CHIESA DELLE BEATITUDINI IN GALILEA

un mondo di santuari
By Domenico Lanci
Pubblicato il 31 Marzo 2016

 

Con il discorso delle beatitudini, Gesù ha voluto stabilire – secondo molti pensatori, tra cui Tolstoj, Martin Luther King e Mahatma Gandhi – i valori fondamentali della fede cristiana. Leggiamo nel vangelo: “Vedendo le folle, Gesù salì sul monte, si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli; beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati” (Mt 5,1-12 intero discorso).

Il luogo dove questo discorso fu pronunciato si trova in realtà sul monte a nord del mare di Galilea presso Cafarnao. Una descrizione del sito ci viene offerta dalla pellegrina Egeria, nel IV secolo: “Non lontano da Cafarnao, sul monte vicino vi è un’altura sulla quale il Signore è salito a proclamare le beatitudini”. Sulla identificazione del luogo ci sono altre ipotesi. Ne citiamo una. Nel compendio De situ urbis Jerusalem redatto verso il 1130 al tempo dei crociati, si precisa che il luogo del discorso della montagna si trova a un miglio da Tabgha, località dove avvenne il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Gli studiosi moderni, tuttavia, per la individuazione del sito, si sono avvalsi anche delle tradizioni orali dei beduini locali, ritenute ovviamente le più antiche. A tal proposito il ricercatore Clemens Kopp fa questa riflessione: “Ragioni molto forti sostengono che il sermone della montagna fu pronunziato presso gli alberi benedetti: a) L’antichissima tradizione locale beduina è confermata da un’accurata analisi di tutte le fonti antiche e medievali. I beduini identificavano un gruppo di alberi millenari come Es-salarat el-mubarakat che vuol dire gli alberi benedetti dal Messia. Questi tre alberi bimillenari – un terebinto, una quercia e una spina Christi – fino al 1913 si trovavano sulla proprietà dove attualmente è stata edificata la Domus Galilaeae ed erano venerati dai beduini in quanto memoria della presenza del Messia. Oggi sul terreno resta solamente il terebinto; b) La zona degli alberi benedetti era anche chiamata der makir ossia il monastero della beatitudine dove, secondo le tradizioni beduine, si trovava un monastero di eremiti; c) Il luogo è facilmente raggiungibile per il popolo che viene dalla strada che parte dal lago. L’altura si inclina leggermente e per questo dispone di spazi pianeggianti per folle di maggiori dimensioni”.

Grazie alle indagini condotte sulle tradizioni beduine, e grazie anche alle scoperte fatte in quell’area nel 1935 di resti di una chiesa bizantina del IV-V secolo, si è addivenuti alla conclusione secondo cui il luogo del discorso delle beatitudini sia stato pronunciato dove oggi sorge il centro internazionale della Domus Galilaeae. Questo centro è stato voluto da Paolo VI, realizzato nel 2000 dai neocatecumenali e consacrato da Gio-vanni Paolo II. Tra le sue finalità c’è soprattutto quella di leggere il vangelo alla luce della tradizione e delle liturgie ebraiche. È situato a circa un chilometro dalle rovine di Korazim, accanto alla Via Maris che univa anticamente Damasco alla Galilea e a circa due chilometri dal santuario delle beatitudini.

Quest’ultimo è stato costruito nel 1937 dall’architetto Antonio Barluzzi in un’area distante poche centinaia di metri dal sito archeologico. Lì i promotori del santuario hanno fatto cadere la scelta perché da quel posto era possibile esaltare insieme valori storico-teologico-paesaggistici. In realtà, sotto il profilo storico, il santuario sorge sul monte indicato dal vangelo. Sotto il profilo teologico, il monte rappresenta biblicamente il luogo della teologia. Non per nulla Gianfranco Ravasi accosta il monte Sinai al monte delle beatitudini: “In Matteo, Cristo diventa il nuovo Mosè, il Mosè per eccellenza”. Sul Sinai Dio proclama i comandamenti. Sul monte delle beatitudini Gesù proclama i valori fondamentali della fede. Sotto il profilo paesaggistico, da quell’altitudine è possibile dominare il sottostante mare.

La chiesa è stata ideata sullo stile di quelle bizantine. È elegante e slanciata. Ha forma ottagonale e tutt’intorno è circondata da un magnifico porticato da cui si può ammirare, come da una loggia, un panorama mozzafiato che comprende il mare di Tiberiade, il Giordano e l’Hermon.

All’interno la chiesa si presenta con due navate concentriche. Il tamburo è arricchito da otto ampie finestre in alabastro su cui sono scritte le otto beatitudini. Sotto la cupola, al centro si trova l’altare. Dietro, su un piedistallo di porfido, è ben visibile un tabernacolo con scene della passione in bronzo dorato. Il pavimento è impreziosito da simboli raffiguranti le virtù teologali: fede, speranza e carità, e le virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Il complesso architettonico è sormontato da una grandiosa cupola che si slancia verso il cielo e attira lo sguardo da lontano.                     lancid@tiscali.it

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