Una terra che continua a essere “ingiusta”, che continua a seminare sfruttamento lavorativo, condizioni igienico-sanitarie estremamente precarie, degrado e illegalità diffuse, ostacoli nell’accesso ai servizi e alle cure: è questa la sintesi del quinto rapporto Terraingiusta, redatto da Medici per i Diritti Umani (Medu) nella piana di Gioia Tauro, in Calabria. Da sei anni, Medici per i Diritti Umani opera nella zona di Gioia Tauro, uno dei “ghetti più grandi d’Europa, dove oltre 2mila migranti giungono ogni anno nella stagione di raccolta di frutta e ortaggi in cerca di un’occupazione o di un riparo”, si legge nel rapporto.
Il 93% dei 438 migranti assistiti dalla clinica mobile di Medu e dagli operatori legali di A Buon Diritto è titolare di un regolare permesso di soggiorno, ma solo la metà delle persone intervistate aveva lavorato negli ultimi tre mesi e di queste solo il 60% aveva un contratto di lavoro, nella maggior parte dei casi di breve durata. “Il lavoro grigio – si legge nel rapporto – caratterizzato da irregolarità nelle buste paga, nella denuncia delle giornate lavorative e da violazioni delle norme sulle condizioni di lavoro, resta la norma. Meno della metà dei pazienti con regolare permesso di soggiorno risultava iscritto al Servizio sanitario nazionale, in un contesto in cui le pessime condizioni di vita hanno contribuito a rendere ancor più precarie le condizioni di benessere psico-fisico della popolazione. Un quadro drammatico, rimasto colpevolmente immutato per troppi anni e reso quest’anno ancor più desolante dalle morti, dagli sgomberi senza alcuna alternativa sostenibile e dignitosa, dalla crisi sempre più marcata del settore agrumicolo e dal rischio di un aumento di irregolarità e marginalità in seguito all’emanazione del Decreto Sicurezza e Immigrazione”.
Il 6 marzo di quest’anno c’è stato l’ennesimo sgombero che come effetto ha prodotto, non avendo un piano alternativo, il trasferimento verso un’altra tendopoli: tutti gli altri torneranno sicuramente a lavorare negli agrumeti nella prossima stagione. “Medu e A Buon Diritto auspicano che l’ennesimo protocollo operativo – il terzo dal 2016 – sottoscritto il 10 maggio tra Prefettura, Regione, Comuni della Piana, Associa-zioni datoriali e alcuni sindacati per promuovere integrazione, accoglienza e lavoro, si traduca in un’opportunità concreta di cambiamento e non resti invece, come tutti i precedenti, un vuoto proclama “di fine stagione”.
“A fronte del drammatico quadro descritto e dell’inefficacia degli sporadici ed estemporanei provvedimenti messi in atto delle istituzioni negli anni successivi alla cosiddetta ‘Rivolta di Rosarno’ del gennaio 2010, Medici per i Diritti Umani e A Buon Diritto – è l’appello delle due associazioni – chiediamo un impegno di tutte le istituzioni nella promozione di alcune misure concrete di breve e medio termine volte a un graduale superamento dell’economia dei ghetti e dell’esclusione. Si tratta inevitabilmente di azioni di sistema, che, a partire dalla riaffermazione dei diritti e della legalità sul lavoro, affrontino gli aspetti interconnessi di salute, abitazione, condizione giuridica, trasporti e sviluppo del territorio”.
Questi alcuni dei punti dell’appello: per il lavoro, riaffermazione del ruolo dei centri per l’impiego e istituzione delle liste di prenotazione per il lavoro agricolo, per consentire l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, sottraendo terreno al caporalato; aumento dei controlli da parte degli ispettorati del lavoro, per contrastare il lavoro irregolare; incentivi alle aziende che promuovono un’agricoltura etica e di qualità; empowerment dei lavoratori attraverso interventi capillari e continuativi di orientamento sui diritti e sull’accesso al lavoro e formazione.
Per i trasporti: attivazione di un sistema di trasporti pubblico da e verso i luoghi di lavoro e potenziamento dei collegamenti tra i principali i centri abitati, a vantaggio di tutta la popolazione della Piana.
E ancora, favorire l’accesso a un’abitazione dignitosa attraverso un piano di riqualificazione e riutilizzo dei numerosi immobili sfitti presenti nella piana.
Nel loro campo, la salute e l’accesso alle cure, Medu chiede che vengano promossi interventi di prevenzione-promozione della salute sia presso gli insediamenti informali che presso quelli ufficiali, a protezione della salute individuale e collettiva; che siano interventi e servizi di tutela della salute mentale, particolarmente necessari in un contesto di estrema precarietà delle condizioni di vita.