Gli atti ostili nei confronti della scuola non si arrestano. E pensare che da tutti viene invocata come l’unica “agenzia” primaria di formazione della coscienza morale delle nuove generazioni, visto che la famiglia non dà più garanzie nel saper fornire buoni consigli, ma il più delle volte elargisce solo cattivi esempi. Sarà lo spirito dei tempi, quello imperante che ci vuole tutti protesi a chiedere agli altri il sacrificio del risparmio mentre per noi vale la norma del “più spendi e più ti distingui”. Non sei nessuno se non guidi una macchina di grossa cilindrata a tutta velocità e chi se ne frega se si travolge qualcuno che viaggia con una piccola utilitaria “acquistata al supermercato”.
Lo spirito dei tempi, si diceva, ossia quello della selezione sociale: più sei ricco (e non importa come si accumula la ricchezza) più meriti di esistere. Tutto quello che può ostacolare questa visione del mondo è di intralcio. Quindi, anche la scuola. E allora perché spendere risorse dello Stato per tenere aperti plessi scolastici delle zone di montagna dove ci sono solo pochi alunni? Meglio accorpare. Così da 192 scuole attuali, in Abruzzo si passerà a 177 nell’anno scolastico 2026-27. Per la provincia di Teramo la previsione è di altre 6 istituzioni scolastiche da ridurre.
Si vuol far credere che questa riduzione sia da mettere in relazione con l’attuazione del Pnrr. Non è vero. Dal Pnrr ci sono indicazioni per superare l’attuale tendenza alla riduzione. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza ci sono indicazioni per ridurre non le scuole ma il numero degli scolari per istituzioni scolastiche.
Insomma, indicazioni per tenere aperte le scuole anche quelle di montagna e delle zone interne dove gli alunni sono di meno. Il ministero dell’Istruzione si è ben guardato dal coinvolgere in questa decisione le istituzioni locali. In definitiva a parole si dice di voler combattere la dispersione scolastica, nei fatti si fa esattamente il contrario. La scelta di accorpare gli istituti aumentando il numero complessivo degli alunni per plesso non è certo la soluzione più indicata per dare centralità alla scuola, migliorare la qualità dei processi formativi e combattere la dispersione. Come non comprendere che nelle zone più isolate (in Abruzzo la montagna rappresenta la parte più rilevante del territorio) il presidio scolastico è fondamentale per la qualità della vita soprattutto in situazioni già oggi di sofferenza culturale, sociale ed economica?