Sappiamo tutto o quasi di tutto e di tutti. Ci pensano radio, tv, Internet a bombardarci ininterrottamente di notizie. Nei Social poi ci sentiamo a casa e lì possiamo anche far sentire la nostra voce. Le fake news, le notizie false, le frottole sono per gli ingenui, noi non ci caschiamo. Potremmo dire che ci sentiamo super-informati. In realtà più che super-informati, siamo super-disinformati. Possibile?
è possibile perché la percezione della realtà non corrisponde sempre ai fatti. Tendiamo ad accettare e ricordare le notizie che confermano le nostre opinioni ed evitiamo il confronto con chi la pensa in modo diverso. Inoltre, siamo naturalmente inclini a sovrastimare, esagerare tutto ciò che ci preoccupa, e in un’epoca di copertura mediatica quasi ossessiva che privilegia gli aspetti negativi, le nostre corde emotive sono sempre sovra-sollecitate. E così quello che pensiamo di sapere, e di cui siamo magari ultraconvinti, non corrisponde alla realtà. E purtroppo prendiamo anche decisioni sulla base di informazioni erronee. E c’è chi ne approfitta, politica soprattutto.
Recentemente Bobby Duffy, direttore della sezione inglese di Ipsos (azienda internazionale di analisi e ricerche di mercato), ha pubblicato il risultato di una indagine, durata 5 anni in 13 paesi (Stati Uniti, Francia, Australia, Belgio, Canada, Spagna Polonia, Regno Unito Corea del Sud, Germania, Svezia e naturalmente Italia), dal titolo: I pericoli della percezione. Perché ci sbagliamo quasi su tutto.
Un certo distacco tra percezione della realtà e realtà dei fatti c’è dappertutto, ma l’Italia è il paese dove questa distanza è maggiore. Come certificano anche istituti di ricerca nazionali, gli italiani sono i peggio informati e quelli che hanno le probabilità maggiori di avere idee imprecise su temi sociali di cruciale importanza e di sbagliare. Consola poco il fatto che dopo di noi ci siano gli Stati Uniti.
Alcuni esempi? Quanti sono gli stranieri immigrati in Italia? Il 30 per cento della popolazione secondo la maggioranza degli italiani. No, sono poco più del 8 per cento. Curiosità: le cifre sulla presenza degli immigrati diventano più alte nella aree dove ci sono meno immigrati! Sul tema influisce anche l’appartenenza politica. Alla domanda “quanti cittadini musulmani pensi ci siano in Italia?”. Gli italiani rispondono 20 musulmani ogni cento abitanti, mentre in realtà sono solo 3,7. Una bella differenza! I connazionali pensano che metà circa (48%) dei carcerati siano nati in un paese straniero, mentre realmente sono 34,4%, molti, ma uno su tre, non uno su due. La maggioranza degli italiani ritiene che 17 ragazze ogni cento partoriscano fra i 15 e 19 anni. In realtà sono solo lo 0.6 %. I reati diminuiscono, ma gli italiani si sentono più insicuri che in passato e ben 84 su cento (altra rilevazione Ipsos) pensa che il numero degli omicidi sia aumentato. Invece il dato oggettivo dice il contrario. Diminuisce, anche se di poco, la disoccupazione, ma la percezione è invece che cresca. E così via…
Chi l’avrebbe detto? Nonostante il diluvio di notizie (o forse proprio per questo?) che si abbatte su di noi, sappiamo ben poco di noi e di quanto ci circonda. Perché ci sbagliamo tanto? Per una forma di pigrizia intellettuale, per il timore di confrontarci, per mancanza di capacità critica, la scarsa cultura (con un numero di laureati fra i più bassi d’Europa) e la “dieta mediatica” basata su tv e Social. Questi ultimi si trasformano in un circolo di persone che la pensano allo stesso modo, rafforzano le proprie idee, evitando il confronto con chi la pensa differentemente.
Come uscirne? Come ricostruire un rapporto corretto tra realtà e rappresentazione? Innanzitutto con la consapevolezza della possibilità di sbagliare e quindi l’attenzione a risalire, quando possibile, a fonti corrette dell’informazione. E non aver paura del confronto con chi la pensa diversamente, quindi onestà intellettuale, disponibilità a cambiare idea. Meglio un confronto anche accesso che fermarci ad una visione errata della società e farsi abbindolare da chi vuole approfittare di noi.