CHE IL CARO BAMBINO CI FACCIA SANTI

By carmine arice
Pubblicato il 2 Dicembre 2019

Cari lettori, il novizio san Gabriele dell’Addolorata, in una lettera del 20 dicembre 1856, augura a suo padre che le feste natalizie siano benedette dalla Vergine Immacolata e scrive: “È questo il desiderio vivissimo di un figlio verso l’affezionatissimo genitore e verso i fratelli, la cui salute spirituale tanto mi sta a cuore; e perciò non cesserò in questi giorni di pregare il Divin Redentore, affinché voglia guidarli tutti verso il retto sentiero. È questo il mio desiderio, che il caro Bambino ci faccia santi”.

Quando scrive questa lettera, san Gabriele ha 18 anni e ha vissuto sia intense esperienze spirituali come la locuzione della Madonna durante una processione del 22 agosto del medesimo anno, sia grandi sofferenze in famiglia con la morte della mamma quando aveva solo 4 anni e della sorella l’anno prima di entrare in noviziato. La sua anima, se pur giovane, comincia a essere temprata e il suo cuore ormai cerca l’essenziale, quello che davvero sazia la sua fame di verità e di eternità. Per questo dalla sua breve lettera emerge un animo profondamente innamorato di Cristo, considerato come sommo bene, da desiderare – verbo che ripete due volte in poche righe – come dono natalizio per la sua famiglia la salute spirituale e il dono della santità.

Carissimi, e noi? Che cosa chiederemo al Divin Redentore per noi e per i nostri cari in questo Natale 2019? Quando si ama davvero qualcuno si desidera per loro il meglio, ciò che davvero può renderli felici! Non voglio fare la solita predica sul Natale consumistico o sulla scristianizzazione di questa solennità, dimostrata anche dal fatto che l’augurio di Buon Natale è ormai generalmente cambiato in “Buone Feste”! È ormai sotto gli occhi di tutti quanto sia labile il riferimento al Divino Bambino! Vorrei piuttosto cambiare la stucchevole predica natalizia in augurio. Se leggiamo attentamente i Vangeli del Natale e ci facciamo ancora sorprendere da quanto vi è raccontato, il senso di riconoscenza dovrebbe sorgere in noi spontaneo. Quel Bambino che nasce a Betlemme ha davvero cambiato la storia dell’umanità perché è “Gesù”, Dio che salva, chi lo sa e chi non lo sa e salva anche la storia anche se le vicende sembrano andare tutte in un’altra direzione; l’amore si è veramente manifestato come non mai in quella grotta perché Dio, l’invisibile, si è fatto visibile fino a prendere sembianze umane, fino a parlare la lingua degli uomini, fino ad andare a cercare il lontano, lo scartato, il malato, il peccatore e offrirgli una amore senza misura e la possibilità “di percorrere il retto sentiero” e ricevere “la salute spirituale”, per usare le parole di san Gabriele.

E allora l’augurio che faccio a tutti i lettori dell’Eco, con tutto il cuore, è di arrendersi all’amore di un Dio che nulla chiede e tutto dona, un Signore che appassionatamente cammina con noi perché la tristezza del non senso sia cambiata nella gioia di sapere che al di là di ogni nostro merito, il grido d’amore di Gesù dalla culla al Calvario, è più forte di ogni miseria umana.

Buon Natale, cari amici, il Divin Redentore, voglia guidarvi tutti verso il retto sentiero!

Comments are closed.