CHI SONO I VERI POVERI?
Gesù nel vangelo afferma: “Se hai due tuniche danne una al fratello che non ne ha”. Stando a questo comando del Signore dovremmo sempre dare. Ma i veri poveri quali sono? Oggi sono tante le persone che tendono la mano: drogati, zingari, barboni, extracomunitari e chi ne ha più ne metta! Come regolarsi? Un grazie sincero. Lorella (Ascoli Piceno)
Sembra strano, ma con il crescere del benessere e della tecnologia cresce anche la miseria e l’emigrazione e crescono anche le persone che esercitato l’accattonaggio. Anzi in questi ultimi tempi il fenomeno è cresciuto in modo abnorme e non passa giorno che alla nostra porta non bussino persone indigenti che chiedono qualcosa. È normale che frammisti ai veri poveri ci siano i furbi e anche malvagi e sfruttatori.
Comunque nella carità è sempre meglio sbagliare per eccesso che per difetto, usando sempre quel tanto di buon senso, di tatto e di prudenza che rendono la carità più autentica e accettabile. Il vero povero, poi, si riconosce abbastanza facilmente, non è arrogante, anzi è fragile e non va umiliato.
In ogni caso è importante tener vivo il senso della solidarietà, o se si preferisce il vocabolario cristiano, della carità, e cioè quel particolare modo di sentire e di essere nei confronti degli altri che dispone a farsi prossimo di chi è nel bisogno.
È importante che il cristiano senta l’esigenza di porsi a servizio di chi è nel bisogno, chiunque esso sia. Particolare importanza riveste, in questo contesto, il gesto del dare, che è una forma di comunicazione, di dialogo col povero. Un dare che deve prima di tutto essere gesto di promozione della persona, dello straccione, del barbone, del drogato che ci sta di fronte. È alla persona che il cristiano deve far riferimento, ai suoi bisogni, alla sua solitudine, ai suoi fallimenti.
Dare, quindi, è partecipazione autentica alle necessità altrui. Solo così il povero, si sentirà accolto e non riceverà solo un aiuto materiale, ma la forza di risollevarsi, di intraprendere un cammino che potrà portarlo a far risorgere in lui quel senso di dignità che forse ha sopito sotto il peso di tanti problemi.