CARO BABBO NATALE FAI SPARIRE LA BUROCRAZIA…
VISTO CHE I NOSTRI GOVERNANTI, NONOSTANTE I TANTI ANNUNCI NON CAMBIANO LE COSE, INDIRIZZIAMO UNA LETTERINA COLLETTIVA AL PANCIUTO E BARBUTO OMONE CHE VIAGGIA IN SLITTA E ASSECONDA I DESIDERI DI TANTI… IN TUTTA L’EUROPA, SECONDO IL CENSIS, SOLO GRECIA, ROMANIA E REPUBBLICA CECA PRESENTANO CONDIZIONI PER FARE IMPRESA PIÙ SFAVOREVOLI DELLE NOSTRE Tempo di feste, tempo di letterine a Babbo Natale e alla Befana. Tra le infinite richieste – il cavalluccio, il trenino, la scarpetta, eccetera, eccetera – ci permettiamo di suggerire una richiestina semplice semplice: fate sparire la burocrazia o, se proprio non è possibile, fatela diminuire al massimo e rendetela snella e al servizio dei cittadini. Cioè, l’esatto contrario di quanto non lo sia attualmente. Il vocabolario della lingua italiana Treccani definisce burocrazia “Il complesso dei funzionari che svolgono nello stato le funzioni della pubblica amministrazione. In senso astratto, il potere assunto dalla massa dei funzionari, soprattutto come effetto del moltiplicarsi delle funzioni dello stato e degli enti pubblici; nell’uso della parola, è in genere implicita un’allusione negativa”.
Per il politico e diplomatico britannico del secolo scorso Erbert Samuel, “la burocrazia è una difficoltà per ogni soluzione”. Come non dargli ragione, se si pensa che a causa di essa ogni anno le piccole e medie imprese sborsano la bellezza di 31 miliardi di euro, pari a 7.000 euro ad azienda (lo ha calcolato l’Ufficio studi della Cgia di Mestre) e si perdono fino a 100 giorni lavorativi (fonte Coldiretti)? Ma con lei fanno i conti tutti i giorni anche i singoli cittadini per il rilascio di una licenza, per ottenere un permesso. Piccoli intoppi che bloccano tutto e che possono portare anche al suicidio per disperazione, com’è avvenuto a Pordenone, dove un operatore culturale si è visto respingere la domanda per prolungare il contratto ventennale che aveva con il Comune per uno spazio aperto alla cittadinanza, solo perché alla pratica non aveva allegato la fotocopia della carta di identità!
Il centro studi di Confindustria ha calcolato che se l’amministrazione pubblica riducesse la sua inefficienza dell’1%, ci sarebbe un aumento dello 0,9% del Pil procapite e le aziende a partecipazione estera aumenterebbero gli addetti dello 0,2% rispetto al totale degli occupati del settore privato. Non solo: tolto il freno della burocrazia e della corruzione, le imprese straniere tornerebbero a investire in Italia, mentre ora fuggono: negli ultimi sei anni si sono persi quasi 13 miliardi, il 60 per cento in meno rispetto al 2007. Diminuirebbe la corruzione, alimentata anche dalle tangenti che funzionari disonesti pretendono per sbloccare o mandare avanti le pratiche. Basti pensare che nella graduatoria del World Economic Forum occupiamo il 49esimo posto nella rassegna della competitività 2014, alle spalle di Turchia, Malta e Panama e solo un pelo davanti al Kazakisthan. Lontani anni luce dalla top ten guidata dalla Svizzera (e, a seguire: Singapore, Usa, Finlandia, Germania, Giappone, Hong Kong, Olanda, Regno Unito e Svezia). Ma guardiamo con invidia anche la Francia (23/a), la Spagna (35) e il Portogallo (36)!
Il settore che incide di più sui bilanci delle aziende è quello del lavoro e della previdenza (9,9 miliardi di euro l’anno, 2.275 euro a impresa); seguono i costi per gli adempimento alle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (4,6 miliardi), l’edilizia (4,4 miliardi), l’area ambientale (3,4), gli adempimenti fiscali (2,7), la privacy (2,6), la prevenzione incendi (1,4), gli appalti (1,2) e la tutela del paesaggio e dei beni culturali (0,6 miliardi). In tutta l’Europa, secondo il Censis, “solo Grecia, Romania e Repubblica Ceca presentano condizioni per fare impresa più sfavorevoli delle nostre. Per ottenere tutti i permessi, le licenze e le concessioni di costruzione, in Italia occorrono mediamente 233 giorni, contro i 97 della Germania, 99 di Londra, 182 di Madrid; per allacciarsi alla rete elettrica servono 124 giorni in Italia e 17 in Germania. Come si vede, è complicato e difficile avviare attività in Italia o anche ottenere servizi essenziali.
Si potrebbero fare milioni di esempi, ne riportiamo uno su tutti, citato dal Wall Street Journal, in un articolo intitolato L’Italia non può andare avanti così. Bernardo Caprotti (fondatore di una grande catena di distribuzione) aveva 45 anni quando acquistò un appezzamento di terreno alla periferia di Firenze per aprirvi un nuovo supermercato. È riuscito a completare tutto l’iter solo l’anno scorso, dopo aver spento 88 candeline sulla torta di compleanno! Ecco, tra le richieste sarebbe bene inserire quella sulla burocrazia, tenendo a mente quel che diceva Giulio Andreotti, uno che di queste cose se ne intendeva: “I governi passano, i governativi restano”.