CHE COLPA HANNO I BAMBINI?

Che colpa hanno i bambini? Sono forse loro a dichiarare la guerra a qualcuno oppure a causarla attraverso un comportamento sbagliato? Sarebbe opportuno che la Comunità internazionale e i cosiddetti potenti della Terra dessero risposte concrete ed efficaci a questi interrogativi, mettendo fine a una vera e propria catastrofe umanitaria. I bambini, infatti, sono le vittime più vulnerabili della follia degli adulti.

A ricordarcelo, se mai ce ne fosse ancora bisogno, sono gli ultimi dati drammatici che arrivano da Save the Children, l’organizzazione internazionale indipendente da sempre al loro fianco nei luoghi più difficili del Pianeta. L’anno scorso, nelle dieci maggiori crisi mondiali, più di 10 milioni di bambini sono stati costretti a fuggire dalle loro case. A livello globale, secondo l’ultimo report, il numero di bambini sfollati supera i 50 milioni, il più alto di sempre, cifre più che raddoppiate dal 2010. Sempre secondo Save the Children, l’anno scorso 29 mila bambini in più, al giorno, sono stati sfollati all’interno del proprio Paese o sono fuggiti in un altro a causa di conflitti, emergenze umanitarie, crisi regionali. Attualmente, nel Pianeta, oltre 468 milioni di loro vivono in una zona di conflitto. E la situazione è destinata a peggiorare con il protrarsi delle ostilità in Ucraina e in altri Paesi come nei Territori palestinesi occupati, Israele, lo Yemen, la Siria e la Repubblica Democratica del Congo.

C’è da tenere presente, poi, come ha giustamente ricordato il portavoce dell’organizzazione, che “un bambino sfollato ha probabilmente assistito a violenze o distruzioni che nessuno dovrebbe mai vedere, prima di doversi lasciare alle spalle tutto ciò che conosce. Quando i bambini perdono le loro case, perdono quasi tutto: l’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione, al cibo e alla sicurezza”.

Oltre alle cure e al cibo, infatti, è importante avere affianco qualcuno che si occupi di loro, che giochi con loro, che regali loro un sorriso o una semplice carezza…

E dire che questi numeri, che dovrebbero scuotere le coscienze di ognuno, anche quelle più dure e insensibili, si riferiscono ai bambini più “fortunati”. Cioè coloro che, pur in condizioni al limite e fortemente penalizzanti, sono ancora in vita… Tanti altri, invece, sono caduti e cadono sotto i colpi di una incredibile e cieca violenza. Solo rimanendo al conflitto più recente, a Gaza in quattro mesi di guerra sono stati uccisi circa 30 mila persone, di cui 13 mila bambini. Inoltre circa 400 hanno subito l’amputazione di un arto prima ancora che imparassero a camminare… Numeri folli che la dicono lunga sull’aberrazione umana. Tant’è che il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, recentemente, in occasione del 95° anniversario dalla firma dei Patti Lateranensi, ha affermato che “è una voce generale quella che non si può continuare, che bisogna trovare altre strade per risolvere il problema di Gaza, il problema della Palestina. La Santa Sede – ha sottolineato ancora – l’ha detto fin dall’inizio: da una parte, una condanna netta e senza riserve di quanto avvenuto lo scorso 7 ottobre, e qui lo ribadisco; una condanna netta e senza riserve di ogni tipo di antisemitismo, e qui lo ribadisco, ma nello stesso tempo anche una richiesta perché il diritto alla difesa di Israele, che è stato invocato per giustificare questa operazione, sia proporzionato. E certamente con 30 mila morti non lo è…”.

Parole più che giuste e pienamente condivisibili. D’altra parte chi non può essere dalla parte delle vittime? Chi può archiviare una simile mattanza sotto la voce “effetto collaterale della lotta al terrorismo”? Basta a marchiare come antisemita o amico di Hamas chi giudica ignominiosa e intollerabile la carneficina a cui tutto il modo sta assistendo… Non a caso, infatti, Spagna e Irlanda sono diventati capofila dei Paesi europei nel chiedere a Bruxelles di “verificare urgentemente” il rispetto dei diritti umani a Gaza. La Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia, inoltre, sta svolgendo le proprie verifiche sulle accuse di genocidio mosse dal Sudafrica, mentre il presidente francese Emmanuel Macron e il collega americano Joe Biden hanno ripetutamente detto al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che la risposta è stata ed è esagerata.

Ogni violenza, ogni abuso, ogni negazione della libertà dev’essere condannata e combattuta. E naturalmente chi si è reso protagonista dev’essere chiamato a risponderne. Ma una barbarie del genere è al di fuori anche di ogni inumano pensiero… GinCo