CHI SONO I SANTI?

ecogiovani
By Luciano Temperilli
Pubblicato il 2 Dicembre 2015

 

 

 

 Salve, mi chiamo Miriam e ho 22 anni. Vorrei cortesemente sapere chi sono i santi… So benissimo che la chiesa li annovera tra quelli che hanno praticato le virtù cristiane “in modo eroico” e che c’è un processo che mette sotto la lente d’ingrandimento l’intera vita e gli scritti del candidato. Ma la loro “funzione” qual è? Devono fungere da modelli di comportamento credibili soprattutto per noi giovani? Il mondo quanto ha bisogno di loro? Si può essere santi senza che la chiesa ponga il sigillo? Grazie. Miriam

 Se fosse così, sarebbero ben pochi. San Paolo apostolo, che era più generoso, chiamava “santi” tutti i cristiani. Un po’ troppi? No, si guarda la bontà di Dio. Certamente troppi se guardassimo il comportamento dei cristiani. La santità è allora un seme, una pianticella che può germogliare e portare frutto in ogni cristiano. Ma ogni cristiano già lo è perché Dio lo ha scelto, lo ama e, per ognuno, prepara la felicità eterna. Il santo è allora uno che Dio si sceglie. Un privilegiato? Sì perché Dio sceglie ogni uomo. San Paolo dice che Cristo ha distrutto il muro di separazione che divideva gli uomini tra giudei e pagani, tra maschio e femmina  per cui nessuno può più appropriarsi dell’amore di Dio in modo esclusivo. Ma questo lo scopriremo nell’aldilà quando Dio sarà tutto in tutti. Nell’aldiquà purtroppo non tutti se ne accorgono e i muri che Dio ha abbattuto vengono continuamente ricostruiti dal peccato dell’uomo a livello personale e sociale. Vengono vantate nuove appartenenze e vengono inventate nuove esclusioni. Il santo allora nell’aldiquà è colui che si è accorto del dono di Dio e cerca di viverlo con maggiore coerenza possibile. Una coerenza non tanto legata al senso del dovere legalistico delle cose che “bisogna fare” ma alla gioia comunicativa del sentirsi amato e nel rispondere sulla stessa tonalità d’amore. Lo stesso trasporto che si ha per l’amato/a quando la relazione sboccia  facilmente in generosità, tenerezza, compassione, perdono e tutto viene vissuto facilmente senza fatica, anche se c’è la fatica, senza sforzo, anche se c’è lo sforzo, senza sofferenza, anche se c’è la sofferenza.

E allora, se ti guardi attorno, ti potrai accorgere che ci sono tanti santi attorno a te. Sono tutti coloro che conservano la speranza nelle prove, il sorriso nella sofferenza, il perdono nelle offese, la compassione nella sofferenza, la generosità nelle umiliazioni. Gente comune che spesso passa inosservata perché non si esibisce, non si vanta, non giudica ma tira avanti la famiglia, la scuola, la politica, la religione come se fosse la cosa più semplice del mondo in un atteggiamento di gioioso servizio. Se cominci a guardare il mondo da questa angolatura ti potrai accorgere che il mondo va avanti per questi silenziosi operai che tirano il carretto della vita.

Gli altri allora, coloro che vivono come rapinatori dell’esistenza, che non tirano il carretto ma vi salgono sopra, spesso con prepotenza o ignoranza? Arriverà anche per loro il momento in cui si accorgeranno che stanno alla porta della casa del Padre e basterà allora dire “scusa” per entrarvi. Perché il santo è una specie di carrettiere che trasporta la storia verso Dio.

 

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