BENTORNATA!!!

ritorna a scuola l’educazione civica
By redazione Eco
Pubblicato il 2 Ottobre 2019

La legge appena approvata prevede 33 ore di insegnamento e voto in pagella per tutte le scuole di ogni ordine e grado, dalle elementari alle medie fino alle superiori

Oggi si parla tanto di democrazia diretta. Ma è una materia da maneggiare con cura. Occorrono cultura e formazione anche per schivare le trappole della Rete che permette ampie mobilitazioni e fornisce informazioni istantanee preziose, a volte, ma spesso emotive e sbagliate. E poi, bisogna migliorare il livello della discussione pubblica segnata costantemente da toni sopra le righe e da un linguaggio volgare e violento al quale i social fanno da micidiale cassa di risonanza. Per tutti questi motivi, è da salutare con sollievo il ritorno dell’educazione civica nelle scuole. È stato uno degli ultimi atti approvati dal governo Lega-Movimento 5 Stelle al termine, va detto, di un percorso d’impegno trasversale a quasi tutte le forze politiche presenti in Parlamento che hanno presentato diverse proposte di legge per far tornare la materia sui banchi di scuola. Il 5 gennaio scorso sono state depositate alla Camera dei deputati le cinquantamila firme necessarie per promuovere una legge d’iniziativa popolare con la richiesta di reintrodurre l’educazione civica “con voto autonomo nei curricula scolastici di ogni ordine e grado”. In realtà, in sei mesi di raccolta, i firmatari sono stati 83.326, di cui 27.261 in Lombardia, 15.508 in Toscana e 10.261 in Emilia e Ro-magna. Si sono mobilitati circa duemila comuni, con amministrazioni di tutti gli orientamenti; ventisette associazioni, dalle Acli alla Legambiente a Sant’Egidio; numerosi testimonial, da Gigi Proietti alla senatrice a vita Liliana Segre che la considera “assolutamente necessaria”, perché, ha detto più volte, “bisogna educare una nuova generazione alle regole, a partire dal non buttare per terra una cartaccia, anche se servirebbe farlo con i loro genitori”. Alla fine, con il disegno di legge n. 1264 approvato in via definitiva dal Senato il 1° agosto scorso con 193 sì e 38 astenuti, l’educazione civica torna nelle scuole dopo quasi trent’anni di assenza. Fu introdotta nel 1958 per volere di Aldo Moro, all’epoca ministro dell’Istru-zione, e venne soppressa a partire dall’anno scolastico 1990/1991. Solo nel 2008, con Mariastella Gelmini, si reintroduce Cittadinanza e costituzione, che però viene lasciata, di fatto, all’iniziativa dei singoli docenti che s’ingegnano con varie iniziative anche originali ma estemporanee.

La legge appena approvata prevede 33 ore di insegnamento e voto in pagella per tutte le scuole di ogni ordine e grado, dalle elementari alle me-die fino alle superiori. Gli studenti dovranno studiare la Costituzione, le istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; la storia della bandiera e dell’inno nazionale; l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile sulla quale punta molto il neo ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti; l’educazione alla cittadinanza digitale; gli elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro; l’educazione ambientale, lo sviluppo eco-sostenibile e la tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari; l’educazione alla legalità e al contrasto delle mafie; l’educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; la protezione civile. Temi complessi che richiedono una formazione adeguata da parte dei docenti che dovranno occuparsene: per la loro formazione non vengono stanziati nuovi fondi ma saranno utilizzati 4 milioni di euro del fondo previsto dal Piano nazionale di formazione e per la realizzazione delle attività formative introdotto nel 2015 con la legge numero 107.

Si parte dal prossimo anno scolastico

L’insegnamento partirà nel prossimo anno scolastico 2020-2021 perché la legge è stata pubblicata in ritardo sulla Gazzetta Ufficiale, per cui il provvedimento è entrato in vigore solo il 5 settembre, quattro giorni dopo l’avvio del nuovo anno scolastico e questo ha reso impossibile per le scuole organizzarsi fin da subito.

Ovviamente, la legge offre la cornice. Spetta alle singole scuole declinare come trattare una materia che incrocia diverse discipline. E il metodo d’insegnamento dovrà necessariamente essere diverso tra scuole elementari e superiori. “Nel primo ciclo di studi, in cui gli allievi non hanno sviluppato compiutamente la capacità di astrazione e in genere apprendono meglio in base a esempi concreti, anche tratti dall’esperienza personale” – ha scritto Giorgio Ragazzini su Il Sussidiario – spiegare la democrazia cominciando da elezioni, diritto di voto, maggioranze e minoranze, parlamento, può essere un po’ come iniziare dal tetto la costruzione di una casa (questo non esclude che ci siano altri percorsi didattici adatti all’età)”.

“Costituzione, questa sconosciuta”

Gherardo Colombo, magistrato in pensione e componente del pool di Mani Pulite nell’inchiesta su Tangentopoli, da anni gira le scuole d’Italia per parlare ai ragazzi di regole e cittadinanza consapevole: “Io credo che la consapevolezza di essere cittadini necessita di molte cose – spiega -, viviamo in un Paese del quale non conosciamo i principi della nostra legge fondamentale che è la Costituzione. Me ne accorgo andando in giro tra gli studenti. Se non conosciamo il primo fondamento delle regole che ci fanno stare insieme come possiamo rispettarle?”.

Colombo che alle regole ha dedicato svariati libri invita a fare attenzione: “È necessario diffondere una cultura del senso e del rispetto delle regole avendo anche la capacità di discernere tra le regole che sono adatte a una convivenza civile e quelle che invece la ostacolano. Faccio un esempio: nel 1938 in Italia furono emanate le leggi razziali, dieci anni dopo, nel 48, è entrata in vigore la Costituzione repubblicana. Sono due leggi agli antipodi, regole entrambe, ma molto diverse. Bisogna riuscire a comprendere perché esiste la Costituzione e da quale esperienza storica è nata. Se  non capiamo questo non possiamo rispettarla”.

Colombo plaude all’iniziativa di reintrodurre l’educazione civica ma fa una riflessione più ampia: “Se la scuola nel suo complesso funzionasse in modo diverso non sarebbe necessario un corso specifico, siccome però la scuola, dove pure ci sono tante eccezioni positive e incoraggianti, non è capace insegnare la Costituzione e di educare rispetto delle regole fondamentali attraverso le materie curriculari è giusto dedicare uno spazio apposito. Certo, le ore sono poche, gli argomenti sono tanti e complessi. Si tratta comunque di un passo avanti molto importante”. Per Colombo è “necessario che anche i docenti siano preparati, molti lo sono già altri invece no e per questo vanno formati adeguatamente”.

Servirebbe anche ai politici un po’ di educazione civica? Colombo sorride: “Serve a tutti i cittadini italiani”.

 

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