C’È UN’ETÀ PER NON PENSARE ALL’AMORE?

By Luciano Temperilli
Pubblicato il 30 Novembre 2012

Caro padre Luciano, sono una ragazza con un problema serio. Da qualche tempo nutro un grande affetto per un ragazzo mio compagno di scuola. Affetto ricambiato che però trova come ostacolo i miei genitori. Sia mia madre che mio padre, infatti, dicono di non trovarci nulla di male in un’amicizia tra ragazzi, però non vogliono che diventi altro. Insomma mi dicono che non ho ancora l’età per pensare a queste cose, bensì devo concentrarmi solo nello studio. Io ho 16 anni e a scuola sono andata sempre bene, ma non riesco a capire perché le due cose non possano andare d’accordo. Avverto dentro di me questo desiderio di amare ma ho paura di fare un torto ai miei genitori e quindi ci sto male. Cosa dovrei fare? Grazie.   1996

“L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente» scrive Giovanni Paolo II.
Anche il papa lo dice che non si può vivere senza amore. Mai! Né a tre anni né a 80 anni. Ed è l’amore quella forza che ci fa uscire dal nostro egoismo, dalle nostre paure per scoprire le meraviglie dell’altro “necessario” alla nostra completezza. È una specie di rivelazione che ci fa comprendere che la nostra vita diventa bella ed importante quando ci si dona, ci si perde in un altro. È questo l’amore nel suo sorgere e nel suo esprimersi. E spesso è una spinta che ci fa paura, la si vuol controllare, gestire, camuffare. “L’amore non possiede, né può essere posseduto. Perché l’amore basta all’amore. E non potete pensare di comandare il cammino dell’amore: se vi trova degni, è lui a dirigere il vostro cammino. L’amore non ha altro desiderio che realizzare se stesso”. Gibran “il profeta”. Ecco allora che bisogna declinare bene l’amore, non confonderlo con i parassiti dell’amore che si aggrappano a questo necessario sentimento che si trasforma allora solo in passione, in gelosia, in possesso, in violenza, in sesso. Vengono chiamati amore ma ne sono solo la maschera feroce. Invece “l’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa” ci dice l’apostolo Paolo.
Prova a guardarti attorno, amica sedicenne, e con la giusta chiave di lettura scoprirai che tante cose vengono chiamate amore ma sono un’altra cosa. E tanti uomini e donne vivono la tenerezza paziente di cui ci parla Paolo nella relazione fedele in famiglia e con gli altri. Dice sempre Gibran: “Quando amate non dovreste dire: Dio è nel mio cuore ma, semmai, sono nel cuore di Dio perché l’amore, si afferma nel Cantico dei Cantici, è scintilla divina. E la rivelazione cristiana ci dice che Dio è amore”.
A questo punto non so se sono riuscito a trasmetterti l’idea che l’amore che provi non è una cotta di una sedicenne ma l’ingresso nel mistero dell’altro (anche dell’Altro) e che l’amore ha il suo stile e le sue stagioni: dal bambino, all’adolescente, alla persona matura, fino alla vecchiaia.
Non confonderti né confonderlo con i parassiti dell’amore. In fondo sei ancora una gioiosa apprendista e non ancora un’esperta del mistero della vita.

Comments are closed.