BATTAGLIA D‘AMORE

Ha iniziato a suonare la fisarmonica a 5 anni, si è innamorato della chitarra a 14 e a 16 suonava in un suo gruppo. A 17 anni l’incontro che gli cambia la vita: durante una esibizione in un locale bolognese Roby Facchinetti e Valerio Negrini gli propongono di entrare nei Pooh.

Lui è Donato (Dodi) Battaglia e lo scorso 19 dicembre ha tenuto un seminario musicale promosso dalle associazioni “Musica alle Porte” e “Le Tre Porte”, in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Isola del Gran Sasso, il “Lions Club Valle Siciliana-Isola del Gran Sasso” e con il “Banco FAM Gran Sasso” nella splendida location del Museo Stauròs di San Gabriele.

In quasi due ore di seminario ha raccontato del suo incontro con I Pooh, della sua ricerca di “un modo italiano di suonare la chitarra elettrica”, dei grandi successi che ne sono venuti a partire dall’album Parsifal (1973) e le importanti collaborazioni con Vasco Rossi (Una Canzone per te, 1983; Va bene, va bene, 1984; Toffee, 1985), William Tony Emmanuel, il cui carisma ispira Dodi nella produzione di un disco fatto per celebrare lo stile del grande chitarrista internazionale (D’Assolo, 2003) e in seguito alle collaborazioni con Zucchero e Al Di Meona (2020).

Verso la fine del seminario, prima di lasciare spazio alle domande del pubblico, Dodi anticipa quella più ricorrente: “Come nascono le canzoni?”. E da musicista di lungo corso qual è spiega che un musicista (o un gruppo) ha una vita artistica lunga solo a fronte di duro lavoro: occorre pensare la vita del compositore come quella di ogni lavoratore.

Ma dove trovare lo stimolo, gli chiedono, per continuare a suonare dopo 50 anni di carriera? La risposta è semplice: “Non ho trovato alternativa più gratificante che continuare a suonare”.

A chi chiedeva se vi fosse una qualche possibilità di una “reunion” dei Pooh, risponde dicendosi possibilista anche se per ora mancano i presupposti. Se e quando si farà, però, “sarà l’occasione per raccogliere una somma importante da destinare interamente ad una attività benefica”.

La serata si conclude con la canzone Tanta voglia di lei (1971) cantata insieme al pubblico.

La sala si sta progressivamente svuotando quando, insieme a qualche confratello e agli organizzatori, mi avvicino per chiedergli del suo rapporto con la fede. “Io ho un atteggiamento pragmatico verso la fede, non ha senso negare ciò che si tocca con mano e che è storia. Dalla fede dipende la gioia, il bene, la salute, il successo. Tutto viene come frutto della fede”. E come superare i momenti difficili della vita? “In quei casi vale la pena ricordare i doni belli ricevuti dalla fede”. E ricordando la moglie, Paola Toeschi, recentemente scomparsa, aggiunge: “Era una donna di fede, con lei sono stato a Medjugorje e Lourdes. La fede va nutrita, sennò sfiorisce”. Il suo saluto finale, sembra un arrivederci: “Mi piacerebbe tornare, magari d’estate per fare un concerto e salire sul Gran Sasso”. L’occasione per fargli conoscere meglio il nostro giovane san Gabriele.