COME PRENDERSI CURA DEI MALATI DI MENTE?
Sono studente di medicina e mi sto specializzando in psichiatria. Nella mia breve esperienza con i malati sto più a contatto con quelli cosiddetti “malati di mente”. Essi sono un mondo a parte e sono considerati in modo anomalo. Credo però che un medico cristiano deve saperli accostare e entrare in dialogo con loro. Vorrei tanto sapere una vostra considerazione. L’abbonato Pasquale
Caro abbonato, parlare di psichiatria e, soprattutto, dedicarsi a curare i malati di mente non è affatto una vergogna, anzi da medico cristiano questa attività deve essere considerata un’autentica missione. Spesso queste persone vengono tenute alla larga o addirittura evitate con un senso di disprezzo dalla cosiddetta gente perbene. Senza la fede che ci insegna che la vita, ogni vita, anche quella portatrice di gravi lesioni celebrali, è un dono di Dio, è difficile accettare certe situazioni limite e vedere in questi volti il fratello non solo da accettare, ma soprattutto da amare. La tradizione cristiana da sempre ha creato strutture e organismi caritativi che si prendessero cura di queste persone, spesso rifiutate dalla società o emarginate in case di recupero, dove erano costrette a condurre una vita non dignitosa, né rispettosa della dignità umana. La mia parola non può essere altra che di incoraggiamento a proseguire questo cammino terapeutico e caritativo che hai, caro lettore, intrapreso, non badando a quello che la gente può pensare. Del resto la cosiddetta gente bene ha sempre deriso o considerate pazze quelle persone che si sono dedicate a lenire la sofferenza altrui. Ma Cristo ha privilegiato i poveri e ha insegnato a privilegiarli. È giusto, poi, che anche queste persone godano di tutti i diritti da loro fruibili e godano della considerazione e dell’accoglienza, che può essere la più valida terapia per un loro sempre più significativo inserimento nel tessuto sociale, ma soprattutto nel tessuto ecclesiale, dove dovrebbero avere sempre il primo posto.