DA PICCOLA EDICOLA A SANTUARIO
Il 15 settembre la liturgia celebra una ricorrenza molto sentita dal popolo cristiano: la memoria obbligatoria dell’Addolorata. Eb-be origine nel XII secolo, e si è molto diffusa nel XIV secolo. Basti pensare allo Stabat Mater di Iacopone da Todi (1306). A quei tempi ci fu una fioritura di santuari dedicati all’Addolorata. A me è venuto in mente quello che si trova a Cavalese (TN). Per chi non conoscesse questa località, dico brevemente che si tratta di un Comune italiano di circa 4 mila abitanti della provincia autonoma di Trento. È situato a mille metri sul livello del mare. Attualmente è diventata una meta turistica frequentata sia d’inverno che d’estate. Fa parte della Valle di Fiemme (una delle principali valli dolomitiche, ndr).
Ma andiamo al nostro santuario. All’origine, nel 1504, sul posto c’era una piccola chiesa come edicola del cimitero di Cavalese. Era dedicata a San Michele Arcangelo.
In seguito, dopo circa un secolo e mezzo, nei dintorni di Cavalese, venne rinvenuta in circostanze giudicate miracolose dal popolo, una stupenda statua del 400 raffigurante la Pietà. Subito, nella mente dei responsabili del culto e dei devoti, maturò l’idea di collocare quel prezioso simulacro sull’altare della piccola cappella. Questa operazione fece sì che si cambiasse il titolo precedente da “San Michele Arcangelo” a quello della “Madonna Addolorata”.
Bastò questo significativo mutamento per dar vita a una coinvolgente ondata di devozione verso la Madonna Addolorata. In poche parole, quel luogo, conosciuto solo dai cavalesani, si trasformò, come d’incanto, in un vero santuario, in grado di attirare a sé numerosi pellegrinaggi provenienti da tutta la Val di Fiemme e da paesi lontani.
Nella prima metà del XIX secolo, il crescente afflusso peregrinatorio rese necessario procedere alla demolizione della primitiva chiesa cimiteriale, ormai insufficiente ad accogliere i pellegrini e, nello stesso tempo, a procedere alla costruzione di un santuario di maggiori dimensioni e importanza, anche sotto l’aspetto architettonico. I lavori ebbero inizio nel 1825 e si conclusero nel 1829.
L’anno seguente, nell’agosto 1830, avvenne la solenne consacrazione del nuovo santuario ad opera del vescovo Benedetto Riccabona de Reichenfels, nativo di Cavalese. Fu allora che posizionarono sull’altare la statua della Pietà. Il santuario dell’Addolorata è in stile neoclassico. È stato possibile realizzarlo, grazie al contributo finanziario della “Magnifica Comunità di Fiemme” (istituzione millenaria gelosamente custodita dagli abitanti della valle omonima, ndr) e al contributo del generoso lascito di don Antonio Longo, pittore di Varena. All’interno si possono ammirare pregiati affreschi di questo pittore locale, come la Beata Vergine Addolorata e alcune scene della vita di Gesù, come ad esempio Cristo sulla Croce e l’Ultima Cena.
È importante far notare il contesto territoriale in cui è “sbocciato” il santuario dell’Addolorata. Esso si trova a fianco della preesistente “Pieve Arcipretale di Santa Maria Assunta”. Un’accoppiata che non guasta, ma che offre un tocco di originalità.
Il santuario, architettonicamente parlando, si distingue nettamente dalla Pieve dell’Assunta. Difatti è in stile neoclassico. La stessa facciata mostra un pronao con quattro colonne ioniche che reggono il maestoso frontone triangolare. Nell’insieme ricorda la forma degli antichi templi greci. L’interno del santuario è a pianta centrale con copertura a vela e con lucernario.
La statua della Madonna che spicca sull’altare è una “Pietà neogotica in polvere di marmo e alabastro”. È molto cara ai numerosi pellegrini che vi sostano in preghiera. La Madonna, dal canto suo, non rimane indifferente di fronte alle accorate suppliche, ma risponde elargendo numerose grazie ai suoi devoti. Ciò è documentato visivamente dai numerosi “ex-voto” esposti all’interno della chiesa.
In chiusura di questo servizio mi piace sottolineare la straordinaria devozione della popolazione di Fiemme verso la Madonna Addolorata. A lei si rivolge sempre nei momenti di grave necessità. Di qui, nasce “la tradizione della levata: il 24 giugno del 1944 la popolazione di Fiemme, su proposta della Magnifica Comunità, fece un voto solenne alla Madonna Addolorata perché preservasse la valle dai bombardamenti. Con questo voto solenne, il cui testo è esposto all’interno del Santuario, la valle si impegnava ad attuare la levata, vale a dire a portare in processione per le vie di Cavalese la statua della Madonna Addolorata alla scadenza fissata”. All’inizio, ogni 25 anni. In seguito la scadenza è stata resa meno rigida. Viene fissata di volta in volta.