CAMOSCI OK ELEFANTI KO

Sguardo fiero e mantello dorato, il più elegante della famiglia dei Rupicapra. È il camoscio appenninico, sottospecie endemica per l’Italia. Quasi scomparso agli inizi del secolo scorso se ne contano attualmente circa 2mila esemplari. Una storia a lieto fine grazie a strategie azzeccate: zone protette, piani di difesa dai predatori (orso e lupo), utilizzo della tecnologia e perfino di elicotteri, monitoraggi continui. Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise – unica area dove questi animali non si sono mai estinti – è la colonia madre che ha consentito il prelevamento di esemplari per ripopolare altri tre parchi abruzzesi: Maiella, Gran Sasso e Monti della Laga e Sirente-Velino; e quello umbro-marchigiano dei Monti Sibillini. “Bello e possibile” perché facile d’ammirare mentre corre velocissimo su sbalzi di roccia e dirupi.

Allarme Wwf: in Africa ogni anno vengono abbattuti dai bracconieri 25mila elefanti su una popolazione di circa 650mila esemplari. La caccia è volta al prelievo delle zanne degli animali quotate mille dollari al kg. Vengono uccisi a colpi di kalashnikov o avvelenando le fonti d’acqua anche esemplari privi di zanne per evitare che in successive battute ci si possa imbattere in piste tracciate da animali privi di avorio. Dalle zanne si realizzano oggetti ornamentali per un mercato fiorente ma illegale. Tra i principali acquirenti: Cina, Vietnam e Thailandia.