CHIESA DELLE TRE FONTANE A ROMA

UN MONDO DI SANTUARI
By Domenico Lanci
Pubblicato il 2 Giugno 2014

IL TITOLO NASCE DALLA TRADIZIONE SECONDO CUI LA TESTA DEL SANTO, CADENDO A TERRA, RIMBALZÒ PER TRE VOLTE DANDO ORIGINE AD ALTRETTANTE SORGENTI D’ACQUA  Il libro degli Atti degli apostoli narra che Saulo di Tarso, il futuro Paolo apostolo, mentre si dirigeva a Damasco per perseguitare i cristiani, ebbe una visione di Cristo che gli parlò e gli causò la momentanea perdita della vista. Allora i compagni provvidero a condurlo nella città dove era diretto. Il Signore apparve ad Anania e gli disse: “Va’ nella strada chiamata Diritta e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo di Tarso; ecco, sta pregando e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire ad imporgli le mani perché recuperi la vista. Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome”. Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: “Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo”. Divenuto cristiano, Saulo cambiò il nome in Paolo e divenne il più strenuo annunciatore del vangelo tra i pagani. In realtà ebbe molte persecuzioni e sofferenze. Evangelizzò le più importanti città dell’attuale Turchia e della Grecia. Poi, a Cesarea di Filippo, a seguito di un’accesa disputa con i giudei, in un processo tenuto al cospetto del governatore romano Porcio Festo, dichiarò di essere cittadino romano e di voler essere processato davanti a Cesare. Il governatore rispose: “Ti sei appellato a Cesare, a Cesare andrai”. Giunse a Roma nel 61 d.C. quando era imperatore Nerone. In attesa del processo viveva in una casa dove, legato con una catena al soldato che gli faceva la guardia, gli era consentito di continuare a insegnare e a scrivere.

Non è la prima volta che l’apostolo viene tenuto legato alle catene. Ne parla nella Lettera ai Colossesi quando dice: “Ricordatevi delle mie catene”. Ora però si trova a Roma di fronte alla prova suprema del suo amore per Cristo. In questo contesto, tornano in mente le parole accorate che egli confidò al discepolo Timoteo: “Io sto già per essere versato in offerta. È giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno”.

Nell’anno 67 d.C. il tribunale romano condanna Paolo alla decapitazione con l’accusa di essere seguace di Cristo. A memoria dell’evento fu edificato in quel luogo un piccolo edificio denominato Chiesa delle tre fontane. Dico in breve dove e il perché di tale titolo. Il martirio viene eseguito fuori della cinta muraria di Roma in una località anticamente chiamata ad Aquas Salvias, alle acque Salvie. Si trovava a circa due chilometri dalla città, in un leggero avvallamento lungo la via Laurentina. Un testo apocrifo del V secolo, noto col titolo di Acta Petri et Pauli dello pseudo Marcello, sostiene che la decapitazione dell’apostolo sia avvenuta il 29 giugno del 67 d.C. Le indicazioni fornite dal documento apocrifo hanno trovato conferma in ricerche effettuate in seguito da attenti archeologi.

Il titolo Tre fontane, nasce dalla consolidata tradizione secondo cui la testa del santo, cadendo a terra rimbalzò per tre volte, dando origine ad altrettante sorgenti d’acqua. I ricercatori hanno riscontrato infatti in quel sito l’esistenza di un edificio di culto molto antico. Il testo apocrifo specifica tra l’altro che “il martirio avvenne vicino alla strada, ai piedi di un grande pino secolare. Lì, venne eretta la chiesetta ad tres fontes.

Nel 1878 i monaci trappisti hanno eseguito alcuni scavi riportando alla luce monete romane d’epoca neroniana, pigne fossili e tre ciocchi di pino. Anche questi reperti sembrano confermare quanto tramandato dallo scritto apocrifo. La chiesa attuale è opera di Giacomo della Porta che la edificò tra il 1599 e il 1607. È un’oasi di profonda spiritualità cui si accede oltrepassando l’Arco di Carlo Magno. All’interno, su tre livelli diversi, che provano l’antica pendenza del terreno, si possono ammirare le tre fonti protette da altrettanti monumenti, e la colonna sulla quale san Paolo avrebbe posato il capo al momento della decapitazione. Sul portale dell’attuale santuario è ben visibile una targa marmorea su cui sta scritto: S. Pauli apostoli martyrii locus ubi tres fontes mirabiliter eruperunt, luogo del martirio di san Paolo apostolo dove tre fonti sgorgarono miracolosamente. Sulla facciata della chiesa sono state collocate le statue dei santi Pietro e Paolo.

Il sito del martirio è stato tenuto in alta considerazione fin dalle origini, non solo come meta di pellegrinaggi, ma anche come luogo scelto da mistici e asceti per elevarsi a Dio. Papa Onorio I (625-638) fece costruire accanto alla chiesa un monastero per accogliere una comunità di monaci della Cilicia.

In seguito tra l’VIII e il IX secolo sorse nella stessa area una serie di edifici tra cui la basilica dei Santi Vincenzo e Anastasio. All’interno del complesso abaziale c’è la Chiesa di Santa Maria Scala Coeli edificata su un preesistente tempio pagano. Nella cripta sottostante è ancora visibile una piccola cella dove, negli ultimi giorni della sua vita, sarebbe stato tenuto prigioniero Paolo prima del martirio. La tradizione vuole che il suo corpo venisse sepolto lungo la via Ostiense dove, in epoca costantiniana, fu costruita la storica basilica di San Paolo fuori le mura.

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