Alla ripresa autunnale la situazione socio-economica del Paese rimane fragile e con una prospettiva ancora poco ottimistica. Oggi non vogliamo parlare dell’inflazione, che tanti danni ha procurato alle famiglie italiane, erodendo clamorosamente il relativo potere di acquisto: l’hanno già vissuta e continuano a viverla ancora oggi. Basterebbero i dati sulla Produzione industriale, sullo stesso Prodotto interno lordo (Pil) e su come è andato il periodo estivo, in tema di vacanze per loro. Tutti dati ai minimi o in decrescita che non solo hanno peggiorato la qualità della vita dei cittadini, ma che non fanno ancora intravedere un sano e concreto sviluppo della nostra economia.
In questo numero, però, vogliamo denunciare, anche con esempi concreti, le speculazioni in atto nel nostro mercato, alle quali bisognerebbe imporre interventi rapidi e determinati di contrasto. Anche perché a farne maggiormente le spese sono le famiglie a basso reddito o addirittura in povertà. Ecco due esempi, anche se uno di questi è relativo a un consumo voluttuario come il “caffè al Bar”, ma che rende plasticamente quella volontà esecrabile di voler fortemente speculare a scapito del cittadino. Abbiamo fatto e pubblicizzato uno studio matematico del costo di una tazzina, oggi in Italia a 1,20/1,30 euro. Qualora il costo della materia prima raddoppiasse, in questo caso il prezzo, vista la quantità occorrente per un buon caffè, dovrebbe aumentare di circa 15 centesimi e raggiungere circa 1,40/1,50 euro e non, invece, 2 euro come qualcuno sta sbandierando.
Il secondo esempio, molto più serio è relativo al costo della pasta, che come sappiamo è un bene fondamentale di consumo per le nostre famiglie, soprattutto le meno abbienti. Anche qui, il costo della materia prima, il grano, è sceso di circa il 30% relativamente al picco del 2022. Lo stesso dicasi per il costo dell’energia, che serve per la sua produzione, ma non si ha minimamente riscontro di una diminuzione del prezzo di questo prodotto. Anzi quest’anno ancora aumenti.
Si potrebbero fare molti altri esempi, ma ci fermiamo qui, invocando però con forza l’intervento da parte delle istituzioni. In ballo ci sono circa 30 miliardi di euro che vengono espropriati dalle tasche dei cittadini a favore dei gestori delle varie filiere di mercato, soprattutto agroalimentari che, oltre ai danni che procurano, fanno aumentare le già pesanti e negative diseguaglianze presenti nella nostra società.
Non occorre, dunque, richiedere irrealistici blocchi dei prezzi, ma solo qualche convocazione, da parte delle istituzioni con relativi approfondimenti con calcoli alla mano e qualche intervento della Guardia di Finanza in merito agli utili riscossi, su eventuali evasioni fiscali e quant’altro. Ciò è necessario, anzi fondamentale come deterrente a furbizie e raggiri vari. Inoltre, con un pizzico di polemica, se ci è permesso, si polemizzi meno con le Olimpiadi francesi e si parli ancora meno di fantomatici complotti anti governativi. Tempo ed energie, infatti, devono servire per dare risposte concrete alle cose importanti che interessano i cittadini.