CREDO il giudizio universale

By Michele Seccia
Pubblicato il 4 Novembre 2015

Il giudizio ultimo o universale avverrà alla fine dei tempi, con la seconda venuta di Cristo. Così ne parla san Giovanni nel suo vangelo: “Coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna” (Gv 5, 29). E il catechismo dei giovani introduce proprio con questa citazione del vangelo giovanneo il commento del momento atteso. Annunciamo la tua morte, Signore; proclamiamo la tua risurrezione; nell’attesa della tua venuta! Caro amico, sono certo che spesso avrai ascoltato o ripetuto queste parole durante la celebrazione della santa messa. Cosa vogliono significare?

Noi professiamo nella fede che Cristo Gesù ritornerà alla fine dei tempi, come leggiamo in molti testi del nuovo testamento, dai vangeli alle Lettere degli apostoli Pietro, Giovanni, Paolo, sino all’Apocalisse. L’evangelista Matteo prima di raccontare gli ultimi eventi della vita di Gesù, nel capitolo 25 del suo vangelo, indicato come discorso escatologico, anticipa il giudizio finale con l’immagine del re che separa i buoni dai cattivi, un re che giudica i suoi sudditi secondo le loro opere nei confronti di bisognosi, affamati, assetati, nudi, stranieri, carcerati, ammalati. “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre… e se ne andranno, questi al supplizio eterno e i giusti alla vita eterna” (Mt 25, 31ss).

Quando Cristo ritornerà nella gloria, tutta la sua luce ricadrà su di noi. La verità sarà svelata: i nostri pensieri, le nostre azioni, le nostre relazioni con Dio e con gli uomini: più nulla resterà nascosto. L’esempio dato da Gesù e il comandamento fondamentale dell’amore di Dio e dell’amore verso il prossimo saranno il metro in base al quale ognuno di noi sarà giudicato. Se infatti Dio padre in Gesù ci ha manifestato il suo amore totale verso ogni creatura, specialmente verso i poveri, gli ultimi, i piccoli, la creatura non è libera di fare ciò che vuole, ma deve tener conto di ciò che ha ricevuto da Dio! Le opere di misericordia corporali e spirituali, che papa Francesco ha richiamato in occasione della indizione del Giubileo straordinario della misericordia, dovrebbero essere messe in pratica e intese come un ritorno d’amore verso quanti si trovano in situazioni di disagio: una sorta di restituzione di quell’amore che Dio ha manifestato alla creatura, in Gesù Cristo suo Figlio.

In questa prospettiva il giudizio universale non dovrebbe farci paura ma, al contrario, ci dovrebbe spingere ad agire bene, a perdonare, ad accogliere, a condividere con chi è nel bisogno. Oggi abbiamo sotto i nostri occhi la tragedia di tanti profughi e di tanti migranti che abbandonano i loro paesi per sfuggire alla fame, alla morte, alla guerra; tanti poveri che non hanno nemmeno il minimo per vivere e tendono la mano per sentirsi accolti con un piccolo gesto. Nessuno dovrebbe rimanere indifferente! E non per paura del giudizio, ma solo per alleviare la sofferenza dei nostri fratelli! Eppure constatiamo quanta chiusura c’è stata intorno a queste situazioni di persecuzione e di morte.

Se il giudizio ultimo appartiene a Dio, l’unico che può giudicare nella verità le intenzioni di ognuno, certamente uno sguardo di misericordia è rivolto a quanti sono nella difficoltà o nella sofferenza. “E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate. E colui che sedeva sul trono disse: ecco io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21, 4-5). In questa nuova realtà, che san Giovanni descrive nell’Apocalisse, sarà coinvolto tutto il creato e i redenti vedranno Dio faccia a faccia, ci sarà una conoscenza diretta e personale di Dio.

Caro amico/a che leggi, quanto ho appena scritto non è un gioco di parole! Sono espressioni della fede che ci orientano nella comprensione di ciò che sfugge ancora alla nostra esperienza. Per questo san Paolo ha ricordato ai corinzi: “Adesso vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia” (1Cor 13,12).         misec@tiscali.it

 

 

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