Chi deve gestire lo sport?

By Fabrizio Cerri
Pubblicato il 3 Marzo 2019

Che lo sport sia un pretesto per motivare interessi, per lo più trasversali, sociali, economici, finanziari, geografici, addirittura politici lo si è toccato con mano quando si è assistito alla lunga, per certi versi non nuova, ma cionondimeno istruttiva, querelle relativa alle candidature italiane delle prossime sedi dei Giochi olimpici, estivi e invernali, da Milano a Cortina, da Torino a Roma, passando naturalmente per i dissidi, i bisticci, i pasticci tra i partiti e al loro stesso interno. Querelle che comunque ci pare tutto sommato poca cosa, rispetto alla mai sopita questione relativa alla gestione, nella forma e nella sostanza, dello sport in Italia, gestione che un abbastanza recente battibecco (lo vogliamo chiamare proprio così?) Giorgetti-Malagò (nelle foto) ha riportato d’attualità, ricordando a cronisti attenti e memori ancorché incanutiti, un pressoché analogo “battibecco” tra il presidente del Coni di allora e il massimo responsabile di un ente di promozione sportiva, timoroso, quegli, di vedersi sfilare dalle mani la gestione dello sport nelle mille sfaccettature che la legge istitutiva assegnava, e tuttora assegna, al Foro Italico. Punto centrale (di allora e, ci pare di capire, di oggi) la legislazione in materia di sport, un “capitolo” centrale della nostra vita, ancorché non appaia nella Carta costituzionale, e sotto le cui insegne si registrano: lo sport come evento agonistico tout court e il tempo libero, l’economia e la salute, la politica e il divertimento, la socialità e la cultura. Altri tempi, ovviamente, altre disposizioni di legge, altri scenari e interpreti, ma copione sostanzialmente immutato. E che – stando a quanto siamo riusciti a capire nei commenti a caldo di qualche protagonista e di qualche osservatore – sembra non essere destinato, almeno in breve, ad una chiarificazione. Certo, la quadratura del cerchio, giusta la definizione datane dal resocontista del Corriere della Sera, alla fine verrà trovata. Ma è sulla sostanza della quadratura e sui tempi che ad oggi si brancola nel buio. Senza dimenticare che il primo approccio del mondo grillino con lo sport fu abbastanza traumatico, con il “no” della sindaca Raggi a qualsiasi ipotesi di candidatura di Roma ai Giochi Olimpici di un futuro pure assai lontano.

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