differente… E quindi possa percorrere una strada diversa una volta fuori dal carcere. Purtroppo, però, alcuni di loro hanno già avuto problemi con la giustizia. Il che non fa ben sperare…

Crede avessero un basista a Lanciano?

No Basta sostare qualche giorno davanti casa nostra per conoscere le abitudini, abbiamo una vita regolare… Da quando è nato nostro figlio – lui è affetto da una forma di disabilità – e cioè trentuno anni fa, conduciamo sempre la stessa vita, con gli stessi orari…

Da parte dello stato si è avuta una risposta forte e immediata…

A Lanciano sono arrivati un centinaio di persone tra carabinieri, poliziotti, esperti vari… Di questo siamo naturalmente contenti e soddisfatti. Se non fossero stati presi, infatti, forse non saremmo stati tranquilli…

Lei si disse fortunato a non avere un’arma in casa…

Lo confermo. Non sarei stato in grado di usarla, soprattutto in un simile frangente. Mentre chi ti entra in casa con quella rabbia e quella determinazione sicuramente è più pronto a farlo… Tra l’altro basta guardare cosa accade in America, dove per acquistare un’arma basta recarsi al supermercato… I numeri che vengono fuori sono allarmanti.

Ritiene l’Italia un paese sicuro?

Purtroppo il mondo è fatto così… Forse in Italia qualcosa gira diversamente rispetto ad altri paesi dove la sicurezza dei cittadini tocca livelli più alti. D’altra parte basta leggere un giornale o ascoltare la tv per rendersi conto delle tante violenze quotidiane… Noi, comunque, saremo grati a vita allo stato e quindi a tutti quanti si sono adoperati in questa brutta vicenda. Tutto l’apparato della sicurezza ha avuto un’accortezza e una sensibilità nei nostri confronti veramente commoventi. Per non parlare dell’immediatezza con cui hanno ottenuto risultati.

Avete pensato, anche solo per un attimo, di abbandonare Lanciano?

Questa casa l’abbiamo costruita cancellando il nostro obiettivo di carriera… Trentuno anni fa, come dicevo, con la nascita di nostro figlio abbiamo adattato la struttura alle sue esigenze. Tutto su un piano, l’ascensore che conduce al garage e zero barriere architettoniche. Abbiamo cancellato qualsiasi ipotesi di trasferimento magari per inseguire la cosiddetta carriera… Questo è diventato il nostro paradiso terrestre, tutto ciò che abbiamo guadagnato lo abbiamo investito qui.

Chiudiamo i ricordi e torniamo all’oggi. La vostra vita è cambiata?

(Niva Bazzan)

È cambiata perché abbiamo ritrovato tanti amici e conoscenti. In tanti ci hanno dimostrato solidarietà e vicinanza, gente che ha mandato fiori e che mai credevamo potesse farlo. Naturalmente, passata l’euforia del momento, siamo tornati al tran tran di tutti i giorni e forse è meglio così. Abbiamo vissuto l’abbraccio di tutta l’Italia, ma naturalmente sapevamo che non sarebbe durato…

(Carlo Martelli)

La cosa più bella è stato il riconoscimento da parte degli altri di ciò che è stata la nostra vita. Cioè un’esistenza normale fatta di cose comuni.

Oggi guarda lo “straniero” con gli stessi occhi di prima?

(Niva Bazzan)

Assolutamente sì. In ospedale, ad esempio, è venuto a trovarmi il rappresentante della comunità rumena ortodossa di Lanciano chiedendomi scusa a nome di tutti i componenti per quanto fatto dai loro connazionali. Nello stesso tempo, però, ha tenuto a precisare che si tratta di singole persone e che non sarebbe giusto colpevolizzare un intero paese. La delinquenza, infatti, non ha nazionalità.

Come giudica l’operato della politica in merito all’immigrazione?

(Carlo Martelli)

Forse dovremmo avere un po’ più di organizzazione. L’utilità della presenza degli extracomunitari nel nostro paese è sotto gli occhi di tutti, forse però la cosa andrebbe gestita in maniera diversa. Prima di puntare l’indice sarebbe opportuno dotarsi di norme chiare ed efficaci. Se uno deve essere aiutato, sarebbe preferibile farlo nel suo paese… Se invece “l’altro” vuole inserirsi nel tessuto sociale di un paese straniero occorrono regole chiare. Noi abbiamo bisogno anche della loro manodopera, le esigenze sono tante, il problema è come evitare che arrivino solo persone pronte a delinquere. E anche evitare che lo diventino vivendo nel nostro paese…

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