No alla doppia vita dei benefattori della chiesa che rubano allo stato”. Papa Francesco non lascia speranze ai devoti della “dea tangente”: per loro la strada della redenzione sarà lunga ed aspra. La doppia morale – l’una, immacolata, a uso esterno, per l’immagine da presentare alla gente; l’altra, inconfessabile, a uso interno, per accaparrarsi, senza scrupoli e in barba ad ogni regola di civile convivenza, beni e sostanze materiali – continua a provocare danni devastanti all’immagine del nostro Abruzzo.
Niente, non c’è nulla da fare: anni di inchieste, arresti, terremoti politici e istituzionali non hanno insegnato nulla al nostro ceto politico dirigente. Si arraffa di tutto. Mille, duemila euro, bottiglie di champagne pagate con i soldi dei contribuenti, alberghi di lusso, auto di lusso: non si lascia niente. Nemmeno chi ha un lavoro rispettabile che gli permette di guadagnare soldi a palate ai quali vanno aggiunti quelli (una valanga) percepiti per fare i nostri interessi quali rappresentanti del popolo, è immune da questo piglia-piglia. Una famelica voracità che sta sostituendo quella più naturale ed ecologica degli, ormai, purtroppo, rari lupi delle nostre montagne.
Una delle frasi più cliccate su Google è la seguente: “Come fare soldi”. Una ricerca che fanno quasi esclusivamente i nostri giovani frustrati da una condizione permanente di disoccupazione e quando va bene di precariato. In qualche caso questa strada porta alla perdizione, come hanno confessato le baby-squillo dei Parioli. Hanno cominciato proprio con Google. L’esca è stato il motore di ricerca più famoso del mondo e gli orchi sanno bene come usarla per attirare adolescenti e giovani.
Troppo facilmente si ricorre a un sociologismo fatto in casa per fornire spiegazioni del tipo: “Si cercano scorciatoie per il successo, È la televisione che crea i feticci del successo e i giovani ne sono contagiati, I giovani non hanno più valori di riferimento”. No, molto più semplicemente i giovani cercano nella rete quello che la fattualità sociale non contempla per loro: la dignità che solo l’inserimento nel tessuto produttivo può dare, il lavoro. Anni e anni di studio, esami, concorsi, selezioni, colloqui troppo spesso per un pugno di mosche, a volte nemmeno quello. E poi leggi sul giornale (al bar perché sarebbe un lusso spendere un euro all’edicola): “Champagne e hotel con i soldi della cultura”, accusa che viene ipotizzata, al momento in cui scriviamo, nei confronti di un esponente del governo abruzzese. Sono i giovani, dunque, i devianti o sono gli stessi modelli di riferimento a essere deviati?
L’anomia (l’assenza di norme morali atte a regolare il comportamento sociale degli individui) la si rintraccia prevalentemente nel nostro ceto politico (largamente inteso). Non esistono più, o sono ampiamente estinte, le norme regolative della morale nel contesto politico-istituzionale, non nella società civile dove pure, per un certo periodo, aveva cominciato a vacillare il presidio dell’indignazione.
Oggi viene quasi il sospetto che non si voglia cambiare la legge elettorale per permettere a “nani e ballerine”, al circo Barnum della politica italiana, di continuare ad libitum ad animare la compagnia di giro, parlamentare e televisiva, che offre linfa al sistema della doppia morale. L’indignazione, però, comincia a riaffiorare. Per fortuna.