“BALLERINO” CON IL CILICIO

Gabriele vivendo in famiglia, manifesta a volte un temperamento irascibile e collerico. Nelle baruffe familiari non è certo il più innocente. Guai poi a contraddirlo: le osservazioni del padre non lo trovano davvero muto e arrendevole come un agnellino; anzi a volte reagisce e pesta i piedi come un puledrino di razza. È, per fortuna, un bambino normale. Ma ha un cuore grande così: non è l’ultimo nelle risse, ma è il primo a fare da paciere e a chiedere perdono per sé e per i fratelli e le sorelle gettandosi al collo del padre e baciandolo affettuosamente. Era il “paciere della famiglia”, dirà il fratello Michele

Dotato di parola pronta, infiora la conversazione di arguzie e fine umorismo, si esprime con grazia e proprietà invogliando a trattare con lui. Con la sua voce sonora, nelle accademie scolastiche e nelle rappresentazioni teatrali declama che è un incanto raccogliendo applausi e ammirazione. Simpatico, la governante lo tratta con un occhio di riguardo, e il papà lo ama particolarmente per la “gentilezza dei suoi modi, la dolcezza del suo sguardo, la tenerezza” del suo cuore.

È furbo e disinvolto, ama la preghiera; spesso si chiude in camera, si inginocchia e prega a lungo davanti alla immagine della Madonna, caro e commovente ricordo della mamma morta quando lui era ancora bambino alla soglia dei quattro anni. L’allegria non gli manca: diventa un punto di attrazione per la sua festosità a volte eccentrica. Segue la moda, veste a puntino, e una spruzzata di profumo non guasta. L’appellativo di “ballerino” con il quale lo indicano i coetanei per la sua eleganza nel portamento, è giusto e del tutto meritato. Gli piace fare bella figura, ma non supera mai i limiti della educazione e dell’onestà: respinge deciso, brandendo un coltello, un giovane malintenzionato. Porta un cappello a cilindro che è un invito per le risate e gli scherzi degli amici. Lui accetta ridendo e ricambia con risate più fragorose e con spassose caricature. Niente di strano se qualche cuore femminile cominci a palpitare per lui.

Non mancano in Checchino (lo chiamano così prima che entri in convento) le oscillazioni tipiche dell’età giovanile. Ha tutto ma niente lo soddisfa: avverte che gli manca il più. E lui lavora per raddrizzare le inclinazioni cattive, ricerca il più che gli manca. Sotto il vestito elegante porta il cilicio; durante le rappresentazioni teatrali scivola via e va a raccontare alla Madonna i suoi problemi e le sue ansie. Un vero guazzabuglio quel giovane cuore.

E anche tenace. Per testimonianza comune ciò che sorprende in lui è la forza della volontà. Chi lo conosce da religioso passionista pensa sia dote naturale quel vivere pieno di gioia, pace e serenità, frutto invece di tenace impegno quotidiano. Si sottomette gioiosamente anche ai desideri dei superiori quasi avesse lasciato alla porta del convento il suo temperamento orgoglioso. Diventa sereno e padrone dei suoi sentimenti. Sereno addirittura davanti ai briganti che di notte irrompono minacciosi nel povero convento in cerca di viveri terrorizzando anche i religiosi ormai maturi; sereno, anzi pieno di limpida gioia, davanti alla morte che sa imminente. I confratelli lo guardano stupiti e lo ricorderanno sempre con immenso affetto e perenne meraviglia.

Restano, dunque, solo i lati positivi, soprattutto l’affabilità e la gioia. Anche in convento è un punto di attrazione. Vederlo e volerci parlare, parlarci e diventare migliori, averci parlato e desiderare un nuovo colloquio con lui, è una cosa normale.

Affascinato per natura dal bello, avendo intuito che la bellezza suprema è la santità, Gabriele ne fa il suo unico obiettivo. Puntiglioso anche qui, quasi una sfida con se stesso. Ardente e impetuoso parte deciso per la meta meravigliosa: essere santo. I suoi compagni lo vedono ogni giorno sempre più avanti a loro nel cammino verso la perfezione: lui ha decisamente un altro passo. Intenerito e commosso è soprattutto il suo direttore spirituale padre Norberto Cassinelli che con gioia e stupore contempla Gabriele sempre più buono e sempre più veloce nel cammino verso la santità.