BENVENUTI NEL FANTASTICO MONDO ANTICO
Oltre trent’anni trascorsi in giro tra paesi, campagne e cascine a raccogliere oggetti e arnesi con i quali il “mastro muratore” abruzzese Gino Di Benedetto ha realizzato uno straordinario progetto sulla tradizione e cultura rurale. Il no a una milionaria offerta di acquisto americana…
Tempo fa alcuni imprenditori volevano acquistare l’intero contenuto del Museo Etnografico e del Presepe, per una valutazione di alcuni milioni di euro… Erano pronti a chiudere, ma io risposi di no. Non avevo e non ho alcuna intenzione di vendere la mia vita…». Chi l’ha detto che tutto ha un prezzo? Per Gino Di Benedetto, 63 anni, di Torricella Sicura, comune abruzzese di circa duemila e cinquecento anime in provincia di Teramo, non è così. Ha speso oltre trent’anni per realizzare il presepe più grande d’Abruzzo, per estensione, allestito nel Museo Etnografico Le Genti della Laga. Un “gioiello” che occupa circa mille metri quadri di un locale messo a disposizione dal Comune teramano. Il tutto è frutto di una lunga e accurata ricerca, costantemente alimentata da una straordinaria passione che si porta dietro sin da piccolino, grazie a suo nonno. “È stato lui – ricorda – a trasmettermi l’amore per il presepe e a insegnarmi a costruire i vari personaggi. Li realizzavamo a costo zero, usando la terra. Poi, essendo sempre stato un cultore di roba antica, ho raccattato qui e là oggetti e arnesi di ogni tipo. Successivamente ho maturato l’idea di trasformare in miniatura le varie scene di vita rurale, compresi gli animali. Mi è sempre piaciuto osservare la natura e poi riprodurla”. Ha raccolto così tanto materiale e sviluppato idee che adesso, però, inizia ad avere un problema di convivenza… “Dopo aver proposto la Sacra Sindone, ora sto lavorando alla Passione di Gesù, ma le stazioni della Via Crucis hanno bisogno di ulteriori spazi…”.
All’interno di questo “piccolo mondo antico” c’è di tutto. Il percorso, privo di barriere architettoniche, è assolutamente affascinante: dalla cabina telefonica all’angolo delle erbe medicinali, dalla trebbiatrice in miniatura funzionante grazie a un motore raffreddato ad acqua a una Ferrari di Formula Uno, telecomandata ed equipaggiata con il motore di uno scooter. “Prima mi divertivo a farla correre in paese, quando però c’era bisogno di riparare qualche graffio alla carrozzeria erano dolori… Un barattolo di vernice rosso Ferrari, originale, mi costava 400 euro. Così ho deciso di fermarla ai box…”.
Non passa giorno senza che Gino Di Benedetto non lavori al suo “mondo”. Per sistemare la merce più pesante può contare sull’aiuto degli amici, come anche nel caso di riparazioni ai collegamenti elettrici o meccanici. “Ci lavoro sempre, ogni giorno aggiusto, sposto o aggiungo qualcosa. Essendo uno spirito libero non faccio problemi, ad esempio, se devo alzarmi alle tre del mattino per scolpire o disegnare un’idea maturata poco prima… Nasco da una famiglia di contadini, vivevo la campagna e andavo a pascolare le pecore. Poi ho imparato a fare il muratore, a lavorare la pietra e soprattutto a collocarla nel giusto modo”.
Quest’anno si svolge la 19esima edizione del Presepe e Museo Etnografico Le Genti della Laga. Resterà aperta tutti i giorni, fino al 6 gennaio 2023 (dalle 10 alle 12/ dalle 15 alle 18). Negli altri periodi dell’anno, comunque, le varie sezioni sono visitabili su prenotazione (per informazioni e prenotazioni: 3381790980). Lunedì 26 dicembre, invece, alle ore 16 ci sarà l’arrivo di Babbo Natale che accoglierà i più piccoli nella sua casa per la consegna delle letterine.
“L’ingresso è gratuito, se poi qualcuno avverte il bisogno o il desiderio di lasciare un’offerta è libero di farlo, certamente non chiedo nulla. Essendo un privato non ricevo alcun contributo, però i locali e il consumo di energia elettrica sono a carico del Comune. Non smetterò mai di ringraziarli. Creare un’associazione? Non ci penso, a me i soldi gratuiti non sono mai piaciuti. Sin da bambino ho lavorato guadagnandomi il necessario per vivere. Trovare dieci persone, ad esempio, non sarebbe un problema, ma mettere insieme dieci teste lo diventerebbe…”.
