CHE ANNO, RAGAZZI!!!

Che sarebbe stato un anno difficile, in linea generale, c’era da aspettarselo, bisestile com’era…( non si dice forse anno bisesto, anno funesto?). Ma che si finisse un po’ tutti a carte quarantotto, società, individui, istituzioni, forse non ce lo aspettavamo, né francamente ce lo saremmo aspettato. Come, per altro verso, non ci saremmo aspettato che l’unico spazio sociale a non chiudere del tutto i battenti fosse il vertice del calcio, segnatamente quella serie professionistica che pur tra mille bofonchiamenti, polemiche, rimpalli di responsabilità e rimandi al mittente non ha perso un grammo della abituale attenzione continuando imperterrita a percorrere il suo annunciato e confermato programma.

Che sia stato a motivo del rispetto dovuto a contratti televisivi irrinunciabili non sappiamo: sappiamo però per certo che s’è fermato solo il calcio di vertice, in questo smentendo clamorosamente il vecchio, trionfalistico, e ora un po’ consunto, refrain sui novecentomila appassionati che ogni fine settimana popolano e animano campi e stadi dalle Alpi a Capo Passero.