DIAMO UN CALCIO ALLA VIOLENZA

By Fabrizio Cerri
Pubblicato il 4 Febbraio 2019

Saranno Udine e Parma le sedi delle prime due partite che la Nazionale di calcio dovrà affrontare nel girone di qualificazione per Euro 2020. Primo impegno il 23 marzo quando l’Italia di Roberto Mancini comincerà contro la Finlandia allo Stadio Friuli la marcia di avvicinamento al campionato europeo. Nell’impianto del capoluogo friulano gli azzurri sono imbattuti: vi hanno disputato 8 partite ottenendo 6 vittorie e 2 pareggi. Il cammino dell’Italia proseguirà tre giorni dopo al Tardini di Parma contro il Liechtenstein: a Parma, per la Nazionale, il bilancio è di 5 vittorie e una sola sconfitta, patita contro la Francia (2-1) nel novembre 2012. Come si può facilmente presagire, il cammino iniziale non dovrebbe essere impervio per la nostra rappresentativa, gli avversari essendo tutto fuorché fulmini di guerra calcistica.

Prima degli impegni della Nazionale, il calcio italiano dovrà affrontare, mettendo da parte se ci riesce i problemi del proprio piccolo o grande che sia orticello societario, la questione della violenza che si accompagna con drammatica frequenza agli avvenimenti calcistici. Che sembrano essere un comodo paravento per illiceità non più tollerabili e di fronte alle quali la società – intesa nel suo senso più ampio – appare, a dir poco, incerta. Quando si titola “tolleranza zero” nei confronti di reprobi e violenti, si intende di sicuro colpire quelle frange della società che negli stadi fanno il bello e il cattivo tempo, incuranti come sembrano essere addirittura dei provvedimenti sportivamente restrittivi quali i sempre citati, molto applicati ma apparentemente inefficaci “daspo”. Il sistema calcio, in Italia, almeno un certo “sistema calcio”, è in evidente crisi: e non da oggi, se dal caso Paparelli (1979) siamo arrivati al caso Belardinelli (il tifoso morto dopo gli incidenti di Inter-Napoli) passando per una sequela insopportabile di incidenti, tafferugli, ferimenti, decessi. Gravina, fresco presidente della Federcalcio, è stato categorico: “Adesso basta – ha detto – quanto accaduto negli ultimi giorni (i buuu nei confronti di Koulibaly a San Siro, e l’incidente mortale fuori: ndr) non è più tollerabile. Il calcio è patrimonio dei veri tifosi e come tale va difeso da tutti coloro che lo utilizzano come strumento per creare tensione”. Attendiamo che alle parole seguano atti concreti, come auspicato anche dai vertici dirigenziali calcistici internazionali (Uefa e Fifa).

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