Come spiegava in apertura, Gino Di Benedetto non ha mai perso il sonno per il denaro. Non perché ne abbia in quantità, ma perché non ha mai rappresentato per lui il mezzo per raggiungere la felicità. “Tempo fa ho ricevuto la richiesta di acquisto da parte di alcuni imprenditori americani. Mi chiesero di fare un prezzo, risposi che volevo un euro per ogni singolo pezzo. Ad esempio, un euro per la Fiat Topolino e uno per una piccola pecora in pietra… In pratica si parlava di circa 5 milioni di euro… Mi dissero che sarebbero tornati per chiudere l’affare, ma quando capii che facevano seriamente dissi loro di restare tranquillamente in America perché non avevo nessuna intenzione di disfarmi della mia vita… Cosa ci avrei fatto con 5 milioni di euro? Immagino che tanti, con quella somma in tasca, si sarebbero visti ai Caraibi, circondati da belle donne e lusso sfrenato… Io, invece, voglio restare qui, questo è il mio mondo. Datemi tranquillamente del pazzo o del cafone, non me la prendo mica. Quando sono senza soldi mi sento la persona più ricca del mondo… In questo momento non ho neanche un centesimo in tasca, ma sono sereno e beato. Se avessi avuto dieci euro a quest’ora sarei al bar a fare colazione; con cento invece mi sarei regalato una ricca cena di pesce mentre con mille sarei andato in vacanza. Ma non sono queste le cose che mi rendono felice…. E poi un po’ di merce mi è stata regalata, altri pezzi sono stati realizzati da alcuni artigiani amici e altri ancora barattati. Come farei, allora, a regalare o a vendere cose che non sono mie?”. Che bella filosofia di vita. Una visione sicuramente dai contorni utopistici, ma se appartenesse a tanti, ovviamente con qualche aggiustamento questo nostro pianeta sarebbe sicuramente un luogo migliore.
Tra le cose più care al “mastro muratore”, un angolo dedicato a san Gabriele dell’Addolorata, il giovane santo passionista patrono della regione Abruzzo e compatrono della Gioventù cattolica italiana, e gli amati libri. “San Gabriele è un santo straordinario, amato in tutto il mondo, c’è sempre stato nella mia vita e continuerà a esserci fino alla fine dei miei giorni. I libri, poi, sono la mia più grande passione, leggo di tutto, ognuno ha la sua storia. Fateci caso, se si brucia un libro il cuore resta intatto…”.
Per quanto concerne il mega presepe, l’allestimento della Natività è stato realizzato su indicazione di un noto scenografo napoletano. Molto bello anche le numerose miniature curate nei minimi dettagli che riproducono mediante animazioni e sonorità scene di vita rurale ambientate nel territorio dei monti della Laga. Le tipiche capanne agresti, le varie fasi della transumanza con le attrezzature per la tosatura e tutte le lavorazioni legate alla filatura e alla tessitura della lana, scene di vita contadina, mestieri antichi, interni di abitazioni in pietra, un frantoio con le macine di pietra a trazione animale e un torchio monumentale di legno scolpito, botteghe con attrezzature d’epoca. Il tutto accompagnato da simpatiche didascalie e mini cartelli con frasi dialettali.
Nella sezione museale dedicata ad ambienti che riproducono fedelmente le case italiane dei primi anni cinquanta, è possibile ammirare, tra i tanti oggetti, televisori, radio a valvole, motociclette, fornelli a gas, bobine di pellicole cinematografiche, eccetera. Naturalmente il tutto è in continua evoluzione, il padrone di casa, infatti, non interrompe mai la sua ricerca. Il vissuto e l’antico rappresentano un richiamo incredibile, una sorta di attrazione magnetica dalla quale è impossibile staccarsi.
Ma che ne sarà di tutto ciò una volta che, tra cent’anni, Gino Di Benedetto non ci sarà più? “Finirà tutto – afferma con lo sguardo basso – non credo ci sia nessuno disposto a fare la mia stessa vita… Qui ci dormo, ci passo gran parte della giornata, ci sono i miei ricordi… Questa è la mia vita e non credo possa appartenere ad altri”.
Sarebbe un peccato se tutto andasse perduto. Magari si potrebbe creare una fondazione, oppure fare un lascito a un ente religioso o civile. Dentro c’è il lavoro di una vita, la ricerca, l’amore, la sensibilità di chi ha trovato, nella semplicità della tradizione e della cultura rurale, l’essenza dell’esistenza.