CONTE FA DI NECESSITÀ VIRTÙ

C’è la Festa dello sport (un po’ in tutta Italia, nello specifico a Borgo Grappa è in programma dall’1 al 3 maggio). Ci sono gli Internazionali di tennis (a Roma dal 2 al 15 maggio). C’è il ricordo del Grande Torino (il 4 maggio 1949 la sciagura di Superga). C’è il Giro d’Italia (dal 9 al 31 maggio). C’è, naturalmente, il calcio di A e quello di B, e in lontana prospettiva gli Europei dell’anno venturo per la cui partecipazione agli Azzurri di Conte basterà superare senza danni l’incontro con la pur difficile Croazia in un incontro che si svolgerà (Zagabria, 12 giugno) a porte chiuse per le intemperanze dei sostenitori croati in occasione della partita con la Norvegia di fine marzo. Dopo i due recenti pareggi (2-2 con la Bulgaria per gli Europei e 1-1 con l’Inghilterra in amichevole a Torino) i non pochi commissari tecnici di cui pullulano i bar dello sport e le redazioni non solo sportive dei mille-media-mille hanno avuto da ridire sulle scelte del ct azzurro e sull’impostazione tecnico-tattica della Nazionale: che nel raffronto con le squadre di club sconta, com’è evidente, l’assenza dei non pochi giocatori stranieri che sono spesso alla base di quelle imprese locali. Senza Tevez e Vidal, Ljajić e Torosidis, Klose e Lulic, Albiol e Higuain, Salah e Gomez, Ménez e Mexès, sarebbero altrettanto forti le compagini in cui militano?