Corrusco la sua parte, Antonio Conte sembra in perenne stato d’assedio. Campionato e società (nel senso di squadre), certo non paiono far molto per aiutarlo, le une e l’altro avendo interessi contrapposti: quelle a legittimare la propria visione particolare di un gioco che talvolta non sembra affatto un giuoco (i ragazzini, si sa, non “giocano in Borsa”…), lui a cercare di rispondere al meglio all’impegno professionale che si è assunto quando ha detto sì alla chiamata della Federcalcio. C’è poco tempo per allenare, e Conte lo sapeva e lo sa, gli stages lasciano tutto sommato il tempo che trovano, la rappresentativa azzurra non è la Juventus (o il Milan, la Roma, il Lecce…), dove i giocatori sono a diretto contatto con lo staff tecnico sette giorni su sette, mese dopo mese: a Coverciano è grasso che cola se si riesce ad abbozzare qualche schema tattico. Sperando, è ovvio, che i cosiddetti fondamentali siano già patrimonio individuale. Noi, sia detto per inciso e per quanto possa valere, siamo dalla sua parte. Vot’Antonio! Vot’Antonio!, verrebbe di dire, ricordando l’incommensurabile Totò.